don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 15 Aprile 2022

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Ci avevano provato. Piรน volte. Piรน volte, infatti, i discepoli โ€“ Pietro in testa โ€“ avevano provato a dissuaderlo da una prospettiva che potesse anche solo lontanamente includere lโ€™eventualitร  di una fine ignominiosa. Ma Gesรน non si รจ tirato indietro. Fino allโ€™ultimo. Non poteva accadere diversamente, e non giร  per chissร  quale cieco destino ma per il solo fatto che aveva scelto di lasciarsi abitare da una passione che ostinatamente โ€“ anche di fronte alla piรน solenne smentita, quella dellโ€™abbandono e del rifiuto proprio da parte dei suoi e di coloro per i quali si trovava a vivere quello che stava soffrendo โ€“ rimetteva al centro lโ€™uomo, rimetteva al centro me, te, ognuno di noi.

A vincere non รจ il mio abbandono di lui ma la sua passione per me. E non che non abbia sentito il turbamento per ciรฒ che stava per accadere: ora lโ€™anima mia รจ turbataโ€ฆ ma non ha indietreggiato. Le grandi acque (le acque della morte) โ€“ canta il Cantico il Cantici โ€“ non possono spegnere lโ€™amore.

Stasera, certo, i nostri sono solo balbettamenti: come dire lโ€™indicibile di un Dio che muore per chi lo ripudia e lo configge ad un palo? Per questo ho chiesto a due figure il cui ruolo molto ha giocato nella vicenda del Maestro di accompagnarci nella contemplazione di quanto stiamo celebrando. Rileggere con i loro occhi ma ancor piรน con i loro gesti la passione del Signore.

In quel quadro notturno che caratterizza la passione di Gesรน, due figure emergono con piรน evidenza rispetto ad altre: Giuda e Pietro. Sono gli unici due ad essere chiamati per nome esplicitamente durante la passione. Certo, la loro vicenda si conclude diversamente, eppure รจ molto simile. Una vicenda di paura, di rifiuto, di rinnegamento dellโ€™amico e di se stessi, della propria dignitร . Due poveri uomini incapaci di vincere il male e perciรฒ soccombono sotto il peso della loro fragilitร . รˆ una vicenda di amici che al contempo amano e tradiscono, proprio come accade a ciascuno di noi quando il buio fa capolino sulla nostra esistenza.

Ben poco separa Pietro da Giuda, unโ€™ombra appena o, meglio, li separa solo una lacrima. Pietro รจ la roccia, ma una roccia porosa, non impermeabile, la roccia che si lascia lavare dal pianto dopo aver peccato e dopo essere stato raggiunto dallo sguardo di misericordia del Maestro. Non cosรฌ Giuda, indurito fino in fondo anche nei confronti di se stesso e del proprio male. Non vede un perdono possibile per lui ma solo un albero cui appendersi.

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Gesรน non fonderร  la Chiesa sulla durezza implacabile di Giuda ma su Pietro, cioรจ sullโ€™uomo che ha dolorosamente compreso sulla sua pelle il valore della misericordia. Ciรฒ che rende possibile una comunitร  cristiana non รจ il giudizio inappellabile e tantomeno il segnare puntigliosamente i confini del bene e del male, ma la consapevolezza del proprio limite, quella di chi si lascia vincere da gesti di misericordia, si lascia ridestare dal canto del gallo e accetta di lavare col pianto la macchia della propria umiliazione.

Chi รจ Giuda? รˆ uno dei Dodici, non certo un estraneo e tantomeno un infiltrato. รˆ uno scelto da Gesรน, chiamato da lui. Era stato anchโ€™egli mandato dal maestro per annunciare la buona notizia del Regno, era stato mandato a guarire, a scacciare i demoni. Ma in questo momento non รจ piรน Gesรน allโ€™origine del suo cammino nella notte. Giuda ha cambiato riferimento, ha cambiato Maestro e Signore, e si ritrova sรฌ mandato ma mandato con una gran folla dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Quando Gesรน lo aveva mandato era partito senza bastone, ora ha ribaltato la situazione della sua vita: si ritrova in compagnia di una folla armata di spade e bastoni. Era stato mandato come agnello in mezzo ai lupi: ora si ritrova dalla parte dei lupi, dalla parte cioรจ di chi attacca, colpisce, ferisce, uccide. Eppure anche nel momento in cui tradisce Gesรน lo chiamerร  amico.

Chi รจ Pietro? Non lo sa neppure lui chi egli sia. Sarร  necessario il canto di un gallo perchรฉ Pietro possa ridestarsi e sperimentare una liberazione, lui che si trova sempre piรน lontano da se stesso proprio mentre si affanna a negare di conoscere quellโ€™uomo. Solo al canto del gallo sarร  in grado di capire chi รจ lui e chi รจ il suo Signore. Pietro scoprirร  di non essere quello che credeva di essere: la paura avrร  la meglio su di lui tanto da portarlo a mentire, a se stesso anzitutto e poi agli altri. Avrร  bisogno di imprecare e giurare: la sua รจ una parola debole, per questo dovrร  assumere un tono gridato, come se il volume della voce potesse dare spessore di veritร  a parole terribilmente vuote. Pietro dovrร  scoprire che le parole vere nascono dal pianto, non quello di chi ha la lacrima facile ma quello di chi scopre di avere un cuore ferito per aver sbagliato.

Giuda รจ colui che bacia, Pietro colui che piange. Il bacio attesta tenerezza, amore, desiderio di intimitร . Ma per Giuda si trasforma in desiderio di possesso e di dominio: per questo Giuda finisce per esprimere con un gesto quello che poi la vita sta per smentire: Giuda, con un bacio tradisci il figlio dellโ€™uomo? Come a dire: attento alla veritร  dei gesti che poni, poni gesti veri.

Avrebbe potuto dare un altro segnale per indicare che ci si trovava di fronte al Maestro: perchรฉ non un fischio o un grido o il dito puntato? Sceglie il bacio, ultimo disperato segnale dโ€™amore prima che entrambi muoiano, entrambi appesi ad un legno. E il Maestro lo riconosce: riconosce quel gesto dโ€™amore. Tantโ€™รจ che risponde con: amico! Porterร  senzโ€™altro con sรฉ sulle labbra il sapore di quel bacio e negli orecchi lโ€™ultima parola regalatagli dal Maestro: amico!

Il pianto di Pietro รจ un pianto di liberazione. Finalmente รจ un pianto sincero dopo tanta menzogna. Il rude Pietro, lโ€™uomo tutto dโ€™un pezzo, non si vergogna piรน, consegnandosi al pianto come allโ€™unica possibilitร  di esprimere il suo amore: non ha altro da offrire se non il suo fallimento e la sua fuga. รˆ il pianto che lo prepara a ricevere il perdono. Credo sia il dono da chiedere in questo venerdรฌ santo, il dono del dispiacere, il dono di un cuore trafitto, il dispiacere per il male compiuto. Il non passare attraverso questa consapevolezza dolorosa fa rimanere ai margini della profonditร  dellโ€™amore. Se domenica scorsa dicevamo che per capire il come e quanto sono amato devo guardare a quanto lโ€™altro ha sofferto per me, credo sia altrettanto vero che รจ necessario diventare consapevoli di quanto io possa aver fatto soffrire.
Lo sappiamo: la tenerezza e la commozione viaggiano tra gli occhi e le labbra: Pietro ha avuto il coraggio di permettere che ciรฒ che due labbra avrebbero potuto esprimere fosse racchiuso in un rivolo di lacrime.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM