RINATI NELLA CHIESA NOSTRA MADRE IMPARIAMO DA MARIA A COMPIERE LA VOLONTA’ DI DIO SINO ALLA CROCE DOVE ESSERE MADRE, FRATELLO E SORELLA DI GESU’
Si può “cercare” Gesù in tanti modi. Spinti dai legami di carne per esempio, come “i fratelli e le sorelle di Gesù” che trascinano anche Maria “sua Madre” per “chiamarlo”. Ma restano “fuori”, non si possono avvicinare a Gesù, perché le relazioni invischiate nell’affettività, nella gelosia e nell’invidia non sono libere. Tra loro vi è, come un muro invalicabile, “la folla seduta attorno a Gesù” che ascoltava la sua predicazione, immagine della comunione nuova, celeste e libera che nasce dall’ascolto della Parola di Dio. E’ questa, infatti, che determina l’autentica familiarità con Gesù: è suo “fratello, sorella e madre” solo “chi compie la volontà di Dio”.
Ma per compierla occorre conoscerla, e per conoscerla occorre averla ascoltata, e per ascoltarla occorre stare seduti intorno a Lui, come discepoli ai piedi del proprio Maestro. E’ quindi necessaria la comunità cristiana, la Madre di Cristo che gesta nelle sue viscere di misericordia i figli di Dio, partorendo attraverso il battesimo e gli altri sacramenti i “fratelli” e le “sorelle” di Gesù. E’ loro che Gesù «fissa girando tutto intorno lo sguardo», svelandone l’identità nuova e sorprendente: sono il nuovo Israele convocato intorno al nuovo Sinai; in loro appare la Chiesa, la Ecclesia, assemblea convocata per ascoltare, accogliere e obbedire. La fede adulta che genera opere di vita eterna, ovvero il compimento della volontà di Dio che è sempre soprannaturale e mai schiava della carne, viene infatti dall’ascolto: è come per la terra assetata, arida e sterile, quando è bagnata dall’acqua che feconda perché porti frutto.
Allora, «fare la volontà di Dio» non è nulla di volontaristico e moralistico, ma innanzitutto “essere seduti attorno a Gesù e ascoltare la sua parola”: così ad esempio per quanto riguarda la paternità responsabile, della quale tanto si è parlato in questi giorni. Due sposi sono “responsabili” perché ascoltano la Parola e la accolgono perché dia frutto in loro. Non c’è altra responsabilità, non si tratta di ragionare e far calcoli, perché la Parola è di Dio e si fa carne nella storia concreta di ciascuno. Ma forse non ci piace “sederci” e “ascoltare” nella comunità cristiana, vogliamo decidere noi da soli, spinti dalla menzogna del demonio che ci a dubitare che Dio è un Padre buono, che conosce noi e la nostra situazione, e sa di cosa abbiamo bisogno. Per questo oggi il Signore ci chiama a stringerci a Lui, a non restare “fuori” adorando i nostri pensieri mondani. Ad essere quegli uomini sotto lo sguardo fisso di Gesù: è quello il posto dove ascoltare per obbedire. Solo chi ascolta ama e per questo compie la volontà dell’amato. Come accadde a Gesù nel Getsemani dove ha ascoltato e accolto la Parola del Padre e così, combattendo con le resistenze della carne, si è consegnato alla sua volontà.
Non si sbaglia mai: quando l’amore irrora il cuore e la mente ci si abbandona sempre alla volontà di Dio, anche se mille ostacoli e tentazioni si oppongono, anche se i pensieri mondani strepitano mostrando la follia e l’incomprensibilità del piano di Dio per la mente carnale. La via crucis, la morte, il sepolcro e la risurrezione sono stati il frutto benedetto di quell’ascolto fattosi obbedienza; da essa e in essa è sorta la Chiesa, la comunità dei “fratelli e sorelle” di Gesù, la madre che lo genera, gesta e partorisce nella storia. Gesù ci chiama a percorrere in essa il cammino che anche Maria ha dovuto fare: passare dalla conoscenza secondo la carne a quella nuova dello Spirito, per essere di fronte a ogni persona gli occhi e lo sguardo, la voce e le parole, l’amore e le viscere di misericordia di Gesù fatte carne in noi. Per questo la Chiesa ci protegge dalle tentazioni di “uscire fuori” dalla volontà del Padre.
A volte non è facile, perché “fuori” c’è il passato nel quale abbiamo vissuto, persone care, situazioni ancora irrisolte a cui vorremmo mettere mano. “Fuori” c’è la carne che “ci cerca” mostrandoci “nostra madre”, la persona più importante della nostra vita, per ridestare in noi i sentimenti di affetto che però ci separerebbero da Gesù. Ma coraggio, se resteremo stretti intorno a Lui nella comunità nulla ci potrà separare dal suo amore; e in esso ritroveremo trasfigurati in rapporti nuovi perché liberi nell’amore vero anche nostra madre nella carne e le persone a cui vogliamo bene; solo nella Chiesa sapremo guardare alla nostra storia con discernimento, rintracciando in essa l’amore di Dio.
Commento a cura di don Antonello Iapicca
Qui l’intervista Rai a don Antonello
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