HomeVangelo del Giornodon Antonello Iapicca - Vangelo del giorno - 11 Febbraio 2025

don Antonello Iapicca – Vangelo del giorno – 11 Febbraio 2025

Commento al brano del Vangelo di: Mc 7,1-13

AMATI DA GESU’ IN OGNI DETTAGLIO, PERDONATI IN OGNI PECCATO, SIAMO RIGENERATI PER VIVERE OGNI ISTANTE COME UNA LITURGIA DI LODE

Spesso, come rigidi funzionari schiavi della burocrazia, ยซannulliamoยป la Parola in nome della nostra presunta sapienza: ยซtradizioni di uominiยป, oggi come ieri, tra gli scribi e i farisei di ogni tempo, tradizioni di famiglia, di lavoro, di gruppo. Principi assoluti, gli unici che crediamo capaci di sostenere l’architettura del mondo. I nostri.

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E quel mantra ripetuto ed esibito come un lasciapassare: “per principio”, e quel tono saccente di chi insegna sempre senza bisogno di apprendere nulla, perchรฉ nulla รจ da mettere in discussione. Viviamo sicuri e al calduccio, infilati nelle nostre idee trasformate in legge. Nelle case, nei rapporti matrimoniali, nei condomini, dal fruttivendolo, al bar, a scuola, al lavoro, anche durante una partita di calcio.

Ovunque giunge in perfetto orario il nostro giudizio di merito, la soluzione pronta e infallibile, il rullo compressore dei nostri criteri. Come negare una morte dignitosa a un malato? Come negare il diritto a vedere esaurito, ad ogni costo e con ogni mezzo, il desiderio di un figlio, se รจ scritto proprio nella Bibbia, lรฌ all’inizio, in quel “Crescete e moltiplicatevi”?

Come negare il diritto ad avere diritto di pensare-decidere-fare secondo i propri diritti? รˆ il sofisma antico: se Dio vi ama, perchรฉ proibisce? Se sei Figlio di Dio, perchรฉ devi obbedire? Se il Creatore ti ha dato la ragione e i desideri, come รจ possibile soffocarli nell’abbraccio mortale dei limiti imposti dagli altri?

Meglio sperimentare su un embrione e ucciderlo che milioni di malati, che diamine! A casa come nelle aule parlamentari, in famiglia come tra le urla delle piazze, assassiniamo soavemente la Parola, cioรจ la Vita, cioรจ Cristo. ยซEludiamo abilmente il comandoยป, il cammino per la vita, camuffando le nostre tradizioni e spacciandole per parola divina o sostituendole ad essa.

Ma ยซsono solo precetti di uominiยป, forieri di corruzione e di morte, delle famiglie come degli embrioni. Per i precetti umani, per il bene carnale, si uccide il bene spirituale. Per una menzogna si cancella il vero.

ยซInvano essi mi rendono cultoยป: una parola durissima per chi, come i farisei, aveva innalzato una barriera intorno alla Legge per impedire che fosse violata per inavvertenza. 613 comandamenti, infatti, avevano la funzione di attualizzare la legge per la vita concreta.

Solo l’obbedienza scrupolosa alla Legge e la dipendenza assoluta dalla sua interpretazione precettistica definiva l’appartenenza al popolo di Dio: ยซun ignorante non puรฒ essere pioยป, amavano ripetere i Farisei. Il precetto umano circoscriveva cosรฌ il campo del puro e dell’impuro, che non atteneva alla sfera prettamente morale, ma che era in funzione del culto.

I precetti avrebbero dovuto costituire il regolamento cui attenersi scrupolosamente per essere atti al culto. Ma, attraverso le parole di Gesรน, i precetti della tradizione si svelano al contrario come un impedimento al culto, e i farisei, insegnandoli, lo rendono vano. Le labbra ripetono vuote parole mentre il cuore scivola via lontano.

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La superficie diviene un assoluto mentre evapora la sostanza. Al punto di non comprendere piรน la libertร  per la quale il Popolo ha ricevuto la Legge. รˆ lo stesso stordimento che sperimentiamo quando, issando i nostri criteri quali assoluti a prova di dubbio, cadiamo preda del giogo peggiore, quello del moralismo, che, schiacciandoci, trascina con noi chi ci รจ accanto.

I discepoli di Gesรน invece sono entrati nel cuore della Legge, ne hanno assaporato la Veritร  compiuta in quel Profeta di Nazaret, e per questo sono ormai liberi. Li muove il cuore rinnovato nell’amore, e rendono cosรฌ a Dio un culto autentico, in spirito e veritร .

Esso infatti รจ espressione di una relazione d’amore, non รจ frutto di sforzi moralistici che sporcano di giudizio ogni presunta opera pia. Non รจ un culto rattoppato come un vestito vecchio, รจ vino nuovo in otri nuovi.

Cosรฌ in famiglia, al lavoro, in parrocchia, ovunque. La libertร  di chi ha consegnato a Cristo la propria vita senza riserve, vivendo ogni istante come il frammento di una liturgia di lode.

Un culto senza lode, infatti, รจ sempre falso, lโ€™ipocrita esibizione di un certificato di buona condotta con il quale comprarsi il Cielo. Un culto vano, idolatrico, vanaglorioso.

La lode invece scaturisce sempre dalla debolezza rivestita di misericordia, da un cuore contrito che ha conosciuto il perdono. Per questo il culto autentico, quello che Dio desidera, รจ il frutto di labbra che confessano il suo Nome, un cuore grato e stupito dinanzi al suo amore smisurato.

I discepoli lo avevano conosciuto e sperimentato, e per questo ai loro occhi tutto era ormai divenuto puro, perchรฉ tutto era stato bagnato dalla misericordia.

Ogni istante, ogni persona, tutto era santo, perchรฉ stretto nell’abbraccio di benevolenza del Signore. Chi ha conosciuto Cristo, chi ne ha sperimentato il perdono, guarda tutto con occhi puri.

La Legge non รจ piรน un giogo opprimente, ma รจ invece il giogo dolce di Cristo, la Croce che ha salvato dalla morte la propria vita.

Chi ha conosciuto Cristo prende su di sรฉ il suo giogo, e impara da Lui, mite e umile di cuore. Attrae la moglie, il marito, i figli, gli amici, i colleghi, nella sua vita trasformata in una liturgia di lode, e guarda tutti con occhi di speranza e misericordia.

Chi ha conosciuto Cristo e gli ha consegnato il cuore, ama, e nell’amore pensa, parla, lavora, prega. Ha rinnegato se stesso, i propri criteri, i precetti modellati dalla propria ragione.

รˆ abbandonato alla Volontร  del Padre, segue il Signore sul sentiero della conversione, della felicitร  e della vita, desiderando che si compia in lui il Comandamento, il primo e il piรน grande, la sintesi della Legge e dei Profeti: l’amore a Dio e al prossimo.

La letizia dei misericordiosi.

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