La lebbra era considerata non solo una malattia contagiosa ma escludeva anche dai rapporti sociali e dal culto. Il lebbroso non poteva vivere dentro il paese, non poteva partecipare al culto, non doveva avere relazioni con altre persone perché altrimenti rendeva impure anche loro. Solo il sacerdote poteva “riabilitare” il lebbroso dopo avere appurato la sua guarigione.
Il vangelo di oggi è incentrato tutto sulla differenza tra guarigione e salvezza.
I dieci lebbrosi vanno da Gesù, vengono purificati e guariti, ma solo uno, quello che torna a ringraziarlo, viene salvato.
La differenza non è di poco conto. Potremmo dire, in sintesi, che la guarigione riguarda la salute psicofisica mentre la salvezza riguarda la vita eterna.
E in altrettante poche parole, potremmo dire che, se per avviare un processo di guarigione occorre avere coscienza di possedere un problema… per la vita eterna non si può fare a meno di rimanere costantemente nella relazione con Gesù.
La lebbra, quindi, è ciò che ci impedisce di essere liberi nelle relazioni. Siamo lebbrosi quando ci chiudiamo nel nostro egoismo… quando non abbiamo relazioni serene con gli altri… quando siamo troppo chiusi e selettivi… quando non è piacevole stare con noi… ma, sembra banale, ma possiamo guarire dalle nostre malattie relazionali solo se ne prendiamo coscienza… solo se sappiamo chiedere aiuto.
Sì, perché chiedere aiuto è già una prima forma di terapia.
Ma per la salvezza è necessario altro, non basta credere in Dio e neanche andare da Lui nel momento del bisogno… ciò che serve è riconoscere di avere sempre bisogno del rapporto con Lui, non solo per guarire… ma per continuare a vivere e vivere bene!
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AUTORE: Don Antonio Mancuso PAGINA FACEBOOK
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