don Antonio Mazzi – Il vangelo dei piedi

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Beato l’uomo che ha sentieri nel cuore

Il succo di una vita vissuta da prete di strada. Ecco il senso di questo libro e della profonda consapevolez-za di don Antonio: un libro sfolgorante, tanto semplice nelle parole quanto potente nella passione umana con la quale l’Autore rilegge la Parola di Dio dal basso e in tarda età.

A partire da un brano della Bibbia, don Antonio ci offre un commento essenziale, sapienziale e popolare al tempo stesso. Ma fortissimo nel suo valore evangelico, nel senso della sorpresa, della notizia buona e inaspettata che sorge come acqua dal terreno e bagna i piedi di tutti quelli che camminano.

«Non aspettatevi qualcosa di coerente, qualcosa che assomiglia alle prediche. Sono partito dai piedi perché il Vangelo è cammino. Ragionando dai piedi sono sicuro che una piccola somiglianza con Cristo ce l’abbiamo tutti e, alla fine, quella lavanda del Giovedì, da sola, può raccontarci tutta la storia dell’UOMO» (dall’Introduzione dell’Autore).

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Prefazione del libro

Come si possono spiegare, capire, senza idolatrare per un verso o banalizzare per un altro, le due facce del Cristo? L’aspetto umano: fame, sete, analfabeta, senza casa, con pochi uomini che non solo non lo difesero ma furono la causa della sua morte, offrendolo per trenta denari al “nemico”.

E accettare, poco tempo dopo, che sempre quel Cristo faccia miracoli, vada in cielo e annunci al mondo che i veri ricchi sono i poveri, e che con due pesci dia da mangiare a cinquemila persone e ne avanzi? Era solo mezzo uomo e mezzo Dio oppure era due cose intere, o una cosa intera che le conteneva tutt’e due?

Cristo ai suoi ha detto più volte di non scandalizzarsi di lui. Ma la cosa non passava tanto, nemmeno tra i suoi più vicini come Pietro, Giovanni e Giacomo. In quei tempi erano sorti vari personaggi interessanti, ribelli, contemplativi, profetici, ma essi – per scelta – avevano seguito quell’uomo strano riponendo in lui tutte le loro speranze.

Alcuni si aspettavano che guidasse la rivolta decisiva contro i romani, altri che realizzasse il tanto atteso regno di Dio dove avrebbe garantito loro i posti migliori.

Nulla di tutto questo era accaduto. Anzi, era morto da delinquente e tutto il suo movimento stava naufragando.

Quella settimana, che noi chiamiamo Santa, deve essere stata, per i discepoli, tragica. Mentre tutto era pronto per “marciare su Gerusalemme” e anteporre un “regno di pace” al comando romano e alla potenza dei sacerdoti del tempio, gli apostoli, spaventatissimi, avevano preso atto che di quell’uomo strano, potente e debole, non avevano capito niente e che la loro fatica apostolica era fondata su qualcosa che stava “precipitando”. La cena a casa di Lazzaro con Maria e Marta non fu una cena di festa, ma l’anticipo avvelenato di una tragedia.

Vedo se posso rendere credibile, meno ieratico e meno accademico, il volto di Cristo che ci passa davanti in tutte le salse. Prendo l’occasione dei santini delle comunioni che i nostri figli mandano in giro come inviti.

Ci sono Cristi di tutte le fogge ma nessuno di questi Cristi, trasformati in santini come da secoli facciamo anche dei santi, credo si avvicini al Cristo che a fatica noi ricaviamo dai testi sinottici e apocrifi.

Perciò: invece di parlarci addosso con un Cristo imparato a memoria tra le gonne dei preti e ripetuto fino alla nausea con delle formulette che ieri attribuivamo al catechismo di Pio X e che oggi non sappiamo a quale compilatore attribuire, ascoltiamo qualche battuta carica di passione, talvolta idiota, ma spesso improvvisamente più sensata e meno stantia di quella dei teologi e dei filosofi.

Il cuore del Vangelo non sono i miracoli, il tempio, il potere, le idee, le teorie ma la storia di un uomo che, amando la nostra umanità, ci ha portato ad amare la sua e la nostra divinità. L’esodo di Cristo dall’alto dei cieli ha avuto lo scopo di non farci sbagliare sull’identità di Dio, come è successo nel primo giardino.

Perché, dice David Maria Turoldo, sbagliare su Dio significa sbagliare sulla storia, sul mondo, sull’uomo, su noi stessi. Solo capendo questo, avremo la vita in abbondanza, e riusciremo a trasformare in Vangelo le vicende quotidiane.

Non aspettatevi perciò qualcosa di coerente, qualcosa che assomiglia alle prediche. Sono partito dai piedi perché il Vangelo è cammino. Ragionando dai piedi sono sicuro che una piccola somiglianza con Cristo ce l’abbiamo tutti e, alla fine, quella lavanda del giovedì, da sola, può raccontarci tutta la storia dell’UOMO, non solo dell’UOMO dei vangeli, ma dell’UOMO.

Ed è per questo che nel libro c’è un po’ di tutto. Non mettetevi le scarpe, nemmeno le infradito perché, anche nel secondo giardino, è caduto dall’albero l’uomo, ma la caduta, diversamente dalla prima, non ha generato fughe ma terre nuove e cieli nuovi.

Nota per il lettore

Come leggere questo libro:

  • ci sono testi brevi e commenti, non leggeteli come fossero capitoli con un finale
  • ogni pagina è intera, finita. Va solo “masticata” e/o “sputata” (digerita?)
  • se qualche citazione non è completa e alcuni titoli non ci sono è perché don Mazzi è disordinato anche lì! Lasciatelo disordinato, vi prego!