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don Antonello Iapicca – Vangelo del giorno – 10 Novembre 2024

Domenica 10 Novembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 12, 38-44

Solo la vedova, l’”ultima” nella società (la traduzione letterale dal greco della parola “sua povertà” che appare nel vangelo è “ultimo”), può “gettare”, consegnare a Cristo attraverso la Chiesa “tutta la sua vita”, proprio come recita l’originale.

Tutta, senza riservarsi nulla, perché ha sperimentato che nulla di mondano ha potuto difenderla, nulla l’ha moltiplicata, nulla che sia stato assoluto s’è dimostrato realmente tale, anzi. Nulla ha sostituito il suo Sposo!

Mentre invece crede che “le lacrime della vedova scendono sulla guancia di Dio” (Sap. 35,18, testo ebraico) perché ha cominciato a sperimentarlo. Un cristiano che è stato iniziato alla fede, in virtù della luce su di sé e sulla propria storia, e delle esperienze concrete della risurrezione di Cristo, getterà naturalmente la sua vita in Lui.

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Per celebrare le nozze con Lui occorre dunque fare la stessa esperienza della vedova: “non temere, prima prepara” per Cristo la “piccola focaccia” della tua vita e portagliela. Consegnati completamente a Lui e sperimenterai che il tuo Sposo è vivo anche se i tuoi peccati lo hanno spinto nella tomba.

Abbandonati cioè alla fede della Chiesa che te lo annuncia e obbedisci, “gettando” tutto quello che hai nel “tesoro del Tempio”, il segno della comunione del popolo di Israele; vi contribuivano tutti, infatti, anche gli ebrei della diaspora.

Per questo è un’immagine della nostra comunità che, come il Tempio, è il luogo della dimora di Dio, dove sperimentare le primizie della vita celeste. Allora è proprio lì che siamo chiamati a consegnare a Cristo la nostra vita, per crescere nella fede sino ad avere la stessa certezza della vedova, che cioè Dio provvederà a noi in Cristo, nuovo Tempio.

Attraverso tutto ciò che ti fa povero e ti umilia, è lo Sposo che ti sta accompagnando a scoprirti vedova? E solo un padre che scoprirà la sua vedovanza potrà compiere la sua missione; come una madre, un prete, e ogni cristiano che giunge alla verità come la vedova saprà testimoniare autenticamente che lo Sposo è vivo perché ha distrutto i peccati con la sua risurrezione e “la farina della giara non viene meno e l’orcio dell’olio non si esaurisce” esattamente “come la Chiesa annuncia da duemila anni.

I cristiani sono vedove che sperano in ogni pensiero, parola e gesto il ritorno dello Sposo, perché ne sperimentano la presenza viva già qui nel loro cammino sulla terra. Vedove che “gettano” i loro beni nel “tesoro della Chiesa” che sono i poveri, e non nelle banche ad ammuffire sperando il guadagno effimero che forse non si potrà godere.

Vedove che non hanno paura del futuro perché di esso si preoccupano i pagani che vivono ipocritamente, illudendosi di poter pianificare quello che non gli appartiene. Vedove che hanno nel cuore la certezza di non aver perduto il loro Sposo, perché sanno che è solo andato prima a preparare un posto per loro dove Lui è vivo per sempre.

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