don Antonino Sgrò – Commento al Vangelo di domenica 23 Maggio 2021

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Testo tratto (per gentile concessione dell’autore) dal libro “Parole che si vedono. Commenti ai Vangeli della Domenica dell’Anno B” disponibile presso:
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Domenica di Pentecoste

Lo Spirito è la presenza del Risorto nei credenti

Gv 15,26-27; 16,12-15

«Quando verrà il Consolatore» è la promessa di un futuro abitato da una figura nuova e al contempo capace di rendere presente l’antico. Non che Gesù sia per i discepoli destinato all’oblio, perché non si può mai dimenticare un Maestro che ti ha affascinato e per il quale hai lasciato tutto, ma sappiamo come la memoria di fede a lungo andare possa indebolirsi e rendere meno stabile il legame con l’Origine. Gesù è infatti per i suoi l’inizio di un modo di vivere mai immaginato prima, che rende accessibile il Padre e permette di camminare lungo le sue vie. Tuttavia dopo l’Ascensione si apre per i discepoli una strada inedita, in cui non godranno della presenza fisica del Maestro e che per questo potrebbe apparire più impervia, quasi un ritorno a un passato senza Cristo. Possiamo immaginare come in questo caso nulla avrebbe più senso: è difficile rassegnarsi alla perdita dell’amato!

Come non scoraggiarsi? Interviene qui la promessa del Paraclito, che Gesù manderà dal Padre e che renderà testimonianza al Figlio. Il Paraclito non è altro che la presenza personale di Cristo nel discepolo, il suo stesso respiro, che implica un passaggio dall’esterno all’interno, da uno che ti sta di fronte a uno che ti muove da dentro e che potrebbe risultare un ospite scomodo se la tua vita è troppo ossessionata dalla carne e ha desideri contrari allo Spirito. Si tratta di una presenza delicata, che si propone senza imporsi, il ‘chiamato accanto’, il difensore che in tribunale suggeriva all’imputato cosa dire, colui che parla all’orecchio rivelando la verità. Lo Spirito «darà testimonianza» di Cristo, come pure i discepoli, e prima ancora il Padre, tutti intonanti un canto all’unisono per rendere gloria al Figlio che ha sacrificato la vita. Qui si innesta il motivo della lode, non dobbiamo mai dimenticarlo! È il dono di una persona divina ma al contempo pienamente umana, che ha sudato sangue per piegare la sua coscienza all’amore, che ha fatto fiorire il mondo. Questo fa pensare a quante primavere mancate a causa della nostra scarsa generosità nell’offrire la vita mossi solo dall’amore, a dispetto di qualsiasi calcolo.

Il fatto che la testimonianza resa dallo Spirito avvenga per mezzo dei discepoli da una parte è dovuto alla loro permanenza con Gesù «fin dal principio», in una crescente relazione di fiducia e obbedienza; dall’altra chiama in causa la responsabilità dei credenti di incarnare nella vita l’insegnamento del Maestro, per cui in un ambiente Cristo sarà presente o assente anche a motivo della loro docilità all’azione dello Spirito.

Il cammino dei testimoni è tuttavia lungo ed essi devono accettare di accedere progressivamente alla verità: solo dopo la risurrezione, con l’invio dello Spirito, comprenderanno ciò che è accaduto e il mistero della persona di Gesù, diventando capaci di «portarne il peso». Qui è implicata l’idea della persecuzione da parte del mondo, che il cristiano dovrà sopportare con il sostegno del Paraclito. E proprio aiutandolo a fronteggiare l’odio del mondo, lo Spirito ricalca sul discepolo l’immagine di Gesù, che nel momento della prova si imprime più profondamente nella carne e nel cuore. Non dobbiamo dunque scoraggiarci quando siamo sottoposti ad oltraggi e privazioni a motivo della fede, perché proprio in quel momento si sta compiendo in noi la conformazione a Cristo crocifisso e morto, senza la quale non apprezzeremmo la bellezza di una vita risorta che la grazia produce in noi.

Il Consolatore è anche un antidoto contro la paura, principale nemica della fede, che indebolisce la testimonianza ed è madre di tutti i peccati, i quali spengono nell’uomo il desiderio di Dio e di prossimità con i fratelli. Gesù sottolinea che lo Spirito «dirà tutto ciò che avrà udito…prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà», non comunicherà una nuova rivelazione, perché la verità, che spesso divide noi umani, nel progetto divino unisce, è la via per la perfetta concordia. Non ci può essere infatti una relazione autentica se non si è disposti ad ascoltare o comunicare la verità, altrimenti tra me e l’altro esisterà sempre una forma di inganno, di ipocrisia. «Le cose future» che il Paraclito annuncerà non sono le predizioni del tempo che verrà, ma l’attualizzazione per le generazioni future di ciò che Gesù ha detto e fatto, affinché una perenne Pentecoste renda il vangelo sempre vivo e operante nel succedersi dei vari scenari storici.

Una Chiesa che non chiedesse al Padre una continua effusione dello Spirito di Cristo sarebbe la più grande inutilità. Vieni Santo Spirito, non tardare!