PESCATI DALL’AMORE DI CRISTO PER PESCARE NELL’AMORE OGNI UOMO
Anche oggi Gesù è “presso” il lago, simbolo dei luoghi in cui “peschiamo” per vivere, ma spesso incontriamo la morte. Serve una “barca” perché “la folla” lo circonda. Gesù si “leva in piedi”, come risorgendo dall’anonimato della massa.
La paura di essere giudicati e rifiutati ci spinge a confondere le nostre cicatrici con quelle degli altri, impedendo alla salvezza di trovare il destinatario. La “folla” dissipa i peccati, facendoli apparire meno gravi e confondendoli con regole morali temporanee. Tuttavia, Cristo, con la sua resurrezione, inaugura un’epoca eterna, basata sull’amore immutabile e verità.
Gesù si leva dalla massa e nota le barche ferme a riva, simbolo di sconforto. Il suo amore supera la massa e arriva a chi è arreso. Gesù vuole quelle barche, simbolo del nostro fallimento, per diventare un pescatore insieme a noi. Lui accetta il nostro fallimento e ci invita a scostarci “un poco da terra”, un primo passo verso l’incontro con Lui. Ascoltare il Kerygma, accoglierlo e camminare nella Chiesa è il primo passo. Solo chi ascolta Gesù può fidarsi di Lui e gettare le reti proprio dove ha fallito.
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Nello stesso mare dove non abbiamo preso nulla, Cristo ci mostra che possiamo pescare abbondantemente grazie alla sua Parola. Lo stupore che deriva dall’enorme pesca illumina una verità: peccare è fallire, ma non bisogna temere perché Cristo ha vinto il peccato. La missione nasce dalla rinascita battesimale: “Non temere”. Diventare pescatori di uomini significa sperimentare la morte del vecchio sé e la nascita di un uomo nuovo, capace di pescare gli altri dall’acqua della morte.
L’espressione “pescatore di uomini” ha radici nell’esilio babilonese, quando Dio cercava il suo popolo disperso. Anche noi siamo stati pescati dai nostri fallimenti. La nostra vita è per gli altri, una rete di misericordia lanciata per riportarli a casa. Dobbiamo accorgerci delle loro barche e non temere di sporcarci entrando nella loro vita. Solo così potremo chiedere loro di “scostarsi un poco da terra” per annunciare il Vangelo. La fede ci permette di vedere il potenziale in ogni fratello e di diventare pescatori di uomini.
Dopo aver annunciato il Vangelo, possiamo chiedere l’impossibile: “prendere il largo” dove abbiamo fallito e gettare di nuovo le reti. Accompagnare il fratello significa offrire la propria vita e permettere alla Parola di Gesù di generare vita dove c’era solo morte. È meraviglioso incontrare il Signore perché la vita cambia radicalmente e senza sforzo.
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Gettare via “tutto” significa scoprire che anche i nostri difetti e peccati possono rivelare l’amore di Dio. Solo nella Chiesa, scostata dal mondo ma legata a Cristo, possiamo sperimentare la potenza della sua Parola e compiere la missione che ci affida.ranno “infermi colpiti da mali di ogni genere” perché “li conduciamo a Cristo”, l’unico che, “imponendo loro le mani” nella Chiesa, li possa guarire.
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