don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 28 Ottobre 2022

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CHIAMATI NELLA NOTTE IN CUI CRISTO HA VINTO LA MORTE PER ANNUNCIARE CON LA SUA FORZA IL PERDONO DEI PECCATI

La nostra chiamata sorge dall’aurora di Pasqua. Gesรน infatti chiama i Dodici al termine di una lunga notte di preghiera, e li costituisce “apostoli”. Apostoli deriva dal greco “apostello”, che significa “persone inviate appositamente da un Altro”. In ambiente ebraico vi era lo “schaliah”, l’inviato, il procuratore nel quale era considerato presente colui che lo inviava; tutto quello che l’inviato faceva era considerato come fatto da colui che lo aveva inviato. Nel Talmud si legge: ” Lo schaliah di una persona รจ un altro se stesso”.

Gesรน รจ l’Apostolo del Padre, l’incarnazione viva e reale, qui ed oggi, dell’amore infinito di Dio. Gesรน รจ uscito dal segreto del Padre per entrare nella notte dei nostri peccati e della nostra morte. Nell’agone definitivo ha vinto il nostro egoismo. Il monte dove Gesรน รจ salito a pregare รจ “il luogo della sua solitudine, in cui si rivolge al Padre. E’ l’espressione dell’interiore ascesa al di sopra degli invischiamenti nelle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce nel colloquio di Gesรน con il Padre.ย Se vogliamo scoprire la nostra vocazione, accoglierla e portarla a maturazione, dobbiamo scoprire il monte di Gesรน: la liberazione dalle cose di tutti i giorni, il contatto con il Dio vivente, dove si ascolta la voce di Gesรน” (J. Ratzinger,ย Servitori della vostra gioia, p. 89).

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Gesรน nella preghiera ha ascoltato il grido sofferente dell’umanitร . La notte sul monte รจ stato l’immergersi nella notte che ha inghiottito l’uomo di ogni generazione sopraffatto dall’inganno del demonio. Gesรน, come Mosรจ “dentro [la tenda] rapito in alto mediante la contemplazione, si lascia fuori [della tenda]ย incalzareย dal peso dei sofferenti” (Gregorio Magno,ย Regola pastorale, SCh 381, 198) sul monte che giร  prefigurava la Croce, si รจ lasciatoย incalzareย dal dolore di ogni uomo; il peccato lo ha crocifisso e spinto nella notte della morte dalla quale รจ perรฒ uscito vittorioso nell’alba della risurrezione. La nostra chiamata nasce da questo mistero d’amore. I nostri nomi sono risuonati nel cuore di Cristo accanto al grido di dolore dell’umanitร . Per questo il Signore ci ha raggiunti e amati cosรฌ, schiavi di essere sempre e solo apostoli di noi stessi. Nella nostra notte, quella che forse stiamo vivendo ora, la Sua preghiera ci ha liberati e all’alba della risurrezione ci ha chiamati adย essere Luiย per questa generazione. Famiglia, lavoro, studio, gioie e dolori, ogni momento รจ uno sguardo d’amore di Cristo impresso nel nostro stesso sguardo, la Sua vittoria che scaturisce dalla nostra vita per la salvezza del mondo. Il nostro nome nel Suo Nome. Noi in Lui. Apostoli di Cristo, figli del suo amore.ย Il nostro nome chiamato รจ segno di una vita consegnata al dolore dell’umanitร . Tutto di noi รจ a servizio di questa generazione; nulla della nostra esistenza รจ estraneo al dolore e ai bisogni di chi ci รจ posto accanto, di coloro ai quali siamo inviati.ย Nel nostro nome risuona la voce di Gesรน, e con essa ci incalza il peso dei sofferenti. Dietro ogni evento della nostra vita si nascondono i volti dei poveri, dei peccatori, degli schiavi. A loro siamo inviati, ogni istante, in ogni luogo.

“Ma dovโ€™รจ Dio? Lo conosciamo e possiamo mostrarLo nuovamente allโ€™umanitร  per fondare una vera pace?” (Benedetto XVI,ย Discorso ad Assisi, 27 ottobre 2011).ย Ciascuno di noi, misteriosamente, annuncia la risposta di Dio al grido di dolore del mondo, perchรจ la risposta รจ stata, รจ e sarร  Cristo morto e risorto. In Lui non solo annunciamo, ma siamo noi stessi la risposta. Dirร  Gesรน di fronte alla fame delle folle: “Dategli voi stessi da mangiare”. La risposta alla fame รจ tutta in quel “voi stessi”. La sua Parola chiama all’esistenza, moltiplica e distribuisce; la sua chiamata ci ha tratti dalla morte alla vita, ha dato senso e pienezza alla nostra esistenza, e cosรฌ ne ha fatto un dono per l’umanitร . Possiamo dare noi stessi da mangiare perchรฉ Lui รจ in noi e noi ormai siamo Lui. Per questo รจ necessario che Dio parli lo stesso linguaggio dell’uomo, di quello concreto a cui siamo inviati. Ciรฒ significa che, per essere una risposta autentica, credibile e comprensibile Dio ci conduce nella medesima vita, nelle medesime sofferenze dell’umanitร .

L’apostolo รจ la voce stessa di Dio, ed รจ sintonizzata sul dolore; ciรฒ significa cheย lo condivide, cheย lo sperimenta in tutto, come ogni altro uomo.ย Per essere la risposta di Dio occorre dunque parlare la stessa lingua di chi soffre: ammalarsi, essere traditi, abbandonati, sperimentare la solitudine e l’ingiustizia, perchรฉ in tutto brilli la speranza dell’amore che ha vinto il peccato e la morte.ย Se moltissimi nel mondo non riescono a trovare Dio “dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Cosรฌ la loro lotta interiore e il loro interrogarsi รจ anche un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede, affinchรฉ Dio โ€“ il vero Dio โ€“ diventi accessibile” (Benedetto XVI,ย Discorso ad Assisi, 27 ottobre 2011).ย E’ questo il cammino dell’incarnazione, che depone un seme di vita eterna nella carne soggetta alla corruzione.ย 

Non siamo apostoli per la nostra volontร , per un desiderio, per quanto nobile sia. E’ Gesรน cheย costituรฌ, cheย feceย i Dodici.ย E’ opera sua,ย come la nostra stessa vita รจ una sua opera che scaturisce dalla sua intimitร  con il Padre. Mette i brividi pensare al grande mistero della profonda intimitร  con Gesรน alla quale e per la quale siamo stati chiamati. Essa giunge al punto di far di noi degliย alter Christus, degliย altri Cristo, condividendo con Lui vita e missione. Gesรน รจ sceso in missione sulla terra uscendo dall’intimitร  con il Padre per cercare e salvare la pecora perduta. Si รจ consumato nell’amore che lo ha gettato all’ultimo posto, il posto piรน lontano dal Padre, scavalcando in una corsa a ritroso, il peccatore piรน grande della storia.

L’ultimo posto di Gesรน perchรฉ nessuno resti escluso dalla salvezza. Nell’ultimo posto di Gesรน vi รจ il nostro ultimo posto, quello dell’apostolo, quello che ci รจ riservato ogni giorno. E’ esattamente dove i fatti della nostra vita ci conducono che siamo inviati in missione. E’ nella difficoltร  sul lavoro, in famiglia, dove e con chi sia, che siamo mandati ad essere Cristo stesso, a portare la salvezza, a caricarsi dei peccati del mondo, o meglio a lasciare che Cristo li carichi sulle sue spalle che ha preso in prestito da noi. E’ questa la missione, la chiamata che ci ha raggiunti,ย l’amore che consuma il male consumando la nostra vita, perchรฉ il mondo riceva la vita, quella vera che ci รจ data e che sovrabbonda in noi.

“Dodici รจ il numero delle tribรน di Israele, ma รจ anche il numero delle costellazioni che scandiscono il ritmo dell’anno. Questo nuovo popolo รจ cosรฌ votato alla conformitร  tra cielo e terra: sia fatta la tua volontร  come in Cielo cosรฌ in terra. Il cammino che qui si intraprende, decide per il cielo e per la terra e li rende conformi. I dodici, che qui sono stati chiamati, diventano per cosรฌ dire le nuove costellazioni della storia, che ci indicano il cammino attraverso i secoli” (J. Ratzinger,ย Servitori della vostra gioia, p. 91) . Cosรฌ, se la Chiesa, la comunitร  della quale siamo parte รจ la costellazione della storia che indica la salvezza e la via a Dio, la nostra esistenza รจ una stella, che si consuma brillando, luce purissima che brucia peccati e debolezze, il fuoco dell’amore infinito di Dio riversato in noi perchรจ tutto di noi sia un segno sicuro e autentico del Cielo.

Il sito di don Antonello.

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