don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 18 Dicembre 2019

PER CHI DESIDERA LA VOLONTA’ DI DIO I SOGNI SON DESIDERI CHE SI COMPIONO

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Il timore di Giuseppe ci accompagna in questi ultimi passi verso il Natale. E’ importante lasciarsi accogliere nella sua esperienza, spogliarci delle sicurezze che indossiamo nelle grandi o piccole occasioni. E lasciare che venga alla luce anche la nostra paura; anch’essa è parte del nostro grembo dove Dio vuol deporre suo Figlio. Non temiamo il timore, è la porta dalla quale il Signore vuole passare! 

E’ dentro ogni sogno infranto, che invia anche oggi un angelo per illuminarci. A un suo messaggero, – forse un prete, un amico, un catechista, o chi non sospetti – affida le parole con cui introdursi in ogni notte in cui hai disegnato fantasticando una storia diversa, persone diverse, tu stesso diverso. Specchiamoci nel timore di Giuseppe per essere stato coinvolto inaspettatamente in qualcosa fuori dalle regole e dai suoi calcoli. 

La vita di Dio, infatti, appare dove e come nessuno può immaginare. Senza preavviso, senza chiedere il permesso, e sembra infrangere addirittura la sua stessa Legge: Maria rimase incinta mentre ancora non era andata a vivere con Giuseppe. E questo, per lui, non poteva che significare il peccato della sua promessa sposa. Non gli sembrava possibile, conosceva quel fiore di paradiso che stava per entrare in casa sua. Eppure…. 

Non aveva strumenti per misurare l’infinito, gli restavano solo il dubbio e la paura, a macerarlo. E quel ronzio dentro, fuori, attorno, il sibilo del serpente che lo spingeva a dubitare di Dio, ancor prima che di Maria. No, quel Dio che serviva gliel’aveva fatta troppo grossa… Giuseppe era “giusto”, un pio ebreo che desiderava compiere la volontà di Dio prima di tutto. E questa prevedeva, secondo la Legge, la lapidazione per Maria. Che angoscia, roba da annichilire il cuore. 

Giuseppe amava Maria, le credeva, voleva crederle accidenti, ma temeva Dio, era Lui al primo posto; per questo aveva deciso di salvarle la vita rimandandola di nascosto, custodendo così la fedeltà alla giustizia della Legge. Si trovava su quel limite estremo tra la terra delle certezze, solida anche se aspra, e lo strapiombo dell’infinito amore di Dio. Da solo, in quell’abisso, non avrebbe potuto seguire Maria. Non sapeva cosa fosse, non l’aveva mai visto, superava ogni esperienza, anche quelle del suo Popolo, anche quelle ascoltate in Sinagoga, anche la preghiera e il compimento dei precetti. 

Ma era giunto lì, a sentire le vertigini, perché aveva un cuore retto, forgiato nella fede dei Padri. E proprio su quell’estremo confine, in mezzo a quel turbinio di cuore e mente, più forte, un’altra voce bussava al suo cuore, sussurrando la verità dalle labbra di un angelo. Subito, quelle parole gli sono sembrate attirate dal suo cuore come da un magnete. Ma certo, erano quelle, proprio quelle le parole vere e giuste. Per esse gli batteva il cuore nel petto; le più folli, eppure, ora lo capiva, erano quelle che desiderava ardentemente sentire. Quelle che lo prendevano per mano per lanciarsi con Maria in quell’avventura straordinaria. In quelle parole c’era mischiata la stessa Grazia che aveva colmato Maria. E anche questo è un matrimonio… 

Certo, gli annunciavano una cosa mai udita prima, ma che sospiro di sollievo: l’Autore della Legge aveva scritto per ogni sua parola la glossa della misericordia nel suo cuore, e che gioia, che libertà, che forza sentiva dentro! Le stesse glosse vuole incidere anche nei nostri cuori. Cominciamo allora: ami tua moglie, vero? Ami tuo marito, vero? E tuo figlio, e il fratello? Li ami, balbettando come Giuseppe, con un cuore più umano che divino, ma di certo almeno desideri amarli! 

E allora rallegrati perché anche se sei adirato, se ti senti tradito, se pensi che ti abbiano nascosto qualcosa mentendoti, anche se non ti senti coinvolto, il tuo cuore desidera la comunione e non la divisione. Accetta che, anche se nel matrimonio, in famiglia, nella comunità cristiana ti senti come Giuseppe, le parole dell’angelo sono quelle che speri di ascoltare. Le parole che scagionino l’altro che ami, che illuminino il mistero che porta dentro, anche se avvolto da carne tutt’altro che pura e immacolata come quella di Maria. 

L’amore che ancora arde in te come brace sotto la cenere, la scintilla pura dell’amore di Dio deposto quando ti ha creato e che ha acceso nel matrimonio, o quando hai concepito e accolto i tuoi figli, o nella comunità. Lo sai, anche se hai voluto dimenticarlo, che nell’altro che ami c’è lo stesso amore che Dio ha riversato in te. Accoglilo allora, coraggio, oggi, così com’è. Guarda che non è assurdo! 

E’ assurdo il contrario, il rancore, la gelosia, la divisione. Guarda che io, nel mio Figlio, ti ho amato così, scolpendoti a mia immagine. Per questo il cuore non desidera altro che di fare il suo mestiere, secondo quanto ha imparato dal suo Creatore. Non farlo soffrire di più, butta via le menzogne del demonio, rinnega la cultura che idolatra l’io per gettarlo nella solitudine dell’inferno. Lascia che in questa Novena la Chiesa ti ammaestri e ti faccia scoprire la più elementare delle verità: Dio ti ha creato nell’amore per amare, sempre, e gettarti con Lui nell’abisso della misericordia che abbraccia ogni uomo così com’è. Finché il tuo amore non avrà rivestito l’incorruttibilità dell’amore di Dio, finché Cristo non si sarà incarnato in te, non sarai felice. 

Per questo abbiamo tutti bisogno di entrare nel sogno di Giuseppe, immagine del catecumeno della Chiesa primitiva, una preparazione seria all’incontro con Cristo, compimento di ogni annuncio: in quel buio Giuseppe ha camminato per passare dalla giustizia umana e religiosa alla fede, dalla regola alla libertà, dalla tristezza alla gioia dell’amore vero; per giungere su quel confine che separa dalle acque del battesimo dove rinascere uomini celesti, che vivono come Giuseppe, come Maria, come Gesù. 

Sino a quando non avrai riabbracciato l’altro perdonandolo, la tua vita non sarà compiuta. La Grazia dello Spirito Santo ha il potere di farlo, di liberarti dal tuo orgoglio per accogliere, come Giuseppe, la storia d’amore nascosta nel mistero. “Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Solo gli occhi di Dio vedono oltre l’angusto sguardo dell’uomo cristallizzato nello scandalo e nella paura. 

Molti di noi invece, siamo accecati da un invisibile filtro opposto allo Spirito Santo. Ammettiamolo, dalle nostre parti, dentro la Chiesa, pochi comprendono la portata di Papa Francesco, questo suo continuo toccare le piaghe di Cristo nei peccatori. Alcuni lo scimmiottano goffamente, altri lo attaccano apertamente, altri si tengono in equilibrio. Ma in noi, anche in troppe parrocchie e comunità, c’è ancora uno scandalo profondo dell’amore di Dio, perché il mondo vi è entrato subdolamente e vi ha piantato i suoi “valori” camuffandoli ad arte. 

Sui media, nelle piazze, sui social e nei bar, nelle nostre case, è come come se non ce la facessimo, come se si restasse, impauriti, sulla soglia dell’infinito amore di Dio. Anche quando ne siamo coinvolti e lo abbiamo sperimentato, è come se una patina mondan, cioè demoniaca, restasse incrostata. Le manifestazioni, le polemiche apologetiche, il cercare sempre e ovunque il male e i pericoli per denunciarlo e combatterlo, in fondo sono strumenti mondani ben camuffati perché al servizio di una causa “giusta”… 

Per questo il Vangelo di oggi è una bomba al napalm su tutte le nostre sicurezze, giuste perché religiosamente alla ricerca della volontà di Dio, o giuste perché in cerca di giustizia terrena. Oggi può essere per noi come quella notte per Giuseppe. E’ tempo di svegliarci dal sonno, perché la salvezza è vicina quanto mai! E non viene secondo i nostri schemi. 

Capisci? Solo lo Spirito Santo ci può dare la certezza di fare la cosa giusta, di compiere la volontà di Dio. Perché è l’amore di Dio riversato nei nostri cuori, che ci fa rivolgere, come Dio, contro noi stessi (Benedetto XVI) pur di salvare a accogliere l’altro. Perché lo Spirito rovescia tutto, come Gesù, guarda caso, fece proprio nel tempio; sconvolge sopratutto gli schemi religiosi che abbiamo fatto nostri, e ci mettiamo in tasca, come una calcolatrice da tirare fuori quando necessario. 

Ma sai cosa è successo all’alba della Salvezza? Sai come ha iniziato ad incarnarsi il Dio che celebreremo emozionati davanti a un presepe? Nascondendosi in quello che per il mondo e per i religiosi era un adulterio! Mentre il demonio piazzava l’artiglieria contro il cuore di Giuseppe. Come accade a noi, sempre! Lo sai che se Giuseppe avesse adempiuto la Legge avrebbe ucciso Maria e Gesù, e tu ed io oggi non ci saremmo? Sai che se l’avesse ripudiata avrebbe gettato nel buio la Salvezza? 

E noi, proprio perché siamo religiosi, in virtù della giustizia, non facciamo ogni giorno fuori i fratelli e l’opera di Dio in loro. Certo che non sono immacolati come la Vergine Maria, ma in loro c’è lo stesso seme divino. Lo vuoi buttare? Vuoi uccidere la possibilità di salvezza per quella persona per la quale Cristo ha dato se stesso? O non lo sai che Lui, sulla Croce, ha redento l’umanità? E che ogni uomo ha diritto di sentirsi destare dentro, come il figlio prodigo, quel frammento d’amore nel quale è stato creato e per il quale è stato redento? 

Ecco che cosa ci dice oggi l’angelo nel nostro sonno. Ecco come smonta i nostri sogni di giustizia per aprirci gli occhi sulla Giustizia vera, quella della Croce, nella quale siamo stati salvati e per annunciare la quale siamo nella Chiesa. Guarda i campi che biondeggiano per la mietitura, le persone e la storia già gravide di Grazia. Non c’è Legge che tenga, non politica, non religione, non cultura, conta solo l’amore che apre gli occhi sull’opera dello Spirito Santo che si cela nel grembo intimo di ogni uomo. 

Allora, lasciati destare dall’annuncio dell’Angelo, dalla predicazione ella Chiesa, per risuscitare nel perdono, e obbedire, buttando via la calcolatrice spirituale con la quale non hai potuto calcolare un amore che sfugge a ogni calcolo. Entra nell’abisso dell’amore divino, e “prendi con te nella tua casa”, deponi cioè nell’intimità del tuo cuore le persone e la storia che Dio ti sta donando. Sono il compimento della profezia di salvezza per l’umanità, sono Dio con noi, con te, con me, con ogni uomo. 

Commento a cura di don Antonello Iapicca

Qui l’intervista Rai a don Antonello
Busshozan shi ko 31-1
Takamatsu, Kagawa 761-8078
Japan


LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Gesù è nato da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 1, 18-24 Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

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