Quando Gesù non basta
Era appena accaduto con i farisei i quali pretendevano un segno ulteriore che accreditasse Gesù ai loro occhi. C’è un discutere che non è finalizzato a comprendere ma scade nella mormorazione. Ora la cosa si ripete con i discepoli. Il loro cuore fa esperienza di una mancanza di fiducia perché in realtà ha una carenza di memoria. Quando questo accade, l’approccio alla vita è dettato solo dai morsi dello stomaco nell’incapacità di riuscire a cogliere il senso delle cose.
Già in altre due circostanze i discepoli hanno dimostrato di non essere in grado di mettersi in sintonia con Gesù.
Il problema vero, dice Gesù, non è aver dimenticato di prendere il pane ma aver lasciato indurire il cuore. C’è un lievito da cui prendere le distanze: quello della sfiducia che genera la paura che inganna. Su una barca e in piena traversata in balia delle onde, che cosa rappresentava il pane che avevano dimenticato se non un bisogno di sicurezza e di garanzia? Era stato provvidenziale aver dimenticato le loro scorte perché imparassero a fidarsi del vero pane di cui c’è bisogno, Gesù Cristo, e invece il loro cuore ricorda solo mancanze.
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I pensieri dei discepoli sono presi da altre preoccupazioni. Non aveva forse detto Gesù un giorno: “Non preoccupatevi di ciò che mangerete, di cosa indosserete… Di tutte queste cose si preoccupano i pagani”? E ora stanno dando prova di non essere in grado di fidarsi, si comportano proprio come i pagani. Non aveva forse dato prova di come egli si era preso cura della fame di un intero popolo? Non bastava questo segno?
C’è un lievito da cui guardarsi ed esso non ha nulla da spartire con la fecondità ma con il marcio, con tutte le tendenze cattive. Si tratta del lievito della pretesa di conferme, di evidenze rimarcate, di certezze esibite. È lo stesso lievito di Erode che si rapporta al Battista con ammirazione ma non riesce a compiere il salto della fede. I farisei ed Erode vedono i segni ma si fermano a una lettura superficiale. Non basta sapere tanto su Gesù, non basta neppure vedere miracoli: è necessaria la fede. Per questo Gesù, solo in questo brano pone 7 delle 60 domande che percorrono tutto il vangelo di Mc. Incalza i discepoli perché non si accontentino di risposte a buon mercato ma imparino a mettersi in discussione.
Non è facile restare sulla domanda, perché in qualche modo il punto interrogativo spaventa, crea insicurezza, mentre il fascino di una risposta immediata sembra un porto più sicuro. Invece sfuggire le domande significa sfuggire la vita. Sono le domande che rivelano la profondità dell’esistenza, che portano alla luce dubbi e invocazioni.
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Gesù interpella il cuore, interpella gli occhi, interpella gli orecchi, interpella la memoria dei discepoli. Non basta essere sulla stessa barca con Gesù per credere di aver capito con chi si ha a che fare.
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