don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 7 Aprile 2022

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SUL GOLGOTA PER VEDERE IL GIORNO DI CRISTO RISORTO NELLA NOSTRA VITA

“Non vedere mai la morte”, magari… Magari non vederla in questo tempo nel quale invece la morte è protagonista assoluta, e nel modo più duro. Davvero vorresti fare l’esperienza di “non vedere mai più la morte” nella tua vita? Allora ascolta oggi il Signore: “Chi custodisce la mia Parola non vedrà mai la morte”. Ecco il modo per vedere la vita di Cristo, quella che non finisce, dentro la propria vita. Vita in questo tempo qui, vita dove tutto dice morte, dove tanto è morte, e bare e dolore, Vita nella mia morte, quella profonda, del cuore, della speranza, della gioia, della pace.


AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE

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Vita ora, in noi, così come siamo, che significa pace diversa da quella che conosciamo e che vorremmo, tempo e dolori da offrire, pienezza di vita e di amore dove il mondo e la carne vedono vuoto e angoscia. Vita, che aiuta a discernere nella precarietà il deserto per imparare che la vita viene da Lui e dalla sua Parole; un tempo per affidarci a Dio e sperimentare che Lui esiste, e non ci abbandona e provvede a noi. Ma come si fa a “custodire la Parola” di Gesù? Come Abramo. Anche lui vedeva solo morte: non aveva un figlio a cui donare se stesso in eredità, non aveva una terra a cui consegnare il proprio corpo per il riposo. Ma proprio qui la Parola di Dio è scesa dal Cielo come una chiamata trasformando quell’al di là di morte che lo attendeva in un futuro colmo di vita.

Qui Abramo ha cominciato a “vedere il giorno di Gesù”, che è appunto “vedere la vita” in ogni giorno: giunto a Canaan, la terra che Dio gli aveva promesso, stringeva tra le braccia Isacco, la vita scaturita dalla sua carne morta. Eppure non era ancora questo il giorno di Gesù nel quale rallegrarsi. Ad Abramo mancava qualcosa, come a ciascuno di noi. Abbiamo sperimentato il suo amore che, perdonando i peccati, ha ridato vita a molte cose di noi. Ma ancora non basta per “non vedere più la morte”. Come ad Abramo, ci manca l’esperienza decisiva dell’amore pieno e incondizionato, frutto della notte oscura della fede, la più dura, l’unica nella quale si può “vedere” la luce della Pasqua che cancella per sempre la morte nel giorno eterno del Messia Gesù.

La notte del Moria, nella quale Dio ha condotto Abramo quando gli ha chiesto di sacrificare Isacco. Mamma mia che crudeltà… Può Dio chiedere una cosa del genere? “Chi si crede di essere?” potremmo dire, come i giudei fecero con Gesù. Ma coraggio, proprio oggi e in questi giorni che ci separano dalla Pasqua, possiamo fare la stessa esperienza di Abramo, e “vedere il giorno di Gesù”. Appoggiamoci alla Chiesa, confessiamo la nostra superbia, e cominciamo ad obbedire, a salire il Moria dove offrire a Dio il nostro Isacco.

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Tu sai che cos’è. Prendi quello che ami, a cui tieni di più, che desideri più intensamente, e deponilo sull’altare, che è la mano di Dio tesa verso di te. Lascia a Dio la tua vita “custodendo” la sua promessa che non vedrai più la morte. Perché così accadrà, come ha sperimentato Abramo, che ha imparato a “sorvegliare, proteggere, amare” la Parola e per questo ha riavuto Isacco. Dopo l’intervento dell’angelo, infatti, Abramo, secondo il Targum, ha chiamato quel luogo: “Qui il Signore fu visto”.

Al culmine dell’angoscia Abramo ha visto che “Dio è favorevole”, ha visto il giorno di Cristo nel quale Dio gli è stato favorevole risuscitandolo dalla morte, lo ha visto in quel suo giorno che doveva essere di morte. Sì, è impossibile ma non a Dio che lo rende possibile attraverso l’ascolto e il “custodire” la sua Parola come la Vergine Maria. La Parola che illumina i fatti e ci indica come e dove offrirci alla sua volontà.

“Prima che Abramo fosse”, infatti, prima del nostro matrimonio, dei figli, del lavoro, del nostro carattere e dei nostri difetti, del nostro corpo, “prima” ancora che peccassimo e di subire quell’ingiustizia, Gesù è “Io sono”, ovvero amore incondizionato ed eterno per ciascuno di noi. E se ci ha amato “prima” non ci amerà ora, e domani, e sempre, donandoci la sua vita immortale proprio dove e quando la morte ci fa più paura?