don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 20 Settembre 2019

LA CHIESA, NUOVA EVA AMATA GRATUITAMENTE, SEGUE LO SPOSO DONANDO SE STESSA PER TESTIMONIARE AL MONDO IL PERDONO DI DIO

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Nel brano di oggi risplende l’esito della corte spietata dello Sposo per la Sposa che lo aveva tradito sedotta da sette demoni, la pienezza della concupiscenza. Per farla capitolare e strapparla a tante lusinghe e menzogne Gesù ha usato ciò che lo rende unico: il perdono dei peccati. Chi ne ha fatto esperienza non può più resistere a Gesù, perché il suo perdono non solo estirpa il peccato, ma depone nel cuore la sua stessa vita, che, ricevuta gratuitamente, muove “naturalmente” il cuore alla gratitudine che si fa sempre sequela e offerta della propria vita. Chi ha sperimentato l’amore di Dio rivelato in Cristo, quello che nessuno ha mai avuto per lui, non ha bisogno di appelli, di comitati, di convegni, di spot pubblicitari. Seguire Gesù senza riservare nulla a se stessi è il frutto naturale della sua vita nuova: le membra una volta offerte al peccato, risuscitate dal suo amore, ne divengono strumenti privilegiati. E’ la storia delle donne del Vangelo di oggi: seguono per gratitudine lo Sposo che, per strapparle all’amante, le aveva guarite da spiriti cattivi e da infermità ammalandosi della loro stessa morte. Per questo erano lì, insieme a Pietro, anch’egli cercato e perdonato sulle sponde del lago di Galilea. La Chiesa è la comunità dei “graziati”, la Sposa che, liberata dal giogo del peccato, ha abbandonato la casa di suo Padre per seguire lo Sposo più bello.

Come recita il Cantico dei Cantici, dare in cambio di questo amore tutti i beni della terra sarebbe disprezzarlo; è gratuito, possiamo solo lasciare che ci seduca. Per salvare l’umanità, Gesù ha scelto tra i peggiori: donne indemoniate, malate, deboli. Le peggiori. Come te e come me. Primo perché nessuna possa gloriarsi davanti a Dio; secondo per offrire a tutti un segno credibile di speranza: se lo stiamo seguendo noi, allora vuol dire che tutti, ma proprio tutti potranno essere salvati e cambiare vita. E oggi, vivi nella gratuità che ti ha salvato e che si fa accoglienza e dono? Se no saresti una sposa a metà, come purtroppo vivono tante donne, anche nella Chiesa. Incomplete, frustrate e nevrotiche, sempre in cerca di gratificazioni. Se ti senti così, se stai continuamente mormorando contro tuo marito, il vangelo di oggi è una Buona Notizia per te: tranquilla, una madre non sarà mai un padre, e una moglie non sarà mai un marito, come la Vergine Maria non sarà mai Gesù suo Figlio. Lei non ha mai avuto problemi di ruolo e di prestigio, di identità e di parità. Lei era la Madre di Dio, la Sposa immacolata dell’Amore che non muore. Non desiderava altro perché quello che aveva era tutto, soprattutto perché quello che era stata chiamata a essere da prima della creazione era tutto, era l’avventura più affascinante, anche se piena di dolori. Per strappare l’umanità al principe di questo mondo, infatti, Dio ha scelto Maria, e in lei molte altre donne, per essere le prime testimoni della risurrezione, le prime cioè a sperimentare la concretezza e il potere del suo perdono. Che privilegio, in una società nella quale alle donne non era consentito testimoniare nulla…

Senza il loro annuncio Pietro non sarebbe andato al sepolcro… Quindi, senza l’annuncio delle donne niente messe, niente confessione e niente preti. Maria, e le altre donne del Vangelo ci chiamano a conversione. Innanzitutto per imparare a guardarle con gli occhi di Cristo colmi di rispetto e tenerezza per le debolezze, venerazione per la Grazia che recano in seno. Venerazione anche per la sessualità, senza esigere, senza violenza, mettendo la carne a servizio della volontà e dell’amore. C’è poco da scherzare. Siamo chiamati a riconoscere nelle donne l’avanguardia della storia: la madre di famiglia come la suora di clausura, la sposa come la vergine consacrata, ogni donna arriva sempre prima dell’uomo. Era al sepolcro prima di tutti, prima dei preti, dei padri e dei mariti. Era lì perché, come la peccatrice di quella città che abbiamo visto ieri, ha sperimentato di essere stata perdonata tanto, e per questo amava molto, seguendo fedelmente il Signore; come Maria e la Maddalena, le uniche sotto la Croce. La donna ama e ha coraggio dove l’uomo teme e tradisce. La donna “apre” la Chiesa e il cammino che ad essa conduce. La donna è la Chiesa e per questo si apre e si dona, e accoglie ogni peccatore perché in essa incontri la misericordia nei sacramenti e nella Parola. 

Allo stesso modo, in ogni famiglia, non può mancare l’amore ardente delle donne, la loro ricerca innamorata, il loro giungere all’alba e prima di tutti sulla soglia delle situazioni disperate. La mamma arriva sempre dove sente puzza di bruciato: guarda un figlio, lo “annusa” con il suo sesto senso, e ne intercetta subito il disagio, il dolore, la crisi; la madre, non si sa come, giunge sempre per prima al sepolcro dove si è infilata la vita dei suoi figli. E sempre per venerare e amare, mai per giudicare; le madri, donne innamorate e non “zitelle” come dice ancora Papa Francesco, donne feconde e fedeli, come le mirofore al sepolcro. E lì, dove arrivano prime perché amate per prime, accade sempre lo stesso: appare Cristo risorto, parla al loro cuore, e le apre alla speranza. Per questo, le madri corrono poi a chiamare il padre, ad annunciargli quello che hanno visto piene di fede, perché vada anche lui alla tomba, e veda, e creda, e, con loro, prenda decisioni… Prima la misericordia di una madre, e poi l’autorità del Padre, che può essere accolta solo se scaturisce dalla misericordia materna. Prima l’annuncio della Buona Notizia e poi l’insegnamento, e così padre e madre si completano per il bene dei figli; come accade nella Chiesa: “una bella e vera omelia deve cominciare con il primo annuncio della salvezza. Non c’è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio.

Poi si deve fare una catechesi. Infine si può tirare anche una conseguenza morale. Ma l’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa” (Papa Francesco). Per questo è necessario l’annuncio delle donne che scaturisce dalla loro esperienza di essere state guarite dalla misericordia; è decisiva la loro intercessione che si fa annuncio invincibile di speranza. Oggi il Vangelo ci annuncia proprio questo equilibrio, nella Chiesa come nelle famiglie cristiane, altrimenti non si può compiere la missione affidata: “c’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità”, e per questo offrivano senza riserve se stessi, compresi i propri beni. Se una parrocchia o una Diocesi è preoccupata per i soldi, al punto di frenare lo zelo per il vangelo, è malata, ha dimenticato il suo Sposo, tradendolo di nuovo dopo averne sperimentato il perdono. La “radice di tutti i mali, infatti, è l’avarizia”; così torniamo all’origine dell’adulterio della Sposa, perché tra le parole ingannevoli dette ad Eva dal serpente, si nascondevano proprio quelle tese a innescare nel suo cuore l’adulterio e l’idolatria, figli dell’avarizia. Tagliare con Dio per essere come Lui è anche appropriarsi dei beni che Egli ci dona e difenderli egoisticamente. L’essere donna è un bene immenso, se vissuto da figlia e creatura docile e abbandonata alla volontà del Padre e Creatore. L’orgoglio innescato da satana rompe anche l’essenza e il fondamento della natura e della specificità femminile, il suo essere vergine, sposa e madre. Una donna avara che si chiude alla vita e all’amore, attaccandosi al denaro e al prestigio, cercando al di fuori del suo essere più intimo il compimento e la gioia, e rifiutandolo come fosse una umiliazione, è ormai presa nei lacci dell’inganno. Assistiamo ogni giorno ai disastri che sta producendo questa menzogna: ovunque stanno scomparendo l’equilibrio e la complementarietà. Anche nella Chiesa, dove si sta insinuando la stolta ignoranza che esige per le donne quello che non sono e non saranno mai. Certo, se si segue l’ideologia per la quale ormai non vi sono più padri e madri ma solo genitore 1 e genitore 2, allora anche nella Chiesa, potremo avere ministro 1 e ministro 2, preti e suore liberamente intercambiabili, secondo il desiderio e il sentimento del momento. La confusione sessuale e dei ruoli che vira sempre più verso astio e desideri di autodeterminazione, perversione e libidine sfrenate, nasce sempre dall’attacco che il demonio sferra contro la donna. Come Dio ha creato l’uomo a sua immagine “maschio e femmina”, così nella società e nella famiglia, come nella Chiesa, esistono maschi e femmine, diversi ma l’uno aiuto dell’altro. Mai uguali ma sempre persone con identica dignità e valore. Un prete vale più di una suora perché presiede l’eucarestia? Chi pensa così non ha compreso nulla di una famiglia, della sua natura e bellezza. L’immagine completa e autentica di Dio non è più completa in un uomo (anche se prete) che in una donna. L’immagine di Dio risplende nella diversità e nella complementarietà: “Dio crea l’umano maschio e femmina perché fosse l’amore e non l’uguaglianza ad unire le persone” (San Giovanni Crisostomo). Con Cristo, nel cammino della Chiesa per le “città e i villaggi” delle generazioni del mondo, gli apostoli sono mandati insieme alle donne per condividere e realizzare la volontà del Padre compiuta nel Figlio. Con Lui, insieme perdonati e salvati, rigenerati e inviati, uomini e donne, sacerdoti e suore, padri e madri sono inviati nel mondo a testimoniare con gratitudine l’immagine amorevole di Dio che ogni uomo desidera ardentemente di vedere. 

Fonte e approfondimenti

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C’erano con lui i Dodici e alcune donne che li servivano con i loro beni.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8, 1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore

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