don Antonino Sgrò – Commento al Vangelo di domenica 12 marzo 2023

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3a Domenica di Quaresima

Dovunque tu sei vero, Dio è con te

Donna samaritana, che nell’ora più calda del giorno esci di casa per attingere acqua, sai bene che non incontrerai nessuno lungo il tragitto e nemmeno lì al pozzo, perché a quell’ora tutti sono già rientrati e tu potrai prendere di quell’acqua senza il timore di incrociare sguardi di giudizio e di accusa. E invece oggi non è un giorno come tanti altri, quando arrivi al pozzo c’è un uomo lì seduto. Penso che già questo ti abbia messo a disagio, immagino la tua faccia che cambia espressione, forse si colora un po’ per la vergogna … ma hai bisogno di acqua e, giunta fino a lì, non puoi tornare indietro. Chi è quel viandante? Che ci fa lì? E perché ha iniziato a parlarti?

Dalla voce capisci che è un Giudeo e ne rimani sconvolta: i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani, si sentono superiori, non rivolgono loro la parola, ancor peggio se si tratta di una donna. Eppure lui lo fa: «Dammi da bere». Non sai ancora con chi stai parlando, non lo conosci, eppure ti accorgi che non è come tutti gli altri; non ti guarda dall’alto in basso, ti guarda negli occhi; non sembra interessato al tuo corpo, punta invece al cuore. Parla di «dono di Dio» e di «acqua viva» e ti dice che lui ne detiene il segreto.

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Forse osa paragonarsi al padre Giacobbe, «che ci diede il pozzo»? Ma chi è? E cos’è l’acqua viva, mentre lì c’è soltanto un pozzo che raccoglie l’acqua trovata nel sottosuolo, non assimilabile ad una sorgente che scorre sempre? Quest’uomo non arretra, anzi incalza e sostiene che quell’acqua estingue ogni sete; addirittura se tu ne bevi diventerà in te «sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». A questo punto non capisci più niente, però ti senti attratta irresistibilmente da lui, perché ti dischiude orizzonti mai intravisti prima. Non capisci ma ti fidi e vuoi conoscere il suo segreto, e cominci a chiedere: «Dammi quest’acqua».

Che strano, prima era l’uomo che chiedeva, adesso sei tu; e non cerchi più un amore malato che fino a quel momento avevi mendicato qua e là senza mai trovare pace. Adesso sei interessata all’acqua misteriosa. D’un tratto l’incantesimo sembra rompersi: «Va’ a chiamare tuo marito». Ecco un altro che rinfaccia un passato da cui non riuscirai mai a liberarti e un presente che ancora ti lega. Persino lui, che appariva diverso, ti punta il dito: ci sarà un giorno in cui non ti dovrai vergognare di te stessa?

Eppure dentro questa storia maledetta si può costruire qualcosa di nuovo; è vero, donna, hai sbagliato tanto nella vita, ma adesso hai avuto il coraggio della verità: «Hai detto bene: “Io non ho marito”». Dovunque tu sei vera, Dio è con te! Chi comprende questo, ha aperto la breccia da cui l’acqua viva può entrare dentro di sé. Adesso lo riconosci come profeta e puoi ascoltare da lui le verità più grandi. Ti viene detto che Dio non può essere confinato su un monte o in un tempio, ma Egli abita nel cuore di chi cerca l’amore vero.

Abbiamo tutti una grande e continua sete di amore, non ci basta mai. Siamo assetati di amore vero, gratuito, disinteressato. E quanta sofferenza quando non ci sentiamo amati, quando non riceviamo quei piccoli gesti, semplici e quotidiani, con i quali l’amore solitamente si esprime. Questo lo abbiamo compreso ancora di più nel tempo della pandemia, quando non abbiamo potuto scambiare un bacio, un abbraccio, una stretta di mano.

Ci è mancato terribilmente, tanto che ci siamo ingegnati a trovare modi alternativi per dirci che ci vogliamo bene. Ecco che cos’è il dono di Dio, è il suo Amore, l’unico capace di estinguere la sete che portiamo dentro e di generare dentro di noi altro amore… per la vita eterna. Sì, perché se fede e speranza non serviranno più dopo questa vita, l’amore è l’unico a rimanere, ed è lì che andremo, alla sorgente di ogni amore.

L’amore, se vero, troverà sempre il modo per fluire e arrivare al cuore di chi amiamo. Lascerai la tua anfora che conteneva acqua di pozzo, donna di Samaria, e annuncerai alla gente di aver trovato il Cristo; e crederanno per la tua parola, ma soprattutto perché potranno rivivere in se stessi l’identica tua esperienza.

Si realizzerà allora in noi la parola di Gesù: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera». Chi ama e regala amore compie l’opera del Padre e del Figlio, è certo di andare al cuore dell’esistenza senza mancare il bersaglio, che è invece l’opera del peccato, godendo di una comunione con Dio, che è la ragione e la gioia della vita, e con i fratelli, in modo che «chi semina gioisca insieme a chi miete», senza invidie e discordie.

Testo tratto (per gentile concessione dell’autore) dal libro “Parole che si vivono. Commenti ai Vangeli della Domeniche dell’Anno A” disponibile presso:

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