STRADA, SPINE E SASSI TRASFORMATI IN TERRA BUONA E BELLA NELLA QUALE SI COMPIE IL MISTERO PASQUALE DEL SIGNORE
Un Agnello immolato, una Pietra scartata, ovvero un seme gettato sulla strada, tra sassi e spine. E’ la fotografia del Golgota, la “terra buona” dove è apparso il frutto migliore. La terra bella, scandalo e stoltezza di chi ha occhi ma non vede, di chi si crede sapiente ed è incatenato alla carne. La Parabola del Vangelo di oggi ci conduce con Cristo nel suo pellegrinaggio d’amore. Rifiutato, deriso, accolto con entusiasmo e, nel volgere di pochi giorni, gettato fuori dalla città, carico di una Croce, cinta la testa da una corona di spine, e pietre lanciate al suo passaggio, la “strada” del Supplizio.
Il seminatore è uscito dal Padre a seminare, incamminato sulla “via crucis” della nostra salvezza. Era il suo cammino al fondo dell’abisso, nelle viscere dello Sheol, l’inferno gravido di morte che alberga nei nostri cuori. La sua Parola, fatta carne viva nella sua carne traboccante d’amore. La Parola seminata sul tragitto della Via Dolorosa, quella che conduce al fondo del nostro cuore, laddove nascono i frutti velenosi dell’inganno del maligno. La semina della Parola è il viaggio di Cristo al fondo del peccato.
E’ il suo cercarci nella nostra vita tappezzata di entusiasmi e fughe; di preoccupazioni pagane per il domani, affanni e alienazioni; di paure dinanzi alle persecuzioni, egoismi, concupiscenze, menzogne, violenze, e molto altro. In mezzo a tutto questo, Lui ha deposto il seme indomito del suo amore, che non ritornerà al Padre senza aver prodotto il frutto per cui è stato seminato, ovvero la nostra conversione, il nostro incontro con Lui. Le viscere di peccato delle nostre esistenze confuse, immerse nelle sue viscere di misericordia. Il Golgota di oggi, il terreno bello per il Più bello tra i figli dell’uomo. Anche questa mattina ci siamo noi e Lui, il Signore. Così come siamo, ma visitati dal suo folle amore.
Lui vede anche oggi, dietro alla strada, dietro ai sassi, dietro alle spine, la terra buona. Lui attraversa la morte della nostra terra infeconda, non si ferma dinanzi alle nostre matrici incapaci di dare vita; Lui va diritto al cuore, laddove il demonio ha deposto il suo seme velenoso, per estirparlo, per guarirci, per seminarvi la sua vita. Lui guarda il suo volto scolpito in noi, deturpato, ferito. E lo può fare perché ci guarda dalla sua Croce, dove si è fatto come noi per farci come Lui.
La nostra Croce e la sua, il cortocircuito di misericordia capace di folgorare il peccato e trasformare qualsiasi suolo in terreno bello. In Lui possiamo dare un frutto fantastico: il frutto copioso del seme impavido fatto peccato, maledizione per noi, perché diventassimo, anche oggi, il suo frutto più bello; santi e immacolati per dare a tutti secondo il loro bisogno: “il trenta, il sessanta, il cento” del suo amore.
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Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13, 1-9
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Parola del Signore.