Gesù non cerca la gloria degli uomini, perché in noi cerca i peccati per perdonarli, la morte per risuscitarci. Per credere in Lui, accoglierlo e affidargli la vita, ci offre una testimonianza celeste, nell’amore con cui ci ama come e dove nessuno potrebbe e saprebbe amarci.
DALLA VANAGLORIA DELL’EGOISMO ALLA GLORIA DI DIO DELLA VITA NUOVA SPESA PER AMORE
La Quaresima ci accompagna alla verità, a scoprire che, come tra i Giudei, cerchiamo gloria gli uni dagli altri, ovvero la vanagloria, fumo, tutta apparenza e nessuna sostanza. Le nostre reazioni dinanzi alla storia drammatica di oggi lo rivelano impietosamente. Abbiamo paura, siamo ribellati, non ce la facciamo ad entrare nell’assurdo che si presenta.
E tutto questo significa che non abbiamo dentro di noi l’amore di Dio. Perché se lo avessimo, esso riempirebbe completamente la nostra vita, sarebbe la nostra gloria. Senza l’amore di Dio dentro, unica consistenza che dia valore alla vita, senza il suo amore a testimoniare l’unicità di ciascuno di noi, tutto è vanità.
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La vanagloria è un’ombra di morte, il ripiegamento orgoglioso su se stessi che impedisce la fede: “E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?”. Non può credere chi cerca dagli altri, dalla loro stima e dal loro consenso, la gloria – il peso, il valore, la consistenza della propria esistenza, secondo l’etimologia del termine greco dóxa e di quello ebraico “kavod”.
Grava su di lui la maledizione descritta dal profeta Geremia: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere” (Ger. 17,5 ss).
La vanagloria chiude la porta al Messia e la apre ai falsi profeti che vengono “nel proprio nome”. Per questo spesso rifiutiamo Cristo, che viene nel fratello come incarnato nella storia, anche questa, e che, “nel nome del Padre”, ci offre gratuitamente il suo amore su cui fondare, una volta per tutte, la nostra vita, i pensieri, le speranze, tutto. Per questo occorre “scrutare le Scritture” accogliendo in esse Cristo e la sua “testimonianza” che giunge sino alla nostra storia e ci chiama per “andare a Lui e avere la vita eterna.
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Ora più che mai, si apre dinanzi a ciascuno di noi un cammino stretto, oscuro, che ci appare invalicabile, impossibile da intraprendere, a causa dei pensieri e degli scenari futuri che ascoltiamo, o che produciamo senza sosta, quasi sempre generati dal nemico dell’anima. Questo concreto sentiero che ci è davanti è quello che ci conduce alla Vita o no?
Tremiamo, sentiamo che sì, è la voce del Padre che ci chiama a seguire Cristo sulla via dolorosa del Calvario, ma, come i Giudei, “non vogliamo andare a Lui” per consegnargli sino in fondo la nostra vita; non viviamo cioè nell’intimità con Cristo perché non crediamo in Lui. Amare e credere sono strettamente legati. Credo solo in chi amo, in chi so di poter confidare.
Ma oggi che tutto sta crollando, che la vanagloria mostra il suo veleno e ci sentiamo frustrati, ecco apparire il Signore come agli apostoli nel Cenacolo. Dalle macerie di questo mondo schiavo del demonio e dell’idolatria si erge vittorioso Cristo. L’unico che ha vinto la morte, cioè il frutto dei nostri peccati. L’unico che ci ama davvero.
Coraggio, Gesù lo sa e ci ama così. Ci conosce e viene a salvarci oggi, in questo bagno di verità e di umiltà nel quale siamo condotti. Gesù non viene a “prendere gloria dagli uomini”, perché in noi cerca solo i peccati per perdonarli, la debolezza per farne la dimora della sua potenza, la nostra paura per dissolverla nella fede sigillata a fuoco nel cuore.
Viene Gesù per donarci, indelebile, la “testimonianza su di Lui” e sulla sua vittoria sulla morte; ma essa non proviene dalla carne, nei modi che vorremmo noi, ma dal Cielo e si manifesterà a ciascuno nell’amore speciale e unico con cui è stato amato da sempre, e sul quale finalmente potremo aprire gli occhi per “accoglierlo in noi”.
Allora questo che stiamo vivendo è il tempo nel quale ascoltare la Parola di Dio, la sua voce che ci parla perché è così che ha scelto di donarci la fede che vince ogni paura. Ascoltare la sua voce è l’unica forma di vivere, per entrare nel cammino angusto stretti a Cristo Parola del Padre fatta carne. E sperimenteremo la Pasqua, come mai nella nostra vita.
NEL NOME DEL SIGNORE VI CHIEDIAMO UN AIUTO PER LA MISSIONE
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Don Antonello
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