Se ho sperimentato che Dio ha operato in mio favore perché mi ama e il mio destino è la felicità in Lui, allora Dio è libero di condurre la mia vita, ha l’autorità di purificare il mio cuore la mia mente smascherando i miei peccati per perdonarli come e quando vuole. Se il suo amore mi ha riscattato e se gli appartengo, allora l’unica e autentica libertà si esprime proprio nel lasciarmi amare, nel consegnare la mia vita alla sua “autorità”.
CONSEGNARE LA NOSTRA VITA ALL’AUTORITA’ MISERICORDIOSA DI CRISTO
“Andarono di nuovo a Gerusalemme”, perché era lì che Gesù avrebbe dovuto compiere “sino alla fine” la sua missione d’amore. E “si aggirava per il Tempio”, come scrutando gli effetti dei gesti e delle parole con le quali aveva sconvolto quel luogo santo che, al tempo di Gesù, era diventato il centro economico e politico del paese, teatro di molti abusi. Certo quel giorno non dovevano proprio sentirsi tranquilli “i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani” che esercitavano sul popolo l’autorità religiosa, economica e politica.
Gesù, ancor prima che gliela rivolgessero, li aveva inchiodati alla stessa domanda: “con quale autorità fate queste cose, lasciate cioè che il Tempio di Dio, invece di casa di preghiera per tutti i popoli, divenga una spelonca di ladri? Chi vi ha dato l’autorità per autorizzare i cambiavalute e i venditori di colombe a vendere e comperare nel Tempio, e per concedere di portare cose nel luogo santo, facendo della dimora di Dio un mercato?”.
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In altre parole, “chi vi ha dato l’autorità per far soldi nel nome di Dio? E’ questa l’autorità che voi dite venire direttamente da Dio? Così servite e fate rispettare la Torah, amministrate la giustizia e insegnate al popolo?”. Uno tsunami di proporzioni mai viste si era abbattuto su di loro. Gesù li aveva smascherati, minando così le fondamenta della loro autorità presso il popolo. E questo si sa, crea sempre problemi.
Chi, tra quanti detengono il “potere” e l’ “autorità”, è così libero da lasciarsi giudicare serenamente e, se colto in errore, ha il coraggio e l’umiltà di accettare il giudizio e cambiare? Eppure l’autorità è profondamente legata alla libertà. In greco, infatti, il termine “exousia” tradotto con “autorità” deriva da “exestin” – “ciò che è libero” – e significa “libertà incondizionata di azione”. Ma sappiamo dalla tradizione biblica che ogni autorità viene da Dio. Gesù è l’uomo autenticamente libero, che, come profetizzato nel Libro della Sapienza, “non si ritira” dinanzi a chi ha autorità sul popolo; “non ha soggezione della grandezza” dei sommi sacerdoti, degli scribi e degli anziani; Gesù è libero perché “viene dal Cielo”, dal Padre, è suo Figlio, è Dio!
Per questo “con terrore e rapidamente egli si erge contro” di loro, “ministri del suo regno che non hanno governato rettamente, né hanno osservato la legge, né si sono comportati secondo il volere di Dio, né hanno custodito santamente le cose sante”. I capi avevano compreso bene il suo gesto, ma, gelosi della propria “autorità” avevano preventivamente rifiutato perfino l’ipotesi che Gesù fosse davvero quello che diceva e testimoniava di essere; “amavano infatti più la gloria degli uomini che quella di Dio” e per questo, aggrappati alla loro “autorità” per difenderla, erano incapaci di aprirsi umilmente alla conversione.
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Fratelli, anche oggi Gesù “si aggira” nel Tempio di Dio che siamo ciascuno di noi. Scruta la sua Chiesa, la nostra comunità, la nostra famiglia, il nostro cuore che scelto per manifestare al mondo la sua santità. Viene cioè, con amore, a vedere l’effetto delle sue parole e dei suoi gesti nella nostra vita. Ti sei convertito accogliendo la sua autorità, oppure ti sei chiuso difendendo gelosamente quella che presumi di avere sulla tua vita, la libertà cioè di fare quello che ti sembra giusto e conveniente, magari in nome di Dio e della sua Parola?
Siamo realmente liberi al punto di sottometterci a Dio e alla sua volontà, oppure crediamo che l’autorità di Gesù ci condizioni? La risposta che ha offerto ai capi illumina anche noi. Ci mostra un fatto invitandoci a giudicarlo. Di fronte al “battesimo di Giovanni” dovevano prendere posizione, e si sono visti incapaci: “Non sappiamo”. Quel “non sapere” esprimeva l’infondatezza della loro autorità, quella di chi, cieco e sordo, pretende di essere guida di altri. Come spesso accade anche a noi, quando, stretti nei lacci della superbia tipica di chi si illude di sapere e non sa, tra mormorazioni e giudizi poniamo a Dio la stessa domanda: “con quale autorità fai queste cose nella mia vita?”, mi lasci soffrire, non fai giustizia, permetti agli altri di umiliarmi…
Quante domande e preghiere recano, celata, la stessa malizia dei capi del popolo. Ehi, io ho autorità su di me, sono libero, e mi sforzo di essere buono e onesto, allora perché sconvolgi la mia vita? Ma in fondo ci difendiamo sempre e giustifichiamo le ribellioni e il rifiuto di quello che non capiamo. Per questo oggi Gesù mette, con “il battesimo di Giovanni”, davanti a noi anche la nostra storia. La Parola che abbiamo ricevuto, l’annuncio che ha mosso la nostra vita iniziando a cambiarla, i segni compiuti da Gesù, sono parte della nostra esperienza.
Dobbiamo andare ai fatti che hanno compiuto nell’amore la Parola di Dio per crescere nella fede che si appoggia saldamente all’autorità di Cristo. Se “non sappiamo” riconoscere che tutto nella nostra storia “viene dal Cielo”, ma pensiamo che “venga dagli uomini”, significa che il demonio ci sta ingannando. Ma se ho sperimentato che Dio ha operato in mio favore perché mi ama e il mio destino è la felicità in Lui, allora Dio è libero di condurre la mia vita, ha l’autorità di purificare il mio cuore la mia mente smascherando i miei peccati per perdonarli come e quando vuole.
Se il suo amore mi ha riscattato e se gli appartengo, allora l’unica e autentica libertà si esprime proprio nel lasciarmi amare, nel consegnare la mia vita alla sua “autorità”. Coraggio fratelli, “dagli uomini” vengono solo i peccati, che certo ci fanno soffrire, ma non hanno l’autorità, il potere e la libertà che ha Dio, perché possono essere assorbiti e dissolti nel suo amore. Mentre tutto quello che stiamo vivendo è immerso in un “battesimo che viene dal Cielo”, nella misericordia di Dio che ci trasforma ogni giorno per condurci alla vita eterna.
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Don Antonello
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