CHIAMATI NELLA CHIESA AD ASCOLTARE IL SIGNORE CHE CI PARLA ATTRAVERSO LA STORIA DOVE SI INCARNA PER TRASFIGRARLA NELLA LUCE DEL SUO AMORE VITTORIOSO SULLA MORTE E IL PECCATO
โNon sapeva quello che dicevaโ: come i tre apostoli sul Monte Tabor allโentrare nella nube, anche noi restiamo sovente infilzati a uno stupore pieno di paura; essa ci attanaglia di fronte allโabisso della nostra debolezza, dellโassoluta inadeguatezza, quando la veritร ci si spalanca dinanzi e ci lascia di sasso. Quando appare nitida la sproporzione tra quello che dovremmo essere e quello che realmente siamo. Madri, padri, preti, assolutamente impreparati, infarciti di debolezze e peccati. Incoerenti e pieni di contraddizioni.
La paura che ha intontito i tre discepoli alla vista del loro Maestro trasfigurato. Una luce improvvisa, mai vista, lo sfolgorare dโuna vita inattesa, proprio lรฌ, da dentro la carne del loro amico. Uno squilibrio, un miracolo, sโera dato di nuovo il prodigio di quel giorno quando, sul Sinai, il Santo consegnรฒ la Torah a Mosรจ. Il cielo era sceso sulla terra, avevano visto Dio, ed erano rimasti vivi.
E allora, spontaneo, sorge in Pietro il desiderio di issare subito tre tende, per coagulare quel momento prodigioso e cosรฌ bello nella precarietร della vita; proprio come nella festa di Succot, quando si preparano le capanne, le tende come segno della permanenza del popolo nel deserto. Dalla stessa โnubeโ che aveva guidato gli israeliti durante i quarantโanni dellโEsodo, la voce del Padre ripete agli Apostoli quello che aveva annunciato nel deserto: โQuesti รจ il Figlio mio, lโeletto; ascoltatelo!โ.
Tra una mormorazione e lโaltra, tra le maglie di una debolezza infinita, ogni ebreo aveva fatto lโincomparabile esperienza di poter (e dover) vivere del solo cibo della Parola di Dio, capace di trasformare la roccia in acqua. E quel cibo ora risplendeva nella carne trasfigurata di Gesรน. Pietro, attento ai segni come ogni buon ebreo, aveva saputo riconoscere in quellโevento il compimento dellโEsodo del suo Popolo; su quel Monte Dio aveva di nuovo parlato, ed era di una โbellezzaโ mai contemplata. Era โbelloโ quel momento, era โbelloโ starci dentro, era โbellaโ anche la precarietร , lโinfinita distanza tra lโuomo e Dio, perchรฉ in Gesรน essa era colmata, e benedetta: per questo Pietro non sapeva e non poteva dire altro che di fare tre tende per estendere a tutta lโesistenza la โbellezzaโ di quel momento; tre tende per entrare ogni giorno nella precarietร strappata al timore, nella debolezza circonfusa di luce, nella carne redenta dallโincorruttibilitร .
Sul Tabor era accaduto quello che appare nelle icone orientali, la cui luce si diffonde dal centro del dipinto, ti attira e ti mette immediatamente in comunione con il soggetto, facendoti suo interlocutore in virtรน dello squarcio di luce che ti raggiunge. Non a caso il primo soggetto che devono dipingere gli iconografi รจ proprio la Trasfigurazione. โLa contemplazione delle icone, e in genere dei capolavori dellโarte cristiana, cโintroduce in un percorso interiore, che รจ la via del superamento, e in questa purificazione dello sguardo, che รจ purificazione del cuore, ci di svela la bellezza, o almeno qualche suo raggio. E la bellezza ci mette in relazione con la forza della veritร โ (Joseph Ratzinger, Ferito dal dardo della bellezza).
- Pubblicitร -
Il percorso che siamo chiamati a compiere รจ dunque quello della contemplazione, che si dร nellโascolto e nella visione, nellโesperienza. Sperimentare il perdono, la riconciliazione, la possibilitร di ricominciare come una persona nuova, รจ questa la bellezza che rivela la forza della veritร . la forza di Cristo, amore puro, amore infinito, amore bello.
Nellโepisodio della Trasfigurazione รจ svelato, come una profezia, il miracolo piรน grande, immagine della vittoria sulla morte che di lรฌ a poco Gesรน avrebbe compiuto nellโesodo di cui discorreva con Mosรจ ed Elia. La Legge e i Profeti lo avevano annunziato in varie forme: la luce della Pasqua avrebbe brillato nelle tenebre del sepolcro. Lo splendore della vita immortale, la bellezza di Cristo crocifisso e risorto si svelava cosรฌ, giร sul monte Tabor, attraverso la Parola annunciata e ascoltata dai Tre protagonisti di quellโevento unico: Cristo trasfigurato appare sempre nella stoltezza dellโannuncio.
Proprio il Vangelo, infatti, รจ la Trasfigurazione, la Buona notizia che ha messo in cammino Abramo verso una terra che non conosceva, qualcosa di assolutamente nuovo, un pezzo di paradiso, la terra promessa qui sulla terra delle lacrime. Il Vangelo รจ la luce purissima nella carne votata alla morte. Tutto di noi ci parla di fine, di ineluttabilitร , di morte. Prima o poi scenderร la saracinesca sul lavoro, sulla famiglia, sulla nostra stessa vita. Eโ la realtร alla quale tentiamo di sfuggire e che si ripresenta ad ogni angolo della nostra esistenza. La vita di ogni uomo, infatti, รจ un andare a Gerusalemme.
Le tende che Pietro, a nome di tutta la Chiesa, voleva costruire, erano la profezia della Croce che lo Spirito Santo gli aveva ispirato. Esse ricordano il cammino che la comunitร dei redenti ha da percorrere: non รจ il Tabor la meta, ma Gerusalemme. Ma รจ proprio nel cammino che ci conduce alla Croce che lโannunzio del Vangelo apre il cielo della Veritร : ogni giorno la โnubeโ della presenza โ shekinร di Dio ci attira e ci โcopre con la sua ombraโ, come si รจ adagiada sulla Vergine Maria generando in Lei il Figlio di Dio, Colui che avrebbe vinto la morte. Il Padre ci ha donato il seme della vita eterna, lo Spirito Santo effuso dal Signore risorto, la sua stessa vita che risplende nella Parola del Vangelo.
Ogni giorno dalla nube che ci spaventa, il Padre ci indica โil suo Figlio elettoโ e ci invita ad โascoltarloโ: โShemร Israel, Ascolta Israele!โ. Ascoltare รจ amare lโunico Dio con tutta la mente, tutto il cuore e tutte le forze, lโunico cammino che conduce alla Vita eterna nella storia di ogni giorno, quando restiamo โsoli con Gesรนโ come gli Apostoli al termine della Trasfigurazione. Ascoltare per vivere nellโamore che ci fa cittadini del Cielo mentre dimoriamo sulla terra. La nostra vita trasfigurata, infatti, รจ una vita evangelizzata, illuminata dalla Buona notizia. Il Vangelo annunciato nel paradosso delle nostre debolezze e inadeguatezze.
Nel parallelo del Vangelo di Matteo, Gesรน dice ai discepoli: โAlzatevi, non abbiate pauraโ. Il suo amore brilla esattamente nella nostra piรน totale debolezza, la luce della vita immortale risplende in noi dalla ferita piรน infamante, il suo perdono dovโรจ abbondato il peccato. Alzatevi!, infatti, รจ lo stesso verbo usato a proposito della resurrezione: ci si puรฒ rialzare solo se caduti, risuscitare solo se morti. La presenza di Gesรน nella nostra vita, sottolineando la nostra natura ferita e concupiscente, illuminando anche i peccati su cui vorremmo sorvolare, ci rivela che lโinsoddisfazione, la paura e la frustrazione che sperimentiamo, sono accenni alla morte che incombe in noi come salario del peccato.
Ma, proprio situandoci nella veritร , simboleggiata nel โsonnoโ che โopprimevaโ i tre apostoli, incapaci di sostenere nella carne lโinfinito di Dio, Gesรน ci tende la sua mano di misericordia per attirarci nella sua trasfigurazione. Non รจ fuggendo o sforzandoci per cambiare noi stessi e il mondo che gusteremo la felicitร autentica; essa รจ, invece, un dono della Grazia di Dio. Eโ questa la notizia che aspetta ogni uomo, capace di trasfigurare in una luce di Pasqua anche lโesistenza piรน compromessa. La notizia che strappa dalla morte e trasfigura il volto e il cuore del peccatore piรน incallito. Oggi, e ogni giorno, il Vangelo รจ la salvezza, รจ la Vita, รจ la bellezza.
โEโ bello stare con il Signoreโ, proprio come diceva Pietro, e noi, nellโesperienza della Pasqua, possiamo ripeterlo e annunciarlo, perchรฉ stiamo imparando che la via alla Gloria deve passare per la Croce, dallo scorrere delle lacrime che purificano, perchรฉ di compunzione, di tenerezza e di stupore; le lacrime che sgorgano dalla โpietraโ del cuore squarciata nellโincontro con un amore cosรฌ grande, cosรฌ bello, cosรฌ infinito. Dice santโEfrem: โUn volto lavato da tali lacrime รจ di una bellezza imperituraโ.
Eโ bello davvero stare con Gesรน, anche in questa tenda che รจ la nostra carne, con le sue debolezze, con le pesantezze di ogni giorno. Eโ bello stare con Lui, dimorare nel suo amore, pellegrini e stranieri su questa terra, cercando e desiderando la Patria celeste, il luogo che Lui ci ha preparato. Essa รจ la tenda eterna, non fatta da mano dโuomo, la vita che non muore, trasfigurata eternamente.
Comprendiamo cosรฌ quale sia il cammino che ci indica la liturgia di questa domenica: quello di un pellegrino che compie lโesodo che lo conduce alla Terra promessa, la Vita eterna con Cristo. Un cammino impregnato di nostalgia, costellato di precarietร e debolezza, ma colmo di speranza, quella di coloro che hanno il cuore ferito dallโamato: โโฆesseri umani che nutrono in sรฉ un desiderio tanto possente che supera la loro natura, che bramano piรน di quanto allโuomo sia lecito attendersi, costoro sono stati feriti dallo Sposo, che ha colpito i loro occhi con un raggio della sua bellezza. Lโampiezza della ferita rivela quale sia lo strale, lโintensitร del desiderio lascia intuire chi abbia scoccato il dardoยป (Cabasilas).
Questa intuizione รจ lโesperienza della Trasfigurazione, quella che ci attende ogni giorno. Eโ vero che seguire il Signore รจ essere con Lui crocifissi. Eโ vero che ad ogni passo le stigmate del dolore ci trapassano il cuore. Eโ vero il male, รจ vero il peccato, รจ vera la morte. Ma รจ vera anche la Trasfigurazione di tutto, รจ vera la bellezza che supera e dร senso ad ogni cosa: โNella passione di Cristoโฆ lโesperienza del bello riceve una nuova profonditร , un nuovo realismo. Colui che รจ la โBellezza in sรฉโ si รจ lasciato percuotere sul volto, coprire di sputi, incoronare di spine: la sacra Sindone di Torino ci racconta tutto ciรฒ in maniera toccante. Ma proprio in quel volto sfigurato appare lโautentica, estrema Bellezza dellโ Amore che ama โsino alla fineโ, mostrandosi cosรฌ piรน forte di ogni menzogna e violenza. Soltanto chi sa cogliere questa bellezza comprende che proprio la veritร , e non la menzogna, รจ lโestrema โaffermazioneโ del mondoโฆ Ma ad una condizione: che assieme a Lui ci lasciamo ferire, fidandoci di quellโ Amore che non esita a svestirsi della bellezza esteriore, per annunciare proprio in questo modo la Veritร della Bellezzaโ (Joseph Ratzinger, Ferito dal dardo della bellezza). La bellezza crocifissa, la bellezza trasfigurata, la sua bellezza che รจ la nostra bellezza.
[box type=”info” align=”” class=”” width=””]Qui puoi continuare a leggere altri commenti al Vangelo del giorno.[/box]
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,28b-36
ย
In quel tempo, Gesรน prese con sรฉ Pietro, Giovanni e Giacomo e salรฌ sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiรฒ dโaspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosรจ ed Elรฌa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
ย
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
ย
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesรน: ยซMaestro, รจ bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosรจ e una per Elรฌaยป. Egli non sapeva quello che diceva.
ย
Mentre parlava cosรฌ, venne una nube e li coprรฌ con la sua ombra. Allโentrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscรฌ una voce, che diceva: ยซQuesti รจ il Figlio mio, lโeletto; ascoltatelo!ยป.
ย
Appena la voce cessรฒ, restรฒ Gesรน solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciรฒ che avevano visto.
Parola del Signore
ย