don Antonino Sgrò – Commento al Vangelo di domenica 12 Dicembre 2021

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Testo tratto (per gentile concessione dell’autore) dal libro “Parole che si cantano. Commenti ai Vangeli della Domeniche dell’Anno C” disponibile presso:
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3a Domenica di Avvento

Si bruci la paglia!

La domanda delle folle, «che cosa dobbiamo fare?», indica che la parola di Giovanni ha colpito nel segno. Chi ascolta una verità, dolce o amara che sia, ma ritenuta valida per la propria vita, non può non rimanere colpito da essa e deve decidere se abbracciarla o fuggirne. Gli ascoltatori del Battista, che aveva predicato la conversione, sembrano disposti a lasciarsi accompagnare nell’attuazione dell’annuncio ricevuto; per questo chiedono di essere illuminati sulle vie concrete attraverso cui si può camminare in una vita nuova. Giovanni anzitutto indica la strada della condivisione, alludendo al vestito e al cibo. La nudità nella Bibbia è simbolo di umiliazione e di punizione; rivestire un corpo nudo significa restituirgli dignità mediante cure amorevoli.

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Dunque cedere una tunica al fratello vuol dire non solo soccorrerlo nell’indigenza, ma liberarlo da sguardi giudicanti e sprezzanti, cui prima poteva essere esposto, donandogli così la capacità di relazioni sane e paritarie. La condivisione del cibo, con la forza che ne deriva, rimette l’altro in cammino e ti rende collaboratore della sua gioia di raggiungere la meta. È proprio la gioia che dà l’intonazione all’intero testo, anche se a parlare è l’austero Giovanni, che pur avendo apostrofato il popolo «razza di vipere» e aver preconizzato «l’ira imminente», è in realtà in uno stretto legame con la gioia: aveva esultato nel grembo di Elisabetta alla presenza di Gesù e nel vangelo di Giovanni, prima di congedarsi, dirà: «Ora questa mia gioia è piena».

Ma qual è il cammino della gioia che il Battista traccia? Oltre alla condivisione, egli indica la via della giustizia. Ai pubblicani dice di accontentarsi di quanto spetta loro, senza peccare di avidità. Anche i soldati devono essere sobri, senza abusare del loro potere esercitando la violenza per arricchirsi e umiliare. Fare del male a qualcuno anche con le parole, cui può alludere il verbo greco, far piangere, ‘estorcendo’ dunque lacrime e non solo beni, è un’azione alquanto disumana. Infatti il profeta non sta chiedendo delle pratiche religiose, ma semplicemente di ‘restare umani’, di assumere e valorizzare l’umanità degli altri, consentendo loro di essere se stessi in piena verità e libertà, ed evitando così l’abominio di mettere le idee o le cose prima delle persone.

E proprio perché ogni uomo è diverso dall’altro, Giovanni non dà una risposta preconfezionata, uguale per tutti, ma differente a seconda di chi si trova di fronte. Ciascuno ha una storia e una determinata condizione esistenziale, per cui il profeta, con le sue parole, illumina la vita del singolo e lo aiuta a conformarsi alla volontà di Dio. Tutto ciò elimina ogni sorta di competizione e ci libera dalla tentazione di paragonare la nostra vita a quella degli altri, col rischio di sentirci sempre inadeguati.

Chissà quante volte ci siamo chiesti ‘ma cosa devo fare? Cosa vuole Dio da me?’. E chissà quante volte abbiamo cercato le risposte lontano da noi, in un io ideale, finendo col rimandare il bene che potevamo fare nel momento presente ad un domani che non arrivava mai, perché non corrispondeva alla verità della nostra esistenza. Oggi Giovanni ci insegna la prima regola del discernimento: fai quello che devi fare e puoi fare, qui ed ora! Fai il tuo dovere adesso, senza aspettare di essere come vorresti essere!

Sei un insegnante? Sii felice di ‘segnare dentro’ il cuore dei ragazzi non le tue visioni particolari ma i valori universali che edificano la vita. Sei un genitore? Dai tutto te stesso ma non pensare di possedere i figli, perché sai bene che non ti appartengono. Sei un sacerdote? Sii disposto a portare la croce senza lamentarti per rendere fecondo il tuo ministero. Si tratta di decidersi per il vangelo attraverso scelte precise e inequivocabili, che all’inizio possono sembrare ardue ma, mentre le assumi e le porti avanti con perseveranza, ti restituiscono un profondo senso di libertà e pienezza.

La gente, sentendolo parlare così, pensava che fosse lui il Messia atteso ma Giovanni si smarca e ci invita ad allargare il cuore, a non fermarci al profumo che percepiamo, bensì a cercarne la fonte, che è Gesù. Perché è bello ascoltare qualcuno che mi parla di Dio, ma ancora più bello è averlo trovato e vivere sentendo che Dio è con me. E cosa produrrà la sua presenza in noi? Egli separerà la paglia dal frumento. Abbiamo tanta paglia, tanta apparenza che scambiamo col cuore della realtà, rischiando di perdere di vista ciò che veramente conta. Il fuoco del nuovo battesimo che Giovanni annuncia bruci la paglia!

don Antonino Sgrò