don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 7 Gennaio 2021

A CAFARNAO DIO SCENDE NELLA MISCHIA E SCEGLIE LA SUA SQUADRA

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AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE

L’arresto di Giovanni accende la missione di Gesù, come accade sempre nella storia della Chiesa: il martirio degli apostoli è il dissodamento della terra prima della missione. E’ il miracolo morale che ha sostituito i miracoli fisici con i quali nei primi momenti Dio preparava le persone ad ascoltare la Buona Notizia. I segni e i prodigi che avrebbero accompagnato la missione si sarebbero compiuti negli stessi araldi del Vangelo, nei quali era vivo Cristo. Gli apostoli, infatti, sono il Vangelo che predicano, ovvero il miracolo dell’amore nella dimensione della Croce, che abbraccia il nemico, chiunque sia. E per andare a cercare il nemico perduto nel peccato Gesù scende a Cafarnao, nella “Galilea delle genti”, la città che “giaceva” con il suo “popolo” in una “regione sommersa da ombre di morte”. Eppure il suo nome aveva un sapore profetico, perché significava “Villaggio della consolazione“.

Giovanni era stato arrestato e gettato nel buio di un carcere, ma per Gesù questa notizia segnava l’inizio della consolazione per i suoi fratelli. Nelle pieghe di una storia che s’annunciava ostile e dolorosa, Dio svelava al Figlio le orme della sua volontà: per “compiere la profezia di Isaia” e illuminare il mondo, Gesù doveva entrare nelle tenebre della morte. A Cafarnao, infatti, Egli veniva a prendere confidenza con l’oscurità del sepolcro, perché il più doloroso non è quello scavato nella roccia, ma la voragine aperta dal rifiuto. E Cafarnao lo avrebbe rifiutato senza sconti, mentre sulla sua anima sarebbe scesa la “verga dell’aguzzino”. 

Il Vangelo, infatti, è annunziato solo da chi soffre nella propria carne la stessa sorte di coloro ai quali è inviato. A Cafarnao Dio si è gettato nella mischia, condividendo le tenebre e il dolore di ogni uomo: è questa la vera inculturazione del Vangelo. A Gesù preme l’uomo, il suo cuore, la sua vita intima, dove scende la lama del peccato e comincia a sanguinare e a sporcare tutto. E’ questa la cultura nella quale desiderava incarnarsi, la terra che ha coltivato facendosi seppellire come il seme più piccolo. Quanti di noi pensano all’evangelizzazione in questi termini? Se il seme non si consuma per dissolversi nella terra rimane solo! Che vuol dire? Che la terra fecondata dal Vangelo incarnato negli apostoli non è più la stessa di prima; è diventata, misteriosamente parte della vita di quel seme. Non è più “abbandonata” ma “sposata” come profetizzava Isaia, perché la santità di Dio ha abbracciato e purificato l’empietà dell’umanità. Per essa vale quello che ha scritto San Paolo riguardo al coniuge pagano: “il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi” (1 Cor. 7, 14). 

Capite? I “figli” dell’annuncio e della testimonianza che seminiamo nella vita dei pagani sono “santi”! Ciò significa che se ci doniamo agli altri, questi vengono purificati dall’amore di Dio che si diffonde attraverso le nostre ferite. E così possono di nuovo accedere al culto, che è una vita rinnovata nella gioia e nella lode. Per questo Gesù scende ogni giorno con la sua Chiesa nella terra violata, piena di spine e pietre, secca ed arida del mondo per seminarvi la sua vita. E chiama e invia anche noi. Anche tu hai sentito qualcosa che ti ha turbato? Hai perso il lavoro? Una malattia? E’ morto tuo padre? Apri gli occhi e lasciati illuminare dalla Chiesa: in questi fatti si nasconde la tua chiamata, perché proprio nei fatti dolorosi e tristi Dio depone le sue orme che ci conducono alla Croce dove donarci con Cristo per santificare i peccatori. Per questo Cafarnao è oggi la nostra vita, ed è proprio il luogo dove Gesù si rifugia.

La Galilea delle Genti, le nostre città, i nostri quartieri, e poi le scuole, i posti di lavoro, le piazze, i bar, le discoteche, i pub, i marciapiedi, questo mondo accecato dal male e soggiogato dall’aguzzino è il luogo di Gesù. Quello che per noi è da fuggire per Lui è un rifugio; quello che noi disprezziamo Lui lo trasforma nel suo Regno. Esso giunge a noi attraverso la Chiesa: la Parola, i sacramenti e la comunione tra i fratelli sono la “guarigione” profonda da “ogni sorta di malattie” del cuore e dell’anima. Allora coraggio, oggi è Pasqua per tutti noi, perché dove sorge la Luce di Cristo giunge la sua vittoria sulla morte. Oggi è il perdono dei peccati: possiamo ricominciare “convertendoci“ al suo amore, per lasciare la nostra mentalità pagana e “seguirlo” nell’obbedienza. Così, come Cafarnao è diventata il centro di irradiazione del Vangelo, anche la nostra vita un tempo avvolta nelle tenebre diviene luce per diradare le menzogne del demonio; misericordia che si irradia sino ai confini della terra, sino ai peccatori più incalliti. Così la Chiesa, estendendo i confini del Regno sin dentro le tenebre, “conduce” a Cristo “tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici”. 

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