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HomeVangelo del Giornodon Antonello Iapicca - Vangelo del giorno - 28 Febbraio 2025

don Antonello Iapicca – Vangelo del giorno – 28 Febbraio 2025

Commento al brano del Vangelo di: Mc 10,1-12

PROMESSI ALL’UNICO SPOSO CAPACE DI VINCERE CON L’AMORE LA DUREZZA DEL CUORE

Vi sono domande che non cercano risposte ma sono pistole puntate. Come quella posta a Gesù da alcuni farisei sulla liceità del divorzio. Sapevano bene che Mosè (la Torah) proibisce il divorzio, per questo usano la questione del ripudio come una trappola per mettere alla prova Gesù, coglierlo in fallo con una dichiarazione contro la Legge e contro di loro, e poterlo così denunciare come eretico.

Spesso anche noi discutiamo pur sapendo bene dove sia la verità, e domandiamo, parliamo, ci scaldiamo solo per far crollare i nostri interlocutori, e viaggiare sicuri nelle nostre decisioni. Ma Gesù conosceva il cuore dei farisei, come conosce il nostro; sa che è affetto da sklerokardìa, l’indurimento del cuore che, secondo la cultura semitica, indica l’universo interiore dell’uomo compresa la facoltà intellettuale.

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Nel Nuovo Testamento la sklerokardìa “denota l’ostinata insensibilità umana agli annunci della volontà salvifica di Dio che domanda di essere accolta nel ‘cuore’, nel centro della sua vita personale” (Kittel). È dunque un irrigidimento simile a quello delle arterie che provoca l’arteriosclerosi, un rinchiudersi superbo nelle proprie posizioni che impedisce il flusso della Grazia.

Sklerokardìa è un termine rarissimo nel Nuovo Testamento, usato solo nel brano di oggi, nel parallelo di Matteo, e nel finale di Marco, quando Gesù, apparendo risorto ai discepoli, li rimprovera per la loro incredulità e durezza di cuore. La sklerokardìa nasce dunque dalla mancanza di fede.

Per svelare a quei farisei il loro cuore, come già aveva fatto con satana nel deserto, Gesù risponde con la Scrittura, chiedendo loro che cosa Mosè avesse “ordinato”. Deuteronomio 24,1-4, l’unico passo della Torah che tratta del divorzio, parla del caso di un uomo che ha ripudiato la moglie e vuole sposarla di nuovo, dopo che ella è stata sposa di un altro uomo.

Per questo i farisei devono rispondere che Mosè non ha dato nessun “ordine” in materia, ma solo un “permesso” come un’eccezione per un caso molto particolare. Ebbene, risponde Gesù, anche in questo caso eccezionale e rarissimo, Mosè ha permesso il ripudio solo a causa della durezza del cuore.

Che è come dire che il divorzio si decide in un cuore indurito nella superbia. Non è una questione di liceità o meno, perché chi è affetto da sklerokardìa non può avvicinarsi umilmente a Dio per chiedere luce sulla sua volontà nella propria situazione matrimoniale, ma cercherà di usare la stessa autorità divina per confermare le proprie posizioni pregiudiziali, come stavano facendo quei farisei con Gesù.

Gesù, però, non si lascia irretire dalla loro malizia e, con amore, per guarire il loro cuore, annuncia di nuovo la chiamata originale nella quale sono stati creati. Perché il matrimonio, così come traspare dalle parole di Gesù, è la Buona Notizia dell’amore nel quale Dio, “al principio”, ha creato l’uomo maschio e femmina perché fossero una sola carne che nessuno avrebbe dovuto mai separare.

Ma il peccato d’orgoglio di Adamo ed Eva ha rotto l’equilibrio d’amore pensato da Dio. La loro incredulità, la durezza del cuore dinanzi al potere e all’autorità di Dio, ha spezzato il progetto divino. La stessa durezza di cuore che percorre tutta la storia di Israele è come cristallizzata nelle parole dei farisei, nelle quali possiamo scoprire la nostra.

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Per parlare del rapporto tra Dio e l’uomo, la Scrittura usa immagini nuziali in cui Dio, come uno Sposo, ha sempre avuto misericordia della sua sposa, il Popolo di Israele, anche quando ne è stato tradito. Davanti agli occhi dei farisei, Gesù poneva anche una storia di misericordia, dalla quale attingere per comprendere il mistero del matrimonio.

Ma, per la durezza del cuore, la storia sino a quel giorno non era bastata, come non basta per noi. Era necessario qualcosa di più: l’amore sino alla fine di Cristo. La Croce è il letto d’amore dove Dio, nel suo Figlio, ha sposato tutti noi, il Legno dove ci ha fatti carne della sua carne.

Il “principio” nel quale Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, trova il suo compimento nella Croce del Figlio. Per questo, la fede nella Parola della Croce, dove risplende l’amore infinito di Dio, è il fondamento di ogni matrimonio.

Non si tratta di carattere, affinità o sentimenti passeggeri. Si tratta della fede di chi ha sperimentato l’amore di Dio, capace di sciogliere un cuore indurito e vincere l’incredulità.

Adamo cadde in un sonno profondo mentre Dio estraeva dal suo petto una costola per formare Eva, prefigurando così il sonno di Cristo sulla Croce, la ferita del suo costato e la nascita della sua sposa, la Chiesa.

L’amore nuziale è questa opera divina, e il suo compimento è il risveglio di Adamo con l’incontro pieno di stupore dinanzi alla sua sposa. Il principio di ogni amore è dentro un sonno fecondo, ed è Dio stesso che accompagna Eva al suo sposo.

L’indissolubilità è l’unica forma lecita di vivere un matrimonio, perché è l’unica che realizza l’uomo nel suo essere maschio e femmina. Il divorzio è sempre illecito, perché uccide la persona nel suo essere più profondo, quello creato al principio.

Ma ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio! Il matrimonio è una vocazione, e per ogni vocazione sono necessarie le grazie di Dio per vincere le tentazioni e sperimentare il perdono che rigenera.

Senza la Chiesa, un matrimonio non può durare nel suo compimento autentico. Il giogo che unisce gli sposi è il giogo di Cristo, mite e umile di cuore. Il giogo di Cristo è l’unico adeguato a ciascuno dei due, l’unico che li fa, giorno dopo giorno, una sola carne.

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