Il digiuno degli innamorati che ci sazia di un alimento incorruttibile
Amore e libertร : i discepoli di Gesรน digiunano per amore, in libertร . Il digiuno cristiano รจ memoria, non รจ solo una pratica religiosa per purificarsi. ร inginocchiarsi dinanzi al Crocifisso e implorare il suo ritorno. ร una condizione essenziale dell’esistenza, vivendo autenticamente la vita terrena, che รจ giร e non ancora. Lo Sposo รจ con noi, ma, contemporaneamente, non lo รจ in pienezza, perchรฉ questa รจ riservata al Cielo.
Per questo il digiuno cristiano esprime la novitร di un rapporto autentico con Dio, non piรน basato sul timore ma sull’amore, come unโabitudine nuova, lโabito nuovo con il quale entrare nella storia quotidiana. Come alle nozze di Cana, il digiuno prepara e spera, lโavvento del โvino nuovoโ, il segno di una festa e un’allegria sconosciute che scaturiscono dall’amore piรน forte della morte.
La Chiesa, come Maria, sa che Gesรน รจ con Lei, nella vita dei suoi figli, anche se non รจ giunta ancora lโora della sua definitiva manifestazione riservata alla parusia. Per questo prega e digiuna, perchรฉ, anche se le nozze si compiranno solo nel mondo futuro, il demonio non abbia potere sul loro preludio, che รจ la vita in questo mondo.
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Pur digiunando, la Chiesa non smette il โvestito nuovoโ della festa per indossare abiti rattoppati che certamente si squarceranno. I cristiani, paradossalmente, digiunano pregustando giร il โvino nuovoโ che non spacca gli otri della propria vita. Proprio nella precarietร e nella debolezza di una vedova, la memoria dello Sposo che รจ il digiuno costituisce la loro forza, con la quale entrano nei giorni senza dissipare e strappare nulla, donandosi con amore a tutti.
Piรน si vive intensamente la vita terrena, piรน si desidera di addormentarsi per risvegliarsi in Cielo. Piรน la vita รจ perduta per amore, piรน forte รจ l’ansia d’un amore perfetto e definitivo. Avendo sperimentato l’amore del loro Sposo, i figli delle nozze vivono un’attesa di pienezza che nulla sulla terra puรฒ colmare.
Quando sperimentiamo la lontananza da una persona cara che vorremmo vicino; quando dobbiamo vedere le persone amate dileguarsi e scomparire dall’orizzonte della nostra vita; quando forte รจ l’esperienza della frustrazione, e sforzi, progetti, speranze sembrano andare in fumo; quando le sofferenze, la precarietร , le malattie, la solitudine, i fallimenti ghermiscono l’esistenza e non le lasciano proprio nulla cui appoggiarsi, nulla a dare consistenza alle giornate, al lavoro, agli affetti; quando le debolezze ci rivelano incapaci di donare la vita e amore; quando la Croce ci accoglie, spogli di ogni certezza, nell’esperienza dura di trovarci lontani dal paradiso, nudi e indifesi come Adamo ed Eva prostrati dalla fatica e dal dolore; quando, come a Cana, โnon abbiamo piรน vinoโ, e questo definisce senza sconti la nostra vita; quando i demoni affilano le armi per ucciderci, quando piรน intensa รจ l’esperienza della mancanza di pienezza e piรน viva รจ la consapevolezza che la presenza assoluta dello Sposo รจ questione di vita o di morte.
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Quando siamo incastrati sul legno della Croce, il digiuno emerge quale condizione esistenziale autentica e ineludibile, รจ “naturale” digiunare, come il segno con il quale affermare di voler accogliere la storia cosรฌ come Dio ce la dona, perchรฉ proprio in essa รจ presente il nostro Sposo. Cristo crocifisso, infatti, appare come la feccia degli uomini, uno davanti al quale coprirsi il volto per non guardare, non di certo come lo Sposo piรน bello. Eppure, celato in quel “digiuno d’uomo”, c’รจ Dio.
Sul Golgota nessuno era capace di vederlo; al contrario, era lรฌ come il peggiore dei bestemmiatori. Esattamente come appare la nostra esistenza, ferita, nuda, affamata; ma in essa รจ nascosto Cristo, carne della nostra carne, la sua Vita divina vi รจ deposta come un seme nella nostra vita mortale, la pienezza incastonata nella precarietร e nella caducitร . Il digiuno diventa le lacrime che sperano il suo amore. ร questa l’ascesi, l’ascesa orante al trono della misericordia che sappiamo non deludere mai.Gettare via “tutto” significa scoprire che anche i nostri difetti e peccati possono rivelare l’amore di Dio. Solo nella Chiesa, scostata dal mondo ma legata a Cristo, possiamo sperimentare la potenza della sua Parola e compiere la missione che ci affida.ranno “infermi colpiti da mali di ogni genere” perchรฉ “li conduciamo a Cristo”, lโunico che, “imponendo loro le mani” nella Chiesa, li possa guarire.
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