CROCIFISSI CON CRISTO PERCHE’ IL MONDO LO ACCOLGA E SI SALVI
Il Vangelo annuncia oggi il giudizio delle Nazioni che, alla fine dei tempi, non saranno entrate nella Chiesa. Anche per esse è “preparato dal Padre un Regno fin dalla fondazione del mondo”, la stessa “benedizione” promessa ai cristiani, stare alla “destra” di Gesù, saziandosi per sempre del suo amore. Per ogni uomo “la salvezza di Cristo è accessibile in virtù di una Grazia che, pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non li introduce formalmente in essa, ma li illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale. Questa Grazia proviene da Cristo, è frutto del suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito Santo» (Dei Verbum, n. 82).
E’ la Grazia che conduce ogni uomo all’incontro con Cristo attraverso la presenza della Chiesa, stirpe santa eletta da Dio tra le Nazioni per testimoniare a tutti la sua esistenza misericordiosa. E’ la comunità dei “fratelli più piccoli” di Gesù, il Primogenito della nuova creazione. Per questo, la patria dei cristiani è nei Cieli e sono ovunque “forestieri”; senza borsa e denaro seguono Gesù, “affamati e assetati”; amano senza difendersi, “nudi” come Adamo ed Eva prima della caduta, perché la misericordia di Dio li ha liberati dal peccato; prendono su di sé i peccati degli altri, sino ad “ammalarsi” e soffrirne le stesse conseguenze; annunciano il Vangelo con zelo, nei momenti opportuni e in quelli non opportuni, quando per esso sono perseguitati e gettati “in prigione”. E’ la nostra chiamata, che la Quaresima ci ricorda e rinnova; attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina la Chiesa ci invita a combattere per esserle fedeli; ciò significa entrare nella volontà di Dio e non disprezzare nulla di ciò che ci crocifigge con Cristo e ci fa “piccoli”, perché a chi è “misteriosamente legato” alla nostra vita sia offerto il “quando” nel quale “vedere” Cristo.
A farci, insomma, un selfie con Cristo crocifisso nelle nostre ore, e spedirlo a tutti perché qualcuno ne resti commosso. Ma oggi, ora, dove siamo, e come ci stiamo? Quando l’amore ci umilia dinanzi al mondo, siamo il volto, la voce, le mani di Cristo per chi non lo conosce, o lo abbiamo dimenticato? Ogni evento è un lembo degli estremi confini della terra dove il Signore risorto ci invia: siamo in missione o stiamo scappando? Siamo “affamati, assetati, nudi, ammalati, in prigione” per il marito, la moglie, la suocera, il nipote, il fidanzato, l’amica, il collega e quella persona che incontriamo per la prima volta al supermercato? Siamo “piccoli” dinanzi a loro, autentici e umili, indifesi e senza arroganza, per essere “visti” e suscitare nel cuore un balbettio di misericordia? Sei ammalato?
Vivi con Cristo la tua malattia, vedrai meraviglie nelle persone che ti sono vicino e attorno; stai subendo un’ingiustizia al lavoro, un incomprensione in famiglia, vivi tutto unito a Cristo e proprio queste situazioni diverranno la soglia del Cielo dischiusa per tante persone che di Dio neanche vogliono saperne. Cioè la nostra vita è preziosa quando per il mondo non lo è, vale ed è feconda quando la società civile, la cultura dominante e la nostra carne la butterebbe. Perché è allora che per qualcuno, il più piccolo gesto di accoglienza nei nostri confronti sarà la chiave per entrare nella Vita Eterna. Forse non andrà mai in Chiesa, perché la Chiesa lo avrà visitato e, pur non avendolo riconosciuto, Cristo lo avrà amato e amato nella nostra carne crocifissa. Per qualcun altro, invece, sarà il primo passo per convertirsi e non abortire, perdonare e non divorziare.
A noi è chiesto di essere lì, uniti a Cristo, nulla di più, perché Dio ha pensato a ogni istante della nostra vita come il “Cortile dei Gentili dove gli uomini possano in qualche modo agganciarsi a Dio” (Benedetto XVI).