LA VERITA’ DELL’AMORE DI DIO NEL PERDONO DEI PECCATI ANTIDOTO ALL’IPOCRISIA
L’ipocrisia è sempre in agguato. Essa può nascondersi anche nelle cose sante, nello zelo per annunciare il Vangelo ad esempio, quando si “percorre il mare e la terra per fare un solo prosèlito”; o, più perniciosamente, quando ci mettiamo d’impegno per salvare qualcuno che ci è caro. Che cosa non facciamo per strappare un figlio da una situazione difficile; non si contano gli sforzi e le parole perché la figlia non si perda dietro a quel ragazzo.
Ma non solo; spesso le nostre relazioni sono ammalate della “sindrome della crocerossina”: vi è come una nevrosi che ci spinge ad aiutare e a salvare chi ci è accanto. Ma attenzione, non è autentico zelo. Non è amore ma egoismo. Quando si pensa di salvare togliendo la spina che, invece, conduce alla salvezza, significa che ciò che muove è lo stolto egoismo. Mentre Gesù ha detto a San Paolo di stare tranquillo, che “basta la sua Grazia”; la spina conficcata nella carne schiude il passo alla potenza di Dio, che si manifesta proprio nella debolezza.
L’ansia di salvare è piuttosto una nevrosi che nasce da qualche conflitto interno che non abbiamo risolto, soprattutto dallo scandalo della sofferenza. Come ci poniamo di fronte ad un figlio ribelle e incapace di obbedire, che sta rifiutando la fede? Come ci poniamo di fronte alla stanchezza spirituale della moglie, o alla crisi di fede del marito? Come ci poniamo di fronte alla croce e alla sofferenza del prossimo? Le relazioni sono false e ipocrite perché stabilite solo su quello che si tocca e può essere manipolato.
Mentre siamo chiamati a lasciare al “Cielo e a Colui che vi abita” ogni nostro rapporto, perché sia esso a condurlo secondo la sua volontà. Anche se essa passa per la sofferenza che purifica, per l’ “altare” che si presenta ogni giorno e dove offrire se stessi. Occorre pregare, ascoltare e accostarsi ai sacramenti! Quante volte invece che di fervorini o parole sguaiate e nevrotiche i nostri figli avrebbero bisogno di una buona confessione… Ma il Signore ci chiama oggi a conversione. Ancora una volta ci invita a farci accompagnare dalla Chiesa per camminare e “dimagrire”, lasciando al di qua della porta stretta le opere morte, gli idoli e le concupiscenze.
Ad ascoltare la predicazione, a inginocchiarci davanti a Dio, una, dieci, cento, mille volte, e umiliarci, chiedendo perdono e accogliendo la Grazia di una vita nuova, autentica, libera. A lasciarci illuminare dalla parola di Dio, a non difenderci, perché possiamo discernere e accettare i fatti e le persone attraverso cui il Signore pota e riduce il grasso che ci impedisce di essere crocifissi con Lui. Coraggio, Lui ci chiama a lasciare al “Cielo e a Colui che vi abita” ogni nostro rapporto, perché sia esso a condurlo secondo la sua volontà. Anche se essa passa per la sofferenza che purifica, per l’ “altare” che si presenta ogni giorno e dove offrire se stessi. Occorre pregare, ascoltare e accostarsi ai sacramenti! Quante volte invece che di fervorini o parole sguaiate e nevrotiche i nostri figli avrebbero bisogno di una buona confessione…
Mostriamoglielo, prima di annunciarglielo. Val più un genitore umile, ma autentico, che un sapientone ipocrita… Per questo, il Signore ci invita oggi ad abbandonarci al “trono di Dio”, ovvero alla Croce dalla quale Egli regna salvando dalla morte dell’ipocrisia. A consegnare alla Croce le persone che ci sono care, al “trono” di misericordia dove Dio saprà amarle molto meglio di noi. A lasciarci prendere per mano da Lui che, ancora una volta, scende negli “inferi” per liberarci. Nulla è perduto! Con Lui anche oggi potremo passare dalla morte alla vita e, come Adamo ed Eva nella iconografia orientale, aprire a una moltitudine immensa il cammino verso la luce del regno di Dio, quello che la nostra ipocrisia aveva chiuso.
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Guai a voi, guide cieche.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23, 13-22
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».
Parola del Signore