FIGLI DI DAVIDE IN CRISTO PER REGNARE CON LUI SUL PECCATO
Oggi il Signore ci pone una domanda difficile, e sembra non rispondere… Ci chiede che cosa pensiamo di quello che “dicono gli scribi” sul Messia. Questa domanda ci riguarda in tutti gli aspetti della nostra vita, anche i più marginali; con quel “come mai” ci chiede, infatti, la nostra concreta esperienza di fede, se cioè stiamo sperimentando che Lui è il Figlio di Davide, il Messia inviato dal Padre per salvarci. Ma Gesù ci conosce, e sa che anche noi, come probabilmente buona parte della folla “nel Tempio”, la pensiamo come gli scribi. E sa che oggi avremmo fatto volentieri a meno di una domanda del genere, perché ci premono e preoccupano “le cose di quaggiù”. Ecco, abbiamo già toccato il cuore della questione posta da Gesù. Gli scribi “dicevano” che il Messia sarebbe stato figlio di Davide secondo una linea rigorosamente geneaologica. Un messia umano insomma che avrebbe ristabilito il Regno di Israele come e meglio di Davide. Senti l’eco di questa visione messianica nel tuo cuore?
Anche tu hai un regno insidiato e forse occupato da una potenza straniera, no? La suocera, per esempio, quella sì che è peggio dei Romani… Ma Gesù ci ama, e per amore ci strattona con quel “come mai”: “come mai dici di credere in me, e continui ad affannarti e a perdere la pace per i soldi?”. Non è vero che Gesù non risponda agli scribi; la risposta, infatti è contenuta nella domanda: Nel Salmo 110 che Gesù cita: “Dice il Signore al mio Signore, siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. E’ proprio questo salmo che contesta la posizione degli scribi e la nostra. Ci dice Gesù: “come possono dire gli scribi che il Messia sia figlio di Davide se Davide stesso gli riconosce una superiorità su di lui?”. La Scrittura non può sbagliare e contraddire se stessa: il Messia sarebbe sì nato dalla sua discendenza, ma sarebbe stato “Signore del mio Signore”, cioè anche Figlio di Dio. “Nella traduzione greca dei libri dell’Antico Testamento, il nome ineffabile sotto il quale Dio si è rivelato a Mosè, YHWH, è reso con Kyrios. Da allora “Signore” diventa il nome più abituale per indicare la stessa divinità del Dio di Israele. Il Nuovo Testamento utilizza in questo senso forte il titolo di «Signore» per il Padre, ma, ed è questa la novità, anche per Gesù riconosciuto così egli stesso come Dio… perché egli è di «natura divina» e perché il Padre ha manifestato questa signoria di Gesù risuscitandolo dai morti ed esaltandolo nella sua gloria” (Catechismo della Chiesa Cattolica n 446 ss).
Lo ha esaltato dicendo appunto quello che aveva scritto Davide: “siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi”. Si tratta di un’immagine del rito di intronizzazione, nella quale, sin dagli inizi, la Chiesa ha riconosciuto l’esaltazione di Gesù: il Padre innalza il Figlio facendolo sedere su un trono alla destra del suo. In comune con il Padre ha lo “sgabello”, che in molti passi dell’Antico Testamento appare come “un’immagine applicata all’arca, trono visibile dell’invisibile presenza di Yahwè che amministra la giustizia schiacciando la perversità e il male” (G. Ravasi). Ma “i suoi nemici” sono anche “i nostri”, la legione di demoni che ci insidiano. Gli stessi che ha combattuto Davide per intronizzare l’Arca in Gerusalemme e per difendere il Regno. Gesù dunque è “Figlio di Davide” anche perché compie in pienezza quello che nel Re era stato solo adombrato. Gesù, della discendenza di Davide, vincendo ogni nemico, cioè il peccato e la morte, ha introdotto l’Arca nel Santuario, ovvero la sua umanità nella Gerusalemme Celeste alla destra di Dio. E con la sua umanità anche la nostra, come scriveva San Paolo alla comunità di Efeso: “Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2).
San Paolo non parla al futuro, ma al passato, dando per certo e compiuto anche in noi ciò che il Salmo 110 profetizzava del Messia. Ma allora cambia radicalmente tutta la nostra vita! In tutto siamo più che vincitori perché in tutto portiamo il seme di Vita eterna che il Signore ci dona nella sua Chiesa attraverso la Parola e i sacramenti, facendoci così partecipi del trionfo del Messia. Anche noi, rinascendo ogni giorno nel grembo di Maria Madre di Gesù e Madre nostra, diveniamo discendenti di Davide, signori nella nostra vita nel Signore che l’ha riscattata. Ecco dunque “come il figlio di Davide può essere Signore”: regnando sulla nostra vita! Allora possiamo rispondere così alla domanda di Gesù: “credo che sei il Figlio di Davide! Credo e per questo ti prego di attirami a te sul tuo trono, sulla Croce, perché anch’io possa regnare con te mettendo a sgabello dei miei piedi gli idoli del mondo”.
AUTORE: don Antonello Iapicca
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