don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 13 Giugno 2022

772

Si è concordi nell’attestare che la figura di sant’Antonio sia tra le più conosciute e le più amate. Rare sono le chiese nelle quali non sia custodita una sua immagine. A cosa è dovuta la popolarità di questa figura lontana da noi circa otto secoli? Di certo un grande ruolo lo gioca la sua forte capacità di intercessione e, tuttavia, trovo che il motivo più vero sia nell’appellativo coniato da Pio XII allorquando, nel 1946, lo proclamò dottore della Chiesa col titolo di “dottore evangelico”: un uomo fatto Vangelo, impregnato di Vangelo, impregnato della persona di Gesù tanto da riprodurre nella sua esistenza parole e gesti, sentimenti e cuore del Signore Gesù.

Antonio, uomo evangelico, è l’amico a cui volentieri si fa ricorso, l’amico a cui ci si accosta senza soggezione sebbene sia l’unico santo a portare in braccio il Figlio stesso di Dio.

Quanto è bella la colletta di questa festa! Si riconosce in Dio Padre Colui che ci ha donato in Antonio “un insigne predicatore”.

Antonio è uno di quelli che ha incarnato ante litteram quella che papa Francesco chiamerà “Chiesa in uscita”. Non lo ha fatto per una moda passeggera che nasce da un facile slogan, ma perché si era lasciato circoncidere il cuore da quella Parola che aveva finito per fargli fare della strada il suo luogo abituale di vita. Perennemente in cammino non già perché non trovasse tregua ma perché sentiva ardere nel suo cuore un fuoco inestinguibile, la passione di far conoscere a tutti quello che egli personalmente aveva avuto modo di sperimentare.

Nel suo andare, Antonio non portava se stesso e non portava un suo messaggio, portava invece ciò che Dio aveva desiderio di comunicare a chi egli avrebbe incontrato. Poteva farlo perché non aveva opposto resistenze all’opera in lui compiuta dallo Spirito Santo che lo rendeva sempre più conforme a Colui del quale era diventato discepolo. Per Antonio, solo nella Parola di Dio è racchiusa la vera sapienza di un uomo e per questo si era sottomesso a quella Parola diventando egli stesso Parola di Dio. Vi si era sottomesso tanto da perdere tutto ciò che umanamente avrebbe rappresentato un vanto per un uomo del suo tempo: fine teologo qual era non aveva fatto della sua condizione un motivo di arroccamento. Accettò di diventare il signor nessuno, tanto che alla fine del Capitolo delle Stuoie del 1221, nessuno ebbe attenzione per lui se non il provinciale di Romagna che pensò bene di lasciarlo nell’Eremo di Montepaolo sopra Forlì, da dove il Signore stesso lo tirò fuori per una provvidenziale circostanza in cui era venuto a mancare un predicatore.

Sottomettendosi al Vangelo, aveva appreso ciò che a Dio più sta a cuore. Per questo divenne il “patrono dei poveri e dei sofferenti”. Chi vive la sua vita in comunione con Dio arriva ad amare ciò che Dio ama. Proprio la sua attenzione alla vulnerabilità attesta di un passaggio necessario: dalla Parola all’uomo, all’altro. Se questo non accade, si rischia, come dice san Giacomo, di essere degli “ascoltatori smemorati”, persone che una volta osservato il proprio volto allo specchio, subito se ne dimenticano.

Antonio ha saputo coniugare mirabilmente la fedeltà alla Parola di Dio e quella al suo destinatario, l’uomo che è ciascuno di noi. Fedeltà alla Parola anche quando essa risultava esigente, fedeltà all’uomo anche quando egli mostrava tutta la fragilità della sua condizione. Accade, talvolta, che per timore di essere messi in discussione, ci concediamo larghi sconti riguardo a ciò che il Signore ci chiede; talvolta, invece, per timore di restare coinvolti, prendere larghe tangenziali rispetto alle vie ordinarie di chi versa in una condizione di bisogno.

L’attenzione all’altro nata dalla sua assiduità con il Signore la trovo magnificamente espressa in questo racconto narrato dal Libro dei miracoli:

«Grazie a una predica di sant’Antonio, un tale sentì un pentimento così acuto dei suoi peccati, che per i gemiti non riusciva a confessarne neppure uno. Gli disse il santo: “Va’, scrivi in una carta tutti i peccati che ricordi e portamela subito”. Com’ebbe fatto ciò, mentre l’uomo di Dio li veniva leggendo, furono tutti cancellati».

È l’augurio che faccio a me e a ciascuno di voi: poter incontrare fratelli e sorelle così impregnati di vangelo da vedere risanate le ferite del nostro cuore e perdonati i nostri peccati.

Amen

AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM