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don Antonello Iapicca – Vangelo del giorno – 10 Settembre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,12-19

PRIMIZIE DELLA NUOVA CREAZIONE INVIATI A LASCIARSI TOCCARE DA TUTTI PERCHร‰ SIANO RAGGIUNTI DALLA FORZA SANANTE DI CRISTO

Gesรน sale sulla montagna, immagine del Cielo dell’intimitร  con suo Padre, e come al tempo della creazione, รจ accanto a Lui per creare la cosa nuova profetizzata dai profeti, il resto santo che annuncerร  e testimonierร  al mondo la vita nuova, il Paradiso finalmente dischiuso dinanzi a ogni uomo. “Tutto รจ stato creato per mezzo di Lui”, e tutto รจ ricreato grazie al suo mistero pasquale; dal cuore della sua preghiera, infatti, nascono i dodici apostoli.

Gesรน si รจ immerso nella notte, profezia della notte del Getsemani, del buio calato sulla Croce e dell’oscuritร  del sepolcro, il grembo muto di morte dove รจ germinata la vita che non muore. Non sappiamo come Gesรน abbia pregato, non conosciamo che lotta abbia sostenuto, ma abbiamo perรฒ il frutto di quella notte: “Simone, che chiamรฒ anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore”, tu ed io. La Chiesa รจ il frutto primaticcio della Pasqua, dato al mondo perchรฉ ne gusti il sapore d’eternitร .

Notte e preghiera per chiamarci, apostoli scelti tra i suoi discepoli. Gesรน ha pronunciato il nostro nome per farci suoi discepoli, ovvero coloro che sono dentro il suo “sรฉ”, nell’intimo del suo cuore. E’ questa la missione alla quale siamo chiamati. Essere una cosa con Lui, la vita consumata nella sua preghiera. E’ l’unica cosa necessaria e buona, che non ci verrร  tolta.

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Per questo Gesรน sceglie gli apostoli sul “monte” dove sono sbocciate le beatitudini ed era discesa la Torah, gioia eterna del Popolo di Israele. Sul monte, come un anticipo della Trasfigurazione, essi sono raggiunti e “chiamati a sรฉ dal Signore”. E’ l’intimitร  cosรฌ simile a quella di una madre che porta in grembo suo figlio: senza questo essere “chiamati” e questo “andare” al piรน intimo “sรฉ stesso” di Gesรน non esiste vocazione.

Si puรฒ diventare preti, si possono fare molte cose, ma la vita non sarร  mai una sovrabbondanza di gioia e di amore; tutto sarร  esigenza e sforzo, moralismo e giudizio, e mai un sorriso a illuminare il viso. La gente, infatti, accorre da ogni dove per ascoltare Lui, non noi; neanche il piรน brillante dei predicatori. E’ Lui che i malati e i peccatori schiavi del demonio vogliono toccare, non noi; hanno fame del suo corpo e del suo sangue, hanno bisogno dei sacramenti, non dei nostri gesti.

Per questo la nostra vita รจ restare crocifissi con Lui, perchรฉ parli in noi e agisca attraverso di noi. Questo รจ il servizio di un apostolo, che significa “ambasciatore”; se non รจ strettamente legato a colui che lo invia rischia di annunciare le sue idee, e trasmettere i suoi criteri. Invece Gesรน ci ha scelti dal mondo come primizie, ci sta formando nella Chiesa, per essere i suoi “alter christus” per ogni uomo.

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Ogni vocazione, infatti, nasce nella notte della Pasqua. Essa appare oscura, e lo รจ, eccome se lo รจ: quando ci scappa il presente dalle mani, senza capire nulla di quello che ci sta accadendo, e nessun futuro ci รจ dato di pensare; quando una malattia spezza i sogni e le speranze; o le altri notti che hanno inghiottito l’infanzia e la giovinezza, il divorzio dei genitori, la morte del padre, l’amico che ha tradito, la solitudine a scuola, il fidanzato che รจ sparito all’improvviso, la povertร  e le umiliazioni.

O quando il buio ci ha nascosto agli altri, per via di un fisico al di sotto degli standard, o di un pessimo carattere, o perchรฉ stranieri, goffi e balbettanti. Era il Signore che imprimeva in noi le sue stigmate. In ogni notte contro la quale abbiamo lottato, che non abbiamo accettato, e per la quale abbiamo sofferto; in ogni notte che abbiamo vissuto sommersi nella solitudine, vi era Gesรน, accanto a noi, e pregava per noi.

Lรฌ dove tutto moriva Lui raccoglieva ogni frammento per farne un quadro meraviglioso. Dalla notte che il demonio ci ha fatto credere come il capolinea di ogni speranza, una galassia lontana dove ci aveva espulso la storia, nasce il “giorno” della nostra chiamata. Sรฌ, perchรฉ ogni chiamata รจ il compimento del Mistero Pasquale di Gesรน, della notte delle notti che si รจ fatta giorno senza tramonto.

Il Signore ci chiama ogni giorno sulla “montagna” per essere con Lui l’agnello scelto per essere immolato. E di qui, ancora con Lui, “scendere” per scioglierci come sale nel mondo, perchรฉ ogni uomo possa risuscitare. Salire sulla Croce e scendere nell’umiltร , non c’รจ altro cammino per un apostolo. La nostra vocazione nasce in questo mistero di morte e risurrezione, per annunciare e testimoniare che ogni vita ha senso solo in esso: la notte nella quale sono stati amati e scelti gli apostoli รจ la notte di Cristo che ama sino alla fine.

Non si tratta di sentire qualcosa, o di scegliere noi il Signore, ma di lasciarsi scegliere, raggiungere e accogliere dal “giorno” di Gesรน. Non esiste chiamata autentica se non ha origine e non รจ ancorata nel perdono, nell’esperienza indubitabile di un amore cosรฌ forte da vincere le tenebre della disperazione e del dubbio. Per questo ogni vocazione รจ la carne che veste la gratitudine, la storia che si fa didascalia della gioia.

Niente di piรน lontano dal volontarismo pelagiano e narcisistico che si trasforma in clericalismo. L’essere chiamato ogni giorno per nome e inviato in missione nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata, รจ purissima Grazia; e la gioia in ogni situazione, quella autentica che trasuda anche dalle lacrime di dolore, รจ la prova che non si sta seguendo un’ideologia o un sogno, ma una chiamata cruda e santa.

Gesรน ci chiama anche oggi, sapendo che portiamo nel cuore il veleno di Giuda e quello di Pietro. Lui ci conosce e ci ama, e ci chiama deboli e fragili per una missione speciale: essere la sua gioia in mezzo al dolore, il suo “giorno” in mezzo alla notte del mondo. Per questo, anche oggi, e domani, e per tutta la nostra vita, “scenderร  con noi” verso i “luoghi pianeggianti” dove giacciono le “moltitudini” di frustrati e falliti che non possono salire sul monte della Croce perchรฉ incapaci di soffrire e amare.

“Tutta la folla”, ma proprio tutti, anche i peggiori, hanno bisogno di “toccare” Gesรน; nessuno tra i falsi profeti ha la sua “forza” per liberarli; non hanno trovato nel mondo chi li possa “guarire”. Ma Gesรน e la sua Chiesa, tu ed io nella nostra famiglia, con i colleghi e i parenti, abbiamo una “forza” che “guarisce tutti”, anche il piรน corrotto. Lo ha fatto quel giorno in quella pianura, lo farร  oggi, e guarirร  “anche quelli che sono tormentati da spiriti immondi” e lo rifiutano.

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