don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 14 Maggio 2022

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MATTIA, OVVERO LA NUOVA POSSIBILITA’ CHE L’AMORE DI DIO NON NEGA MAI

Oggi è la festa dell’apostolo Mattia, e in Lui possiamo rallegrarci e benedire il Signore perché il “frutto” dell’elezione “rimane in noi” nonostante i nostri peccati. Sì, oggi è la festa della seconda chance, e poi della terza e della millesima possibilità che l’amore di Dio non ci nega, mai. E’ la festa dell’occasione di convertirci e accogliere di nuovo la Grazia dell’elezione, la risurrezione della nostra primogenitura. C’è “gioia piena” nel tuo matrimonio, nel tuo lavoro, nello studio, nell’amicizia, nel ministero, nell’essere madre, padre, figlio? E dov’è la gioia nella malattia, nella precarietà, nella persecuzione? Se non c’è, significa che ha perduto la “sua gioia”, o che essa non è mai diventata “tua”.


Come Giuda, sei rimasto preda dei tuoi schemi, della tua idea di salvezza e felicità. Probabilmente, abbiamo banalizzato l’amore, abbiamo verniciato di marmellata le nostre relazioni, e ci siamo trovati soli, obbligati a “servire” le sensazioni che scambiamo per amore, mentre restiamo estranei gli uni gli altri. No, non siamo “amici” di nessuno; ci illudiamo di esserlo, ma pensiamo solo a noi stessi, e nessun “frutto” dei nostri pensieri e del nostro cuore è “rimasto” in chi ci è vicino. Per questo, anche tu sei andato “al luogo scelto da Giuda”. Sì fratello, se non hai “gioia piena” dentro, significa che ti sei andato ad impiccare da qualche parte. Come? Giudicando il fratello ed esigendo da lui, chiedendo vita al denaro, al prestigio e alla salute, usando male della sessualità. Peccando… Ma coraggio, oggi è festa! Giuda è immagine dell’uomo vecchio, orgoglioso e superbo incapace di “rimanere nell’amore” di Dio e nella sua chiamata alla quale non ha saputo dare

valore e protezione. Giuda non ha riconosciuto nell’amore crocifisso di Gesù la fonte della “gioia piena”. Ma oggi possiamo sperimentare di nuovo l’ “amore più grande” di Cristo che “ha dato la sua vita per i propri amici”, per te e per me. Siamo suoi “amici”, e questo è tutto; a noi rivela i suoi segreti, la volontà di salvezza per ogni uomo. Anche Giuda lo era, ma ha tradito il Maestro per restare fedele al suo ego, come noi. Per questo, nella Chiesa, Gesù viene oggi per ridestarci alla chiamata che ci “costituisce”, spandendo su ciascuno di noi lo stesso “olio di letizia” con il quale è stato “unto” Lui, “a preferenza dei suoi eguali”. Viene a ancora a rinnovare l’elezione del Padre, gratuitamente, come accadde all’apostolo Mattia, chiamato dopo la Pasqua come “frutto” squisito della sua risurrezione.

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Specchiamoci in Mattia, immagine dell’apostolo rinato nella misericordia; con lui possiamo prendere il posto di Giuda “in questo ministero”, l’apostolo morto nel suo orgoglio. Con amore infinito il Signore viene a “sceglierci” di nuovo, nonostante noi “non abbiamo scelto Lui”. Viene a farci “cristiani”, riversando in noi il suo Spirito, l’olio della gioia, l’amore con il quale “il Padre ama Lui”. In esso siamo stati creati, e non c’è altra “gioia piena” che sperimentare questo amore e spanderlo a nostra volta, perché questa è la nostra “missione”, secondo il significato originale del termine “comandamento”: “che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”.

Lasciamo allora che lo stesso “frutto” dell’olivo, l’olio profumato che “scendeva sulla barba di Aronne” – immagine di Cristo – sino al “lembo della sua veste” – immagine della comunità dei suoi “amici”, ci unisca a Lui dai “frutti che rimarranno” nella vita di chi incontreremo: l’amore e la gioia che nascono sui rami della Croce, dove Dio ha amato ogni uomo nel sacrificio di suo Figlio. “Rimaniamo nel suo amore”, rimaniamo crocifissi con Lui e “tutto quello che chiederemo nel Nome di Gesù” ci sarà concesso. Sulla Croce, infatti, siamo già in Cielo con Lui, anche se continuiamo a camminare nel mondo, e per questo possiamo intercedere per ogni uomo, in qualunque situazione si trovi, con le stesse parole di Gesù: “Padre perdonali perché non sanno quello che fanno”. Perdona mio marito, perdona mia figlia, perdona questo collega che mi ha calunniato.

E il Padre perdonerà, vedendo Cristo crocifisso in noi. In questo sta la “gioia piena” di Gesù in noi, come fu la “perfetta letizia” che gustava San Francesco nell’amore a Cristo, sovrabbondanza dell’amore di Cristo per lui: Quando tornando al suo convento, “a notte profonda” in “un inverno fangoso e così rigido che, alI’estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d’acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: “Chi è?”. Io rispondo: “Frate Francesco”. E quegli dice: “Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te”…

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Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima” (Fonti Francescane).