don Antonino Sgrò – Commento al Vangelo di domenica 14 Novembre 2021

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Testo tratto (per gentile concessione dell’autore) dal libro “Parole che si vedono. Commenti ai Vangeli della Domenica dell’Anno B” disponibile presso:
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33a Domenica del Tempo Ordinario

Oltre la paura della morte

‘Caro amico, giunga a te e a chi sta al tuo capezzale questa Parola oscura e al contempo capace di evocare la luce, allarmante eppure protesa a una Presenza veniente sulle nubi che si addensano sulla vicenda umana’.

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Davvero la vita, nel suo volgere al termine, a volte assomiglia ad una catastrofe dal sapore apocalittico come quella descritta da Gesù, in cui «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce», ossia anche ciò che è certo e che scandisce il tempo non riesce più a fungere da riferimento perché ci si incammina inesorabilmente verso l’ignoto. Tale passaggio genera paura, ma il Signore non ci lascia nell’angoscia, perché chi ha occhi e sa attendere vedrà «il Figlio dell’uomo venire sulle nubi». Siamo al cuore della fede cristiana, che è chiamata a vedere la vita quando tutto intorno a te e dentro di te parla di morte.

Un tale paradosso è reso più oscuro dal fatto che la promessa evangelica è riferita ad una vita che ancora non si conosce, anche se Gesù l’ha anticipata e testimoniata. Allora esiste solo questa via, che è Cristo e la fiducia in Lui, per non cadere nella disperazione e lasciarsi guidare dalle sue parole che «non passeranno». L’abbandono totale alla Parola del Maestro è l’unica possibilità data all’uomo per non rimanere succube del terrore della morte e saper cogliere ‘la fine’ come l’inizio del ‘fine ultimo’ della creatura, ossia la comunione eterna col Crocifisso-Risorto che vince la morte. Affinché questo annuncio di vita non rimanga un’illusione, Gesù invita a guardare non lontano da noi, perché dentro un semplice fico che produce le foglie è contenuta l’indicazione dell’estate, di un oltre non ancora realizzato ma già promesso. La vita su questa terra in tutte le sue manifestazioni è il segno dell’eternità che sarà inaugurata dalla venuta gloriosa del Signore.

Dovunque tu difendi e promuovi la vita, L’Eterno è con te e tu sei già eterno. Ecco perché non si va al cielo senza l’amore per questa terra. La conclusione della vita temporale, come pure la persecuzione in nome della fede, è per ciascuno l’epilogo di tale amore, l’occasione di consegnarsi a Colui che sceglie di manifestarsi nelle pieghe più dolorose dell’esistenza, là dove nessun altro potrebbe entrare, se non inopportunamente e senza un respiro di cielo.

‘Non ti preoccupare, andrà tutto bene!’. Spesso ce lo sentiamo ripetere, però quante volte ci crediamo davvero? Di certo non quando questa parola ci viene da chi nella vita ancora non ha sperimentato la sofferenza: può dirci tutte le parole belle di questo mondo, ma niente verrà preso in considerazione da noi. Abbiamo bisogno di un cuore che capisca fino in fondo perché ha sperimentato; allora le sue parole non saranno soltanto rassicuranti, ma ci daranno il coraggio di andare avanti. Gesù non è uno qualunque e quando pensiamo a Lui e alle sue parole, non possiamo dirgli ‘ma Tu che ne sai’, perché Egli non si è risparmiato nulla dell’umano, neanche la sofferenza più atroce. Cristo non ci chiude dentro una campana di vetro per evitarci le sofferenze e proteggerci dal male. Sa bene, infatti, che la vita è anche questo e risparmiarcelo significherebbe impedirci di vivere.

Tuttavia le lacrime che riempiono i nostri occhi ci appannano spesso la vista e il risultato è che continuiamo a vedere solo ciò che ci fa soffrire. Il Signore invece fa sbirciare dietro il velo di tutta la storia, ci fa intravedere il gran finale, asciugando con tenerezza il nostro pianto perché ci rivela che l’ultima parola non spetta al male, ma al bene. Anche in mezzo a tribolazioni e sconvolgimenti, quando tutto sembra perduto, possiamo rimetterci in piedi, continuare a gioire facendo memoria della sua Parola. È su di essa che dobbiamo poggiare l’esistenza, perché è l’unica che rimane quando tutto intorno crolla. Attenzione dunque su cosa costruiamo il nostro edificio: solo la Parola di Dio ha il potere di realizzare ciò che dice. Certo, la sfida più grande è credere al suo compimento, ma intanto i cristiani, quando si affidano ad essa con convinzione, possono sperimentare la gioia del compimento della Parola nel loro cuore.

‘Coraggio, amico mio, non è importante il giorno e l’ora, anche se sembra troppo presto. Possano la preghiera e l’affetto di noi tutti aiutarti a ricevere con stupore il regalo più bello fra i tanti che hai avuto nella vita, il dono dell’eternità. Sulla terra sono stati i tuoi genitori ad accoglierti; adesso angeli e santi saranno i tuoi familiari, e prenderai dimora non su una culla costruita da mani d’uomo, ma nel seno della Trinità’.