Più che profeta, così Gesù definisce Giovanni Battista. Infatti, se i profeti che lo avevano preceduto erano stati chiamati ad annunciare un intervento di Dio prossimo a realizzarsi, Giovanni, invece, deve indicarlo presente proprio nella veste dimessa dell’uomo di Nazareth di fronte al quale è legittimo avanzare dei dubbi.
Giovanni è da accettare se vogliamo provare ad accogliere il mistero di Dio nella nostra storia. La sua profezia non è mai conclusa. Giovanni è colui che continuamente prepara la visita di Dio nella nostra vita. Egli ha inaugurato un nuovo tipo di profezia, quella cristiana, che non consiste nell’annunciare una salvezza futura, ma nel rivelare una presenza nascosta, la presenza di Cristo: “In mezzo a voi c’è uno che non conoscete!”. Giovanni è chiamato a strappare il velo dagli occhi della gente, è chiamato a gridare: “Ma non ve ne accorgete?”.
Giovanni ha di nuovo da consegnare alla comunità cristiana il compito di scuotere ogni generazione dalla sua terribile distrazione e cecità che le impediscono di riconoscere e vedere la luce del mondo. Lo scandalo non è rimosso. Al tempo di Giovanni lo scandalo era costituito dal corpo fisico di Gesù che faceva difficoltà, dalla sua carne così umile, così simile alla nostra, escluso il peccato. Anche oggi è il suo corpo a fare difficoltà, il suo corpo che è la Chiesa, così simile al resto dell’umanità, anche nel peccato.
Dall’attesa all’atteso: ecco il passaggio che la Parola ci chiede di compiere attraverso la figura di Giovanni. Ed è passaggio tutt’altro che scontato. L’attesa, certo, è colma di desiderio, di speranza, ma non sempre l’atteso corrisponde all’attesa.
Lo stesso Giovanni sarà chiamato a uscire dal suo schema di precomprensione quando scoprirà che l’atteso che pure aveva annunciato operava diversamente rispetto alla sua attesa.
Dio non interviene più attraverso segni grandiosi di potenza ma nella carne umile e dimessa di Gesù. Il vangelo, attraverso il racconto della vita di Gesù, ci dona questa nuova esperienza di Dio.
Se questo è ciò che accade ecco la necessità di preparare la via. Di per sé non siamo noi a dover preparare la strada del Signore dal momento che è lui a scegliere per quale strada venire.
Cosa vuol dire preparare la strada? Vuol dire prepararsi a riconoscerlo sulla strada per la quale vorrà venire in mezzo a noi.
La grandezza di Giovanni non risiede nell’austerità della sua esistenza e neppure nel vigore del suo temperamento. Giovanni è grande perché ha permesso alla parola discesa su di lui di diventare un tutt’uno con la sua vita e la sua missione superando lo scandalo che poteva rappresentare l’umanità del Figlio di Dio. Ha scelto di servire la Parola fino in fondo senza lasciarsi portare qua e là come una banderuola. Ha accettato di essere soltanto un indice puntato per indicare un Altro giunto il quale, non ha esitato a farsi da parte ritenendo compiuta la sua missione.
Ciascuno di noi può ritrovarsi nella stessa condizione dei farisei i quali, non accettando il modo in cui Dio aveva scelto di rivelarsi, hanno finito per rendere vano il piano di Dio. Il pieno compimento di ognuno sta proprio nell’assumere ciò che Dio ha pensato per noi.
Autore: don Antonio Savone