don Antonello Iapicca โ€“ Commento al Vangelo del 29 Novembre 2019

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Lโ€™INVERNO CHE SEMBRA CHIUDERE LA PORTA ALLA SPERANZA Eโ€™ INVECE IL SENO FECONDO DOVE Eโ€™ DEPOSTO E GESTATO Lโ€™AMORE CHE NON MUORE

Venerdiฬ€ della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
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Eโ€™ inverno e fa freddo. Personalmente non mi piace per nulla, ho sempre odiato il freddo e mal sopportato questa stagione. Perchรฉ non piace al mio uomo vecchio che ancora cerca nella carne e negli affetti il tepore del caminetto accanto al quale raggomitolarsi, stretto in una coperta e disteso su un comodo divano. Basta una notizia che spariglia i piani a spingerci fuori dalla stanzetta calda e comoda, in mezzo al freddo per sperimentare lโ€™attacco del demonio, il principe delle parole inutili, il maestro dei sofismi, il padre delle menzogne che intrappolano cuore e mente nella tristezza generata dal non capire che cosa accade. Ecco perchรฉ non mi รจ mai piaciuto lโ€™inverno: perchรฉ รจ segnato dal freddo che ingoia i pensieri, i criteri, i desideri e le parole dellโ€™uomo vecchio. Perchรฉ seppellisce sotto terra e neve le passioni ingannatrici dellโ€™uomo della carne.

Perchรฉ frantuma il seme, ovvero il progetto di vita che Dio ha disegnato per me, e per questo mi sembra che tutto sia inospitale e inavvicinabile. Lโ€™inverno รจ segno del rifiuto, e sembra contestare la vita, lโ€™allegria e il riposo, i frutti e la sazietร  che invece dipingono lโ€™estate con i loro colori accesi. Insomma, non mi piace lโ€™inverno perchรฉ non mi garba morire, e infilarmi nel vento e nella pioggia, nel grigio acuminato di giornate come questa che mi ha accolto proprio oggi. Non mi piace perdere la vita, perchรฉ il demonio รจ lesto e astuto per ingannarmi facendomi credere che tutto รจ destinato a passare e perdersi per sempre, fagocitato dal freddo della tomba. E per questo devo difendermi dai rigori dellโ€™inverno, non lasciare cioรจ che la mia vita passi per scendere nella morte. Il freddo mi inchioda alla paura e allโ€™incapacitร  di fare qualsiasi cosa, come lโ€™inganno del demonio mi incatena allโ€™impossibilitร  di amare e donarmi. Invece Dio, attraverso la Chiesa, come il contadino con i suoi semi, depone la fede proprio quando e dove non ci aspetteremmo e vorremmo, perchรฉ la nostra vita possa crescere nella precarietร  come un albero radicato nella certezza del suo amore.

In ogni istante infatti, รจ nascosto il Mistero Pasquale del Signore, il suo passaggio dalla morte alla vita. Per questo la Pasqua รจ proprio il cammino di un seme che, dal sepolcro della terra, si fa strada attraverso lโ€™oscuritร  per spuntare, vivo e forte, alla luce, e lanciarsi giorno dopo giorno verso il Cielo. โ€œIl cielo e la terra passeranno, ma le Parole del Signore non passerannoโ€ proprio perchรฉ sono le uniche capaci di passare attraverso la morte e resistere intatte, autentiche nel loro compiersi, una dopo lโ€™altra. Mentre tutte le altre parole segnano il passo rivelandosi effimere e transitorie, la sua Parola dโ€™amore, capace di ri-crearci nella misericordia, รจ lโ€™unica eterna perchรฉ attraversa la morte senza esserne assorbita. Cosรฌ, nella nostra vita ogni cosa รจ destinata a passare per lasciar posto alla Parola fatta carne, al potere della predicazione, a Cristo vivo nellโ€™annuncio del Vangelo. Il passare di tutto riverbera infatti il passaggio pasquale del Signore nella storia: questa รจ lโ€™unica veritร  che non passerร  mai, perchรฉ รจ il segno che Lui ci ama cosรฌ come siamo, sempre.

Per questo, le sofferenze, i problemi, le angosce, il fallire dei progetti, sono i germogli che spuntano sui rami della nostra croce, preannunciano lโ€™estate, non la morte! Nelle parole del Signore si ode lโ€™eco del Cantico dei Cantici; dure e crude, sono parole dโ€™amore. Eโ€™ lo Sposo che incede, e vuole destare la sposa, accendere in lei il desiderio di Lui, e schiudere i suoi occhi in un discernimento capace di intercettare i segni del suo avvento imminente. Gli eventi descritti dal Signore nei brani precedenti ci aiutano a riconoscere in essi i germogli che preannunciano la dolcezza dellโ€™incontro con Lui, il premio sperato e atteso. Questo significa avere discernimento e vivere nellโ€™attesa del compimento, perchรฉ il passato semina nel presente la profezia dellโ€™avvenire, non la malinconia per quello che รจ passato e perduto. La vita perduta per amore รจ il segno profetico che illumina il presente e lo orienta verso la pienezza di vita che solo il dono dellโ€™amore รจ capace di generare.

Cosรฌ una sposa e madre che, unita a Cristo, passa il suo tempo stirando camice per le quali nessuno le dirร  mai grazie, o pulendo tazze del gabinetto che tutti useranno senza accorgersi della loro brillantezza, ama perdendo pezzi di se stessa che ritrova ogni giorno moltiplicati in gioia, pace e pienezza di senso che la accompagnano nei giorni e la spingono a donarsi ancora, e di piรน. Altro che frustrazione, chi ama e si consegna al proprio marito e ai frutti di questa amore sottomesso che sono i figli, non ha bisogno di cercare gratificazione fuori di casa. La storia non genera in lei rimpianti, ma gioia, pienezza e desiderio di donarsi ancora, e di piรน. Cosรฌ un marito che esce ogni giorno per un lavoro routinario dove il capo non ha altro da fare che umiliarlo. Mentre perde la sua vita per amore di sua moglie e dei suoi figli, la ritrova proprio nelle ore spese per loro, perchรฉ lโ€™amore dร  senso e gratificazione a quel suo stare lรฌ, a prendere insulti e senza la minima gratificazione. Tutti questi sono i germogli della vita nuova che ha cominciato a scorrere ben prima del loro apparire. Per questo abbiamo bisogno dellโ€™inverno, per distenderci e imparare a dissolverci sotto terra, perchรฉ chi non muore nella terra resta solo.

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Ma chi invece, nella Chiesa, si lascia allevare come Gesรน durante trenta anni a Nazaret, paesino di pochissime anime lontanissimo da Gerusalemme, darร  frutto a suo tempo, come Lui e in Lui. Da Nazaret non poteva venire nulla di buono dicevano gli intelligenti e i religiosi del tempo, come anche oggi la cultura ci dice che oggi, da una casalinga seppellita a casa non puรฒ uscire altro che frustrazione, Cosรฌ come non puรฒ uscire nulla di buono dalla nostra storia, dallโ€™inverno di solitudine e sofferenza che ha accolto il seme della vita nuova deposto in noi dalla Chiesa. E invece proprio lโ€™inverno di Nazaret, ripeto, trenta anni, รจ stato il grembo benedetto che ha gestato il Gesรน lโ€™Uomo capace di offrire se stesso alla morte piรน dura e dolorosa. Come la tua Nazaret ha sino ad oggi gestato lโ€™uomo o la donna capace di offrire la propria vita allโ€™altro, anche a l nemico. Senza inverno non cโ€™รจ primavera di primizie e neanche lโ€™estate dei frutti! In questo Avvento, entriamo con Cristo nellโ€™inverno preparato per noi, per essere, in Lui, i germogli di speranza che annunciano al mondo la sua vittoria sul sepolcro di peccato e morte.

Se chi ti รจ accanto vedrร  spuntare i germogli di una vita che la sua cultura e i suoi criteri ritegno impossibile, potrร  iniziare a sperare che davvero esista lโ€™estate, che anche la sua vita potrร  dare frutti, proprio entrando nellโ€™inverno preparato per lui. Ogni evento รจ un germoglio che ci ricorda lโ€™elezione che ci ha presi dal mondo, perchรฉ il fico รจ anche immagine di Israele: โ€œguardai ai vostri padri come ai primi frutti di un ficoโ€ (Os 9,10). La storia concreta, le persone che ci sono date, tutto di noi e in noi segna la primo-genitura, il senso stesso della nostra vita, che รจ essere i primi frutti dellโ€™umanitร . Dietro a tutto si cela lo Sposo, innamorato e appassionato, che ci chiama ad alzarci; ci guarda con tenerezza, e ci annuncia oggi che รจ passato lโ€™inverno, che la morte รจ vinta, che possiamo entrare negli eventi dai quali siamo sempre scappati terrorizzati. Bruciato il passato di morte nel fuoco del suo amore, possiamo correre verso lโ€™estate che ci attende, liberi, e attirare con noi questa generazione.

Commento a cura di don Antonello Iapicca

Qui lโ€™intervista Rai a don Antonello
Busshozan shi ko 31-1
Takamatsu, Kagawa 761-8078
Japan


LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio รจ vicino.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21, 29-33

In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli una parabola:
ยซOsservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando giร  germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai lโ€™estate รจ vicina. Cosรฌ anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio รจ vicino.
In veritร  io vi dico: non passerร  questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passerannoยป.

Parola del Signore

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