ACCOLTI NEL MISTERO D’AMORE CHE CI FA FIGLI NEI QUALI RISPLENDE IL VOLTO DEL PADRE PER OGNI UOMO
Le parabole di Gesù rivelano il cuore. Se indurito e ostinato nella propria volontà non può capirle, e restiamo ciechi e sordi di fronte agli eventi, incapaci di accoglierli come volontà buona di Dio per noi. Con il suo amore gratuito che arriva a noi per mezzo della predicazione della Chiesa, e che nella sua comunione sperimentiamo accostandoci alle liturgie e ai sacramenti, Cristo schiude il cuore allo stupore grato della beatitudine che anticipa il Cielo. In esso possiamo ascoltare e comprendere le parabole che illuminano la storia per accogliere la volontà di Dio che essa ci consegna. Così anche le orecchie e gli occhi della carne ascolteranno e vedranno l’amore di Dio come il senso autentico della parabola che è ogni evento con cui Egli ci parla.
Gesù ci ama infinitamente, ed è l’unico a renderci beati perché è lo Sposo fedele che, nella Chiesa dove ci ha chiamati per pura Grazia, ci rivela ogni mistero del suo cuore. In essa possiamo infatti “ascoltare” la sua Parola mentre la “vediamo” compiuta nella nostra vita. In questo modo il Signore ci sono spiega le Parabole, immagini tratte dalla realtà che svelano innanzitutto i pensieri dei nostri cuori, per poi illuminare quelli di ogni uomo.
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Anche noi eravamo meritevoli d’ira, come tutti, ma nelle viscere di misericordia della Chiesa il Signore ci ha aperto occhi e orecchi per mezzo dello Spirito Santo: “Proprio questi sono i figli, i signori, gli dei: gli schiavi, i prigionieri, i disprezzati, i crocifissi… Questi, unti con l’unguento estratto dal legno della vita, Gesù Cristo, e dalla pianta celeste, sono resi idonei a raggiungere il culmine della perfezione, del Regno e dell’adozione; infatti quelli che sono intimi del Re del Cielo, e ancorati alla fiducia dell’Onnipotente, entrano fin da questo mondo nel suo palazzo… e neppure si meravigliano come di cosa insolita e nuova di essere chiamati a regnare con Cristo, grazie allo Spirito che li colma di fiducia.
Perché, mentre ancora vivono sulla terra, sono posseduti da quella soavità e dolcezza, da quella forza che è propria dello Spirito. Poiché già prima hanno potuto conoscere i misteri della Grazia… Noi infatti, pur vivendo ancora sulla terra, abbiamo in Cielo la nostra cittadinanza, vivendo secondo il nostro uomo interiore come se già fossimo nell’eternità” (Da un’antica Omelia del IV secolo).
Gesù dunque ci rivela i misteri del Regno facendocene sperimentare un anticipo nella beatitudine celeste che scaturisce dall’amore che, riversato nei nostri cuori, si traduce in pensieri, parole e opere soprannaturali come il perdono che abbraccia anche chi ha tradito, il dono di se stessi sino a caricare il peccato dell’altro, accettare malattie e umiliazioni sul lavoro. Anche quando Gesù non spiega qualche avvenimento doloroso, ce ne rivela il senso nella profondità del cuore, dove il suo amore illumina ogni istante della nostra storia.
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SI tratta della “esah” di Dio, la volontà misteriosa nella quale Egli conduce Giobbe ad esempio, intraducibile nei lessici occidentali, un progetto d’amore pensato e calibrato nei particolari, che si incarna nella nostra storia concreta, passata, quella presente, quella futura. Il senso profondo di ogni parabola infatti, è che Dio è fedele in ogni sua opera, perché sulla Croce ha svelato il mistero del suo amore che rovescia ogni prospettiva e criterio umano, muovendo a compiere la volontà di Dio che la carne non può accettare, in una consegna di sé che solo l’amore ricevuto può realizzare. Chi ha il cuore indurito non lo sa, per questo di fronte al male e alla morte non ha parole, se non la solita indignazione coagulata in frasi rancide di retorica e proclami effimeri.
E a un popolo di dura cervice, a questa generazione incredula e perversa siamo inviati come una parabola che desti gli uomini alla Verità. Chiunque non ha conosciuto Dio come suo Padre è idolatra, per questo, come gli idoli, “pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono… sono infatti diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani”.
Ma a tutti è offerta una possibilità: la beatitudine dei cristiani, sigillo di autenticità impresso sull’amore di Dio Padre, la gioia autentica e la pace inossidabile che siamo chiamati a vivere e a rivelare mentre siamo crocifissi con Cristo. Solo su di essa, infatti, i nostri occhi sono beati perché vedono il compimento di ogni profezia nel sacrificio d’amore dell’Agnello che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere; e sono beati anche i nostri orecchi perché nella Chiesa possono ascoltare l’annuncio della sua vittoria, primizia del Regno i cui misteri risplendono dinanzi al mondo nella vita nuova che si compie in noi.