don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 13 Giugno 2022

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L’AMORE SOPRANNATURALE DI CRISTO CI ABBRACCIA POLVERIZZANDO LE NOSTRE MALVAGITA’

Addormentandosi nudo sulla Croce “prima del tramonto”, Gesù ha restituito al Padre il nostro pegno, ovvero la natura divina che avevamo disprezzato e perduto; si è, infatti, lasciato togliere la sua “tunica” per coprire la nostra nudità rivestendoci con il suo “mantello” che ci ridona l’immagine e la somiglianza con Dio

Ecco un nuovo lunedì da vivere come figli della Domenica, il giorno nel quale, il Signore ci ha accolto nel suo Regno. Lo abbiamo sperimentato, vero? Abbiamo cioè creduto alla predicazione e, camminando per crescere nella fede, stiamo assaggiando il perdono dei peccati? Se sì, sapremo ascoltare umilmente e senza difenderci queste parole, e vedremo apparire Gesù Cristo compierle nella nostra vita. Solo allora diventeranno un Vangelo, la Buona Notizia che dà frutto in noi perché sia annunciata e offerta al mondo. Altrimenti queste parole resteranno una follia incomprensibile, contraria ad ogni buon senso. Anche per i cristiani, infatti è necessaria una seria Iniziazione Cristiana nella quale il cuore ferito dal peccato sia trasformato in un cuore capace di amare. Perché il Vangelo parla al cuore dell’uomo rivelando il cuore di Cristo; solo nella Chiesa, attraverso un approfondito e lungo cammino di fede, questa rivelazione giunge alla concretezza della nostra vita; in esso, infatti – guidati dai pastori e dai catechisti, ascoltando e meditando la Parola di Dio, nutrendoci dei sacramenti, sperimentando con fratelli concreti il miracolo della comunione e dell’amore – possiamo essere rigenerati e ricevere la natura di figli di Dio che vivono, naturalmente, secondo il Discorso della Montagna.

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Per questo, il Vangelo di oggi è un annuncio destinato a risvegliare il battesimo in ciascuno di noi. Non sono una nuova legge da compiere, e neanche un moralismo. Sono la Parola compiuta in coloro che sono di Cristo, che vivono in Lui: l’amore che descrivono è l’amore di Cristo che vive nei cristiani, secondo le parole di San Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal. 2,20). Quante volte abbiamo sfidato a duello Gesù per lavare nel sangue il tradimento che crediamo ci abbia fatto non compiendo le nostre volontà, e lo abbiamo schiaffeggiato come fece nel Sinedrio il servo del sommo sacerdote? E come ti ha risposto? E’ restato muto e non ha mai resistito, si è lasciato uccidere per lavare nel sangue i nostri peccati. Sì, per ricondurci nel Paradiso e ricominciare con noi dal “principio” nel quale Dio ci ha creati per amare, Gesù ha camminato molto più di “due miglia” prendendo su di sé l’ingiustizia più grande, i peccati che lo hanno spogliato della vita perché noi avessimo proprio la sua vita. Addormentandosi nudo sulla Croce “prima del tramonto”, ha restituito al Padre il nostro pegno, ovvero la natura divina che avevamo disprezzato e perduto; si è, infatti, lasciato togliere la sua “tunica” per coprire la nostra nudità rivestendoci con il suo “mantello” che ci ridona l’immagine e la somiglianza con Dio.

Solo se davvero ciò sta compiendosi in noi, potremo vivere questa nuova settimana, che è immagine della vita terrena, distendendo i nostri rami perché le persone che ci sono accanto possano ripararsi dai dardi infuocati del maligno. I cristiani, infatti, sono chiamati ad estendere il Regno di Dio e la sua giustizia sulla terra, dove gli uomini, per arginare il male e riuscire a convivere, ispirati da Dio, riescono a malapena a legiferare secondo la legge del taglione, “occhio per occhio, dente per dente”. E’ un frammento della Torah che Dio, conoscendo la “durezza” del cuore dell’uomo, ha consegnato a Mosè per limitare il desiderio di vendetta che cova nel suo cuore. Ma “al principio non era così”, come dice Gesù rispetto alla legislazione sul matrimonio. “Al principio” siamo stati creati per amare ed essere fecondi e moltiplicarci”. Per l’invidia del demonio il peccato e la morte sono poi entrato nella creazione, e ne fanno esperienza quelli che gli appartengono. Per questo di nuovo oggi, e ogni giorno, la terra si aprirà dinanzi a noi per ingoiare la nostra vita.

Fratelli, è così, perché la terra avvelenata dalla menzogna del demonio, deve fare quello le si addice, come il seme al quale è stato tolto quel veleno, deve fare quello per cui è stato creato. Ciò significa che tuo marito, se sta ascoltando il serpente, non potrà essere diverso da quello che è, terra arida e sorda alle tue parole, incapace di intercettare le tue angosce che liquiderà come i soliti scompensi ormonali… O vuoi che Dio, dopo averti perdonato e rigenerato, faccia con te come un contadino folle che voglia gettare il seme in un barattolo di miele? Ah sì, il miele è dolce, ma non per questo quel seme darà frutti di dolcezza, anzi, resterà strozzato da quell’ambiente innaturale e non darà frutto. Come è inutile cercare di fare più bella la terra arricchendola di aiuole con fiori meravigliosi; quando il seme vi cade, la terra apre le sue fauci per seppellirlo nel buio e farlo marcire… E’ inutile curare le apparenze, perché anche oggi “il malvagio” ti sta aspettando: non ti sorprendere se “uno”, che forse sarà tua figlio, ti contesterà con parole e gesti estremi per affermare se stesso; sì, se non ha ancora sperimentato l’amore di Dio, dovrà “percuotere la tua guancia destra” in segno di sfida, come quando si colpiva con il guanto la guancia opposta di colui che si voleva sfidare a duello; in ufficio hanno già preparato le ingiustizie su misura per noi, cambiando i turni e le ferie, per “costringerci a fare un miglio”, cioè per lavorare ben oltre quello che la Legge prescriveva; ovunque ci saranno persone che “ci domanderanno chiedendoci in prestito” denaro e tempo, forse la stessa attenzione e fedeltà che loro, anche i tuoi amici più cari, ti hanno negato quando tu ne avevi bisogno; forse tua moglie ti chiederà di unirti a lei nonostante proprio l’altro ieri si sia negata a te per stanchezza o per farti pagare qualche torto.

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Sono dietro l’angolo quelli che ci “citeranno in giudizio per toglierci il mantello”, unici beni inalienabili dei poveri secondo la legge dell’Antico Testamento: “Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle, come potrebbe coprirsi dormendo?” (Es 22,25): ci aspettano per toglierci i nostri diritti, capite? Ci porteranno dinanzi ai tribunali per appropriarsi della nostra pelle, mica solo dei beni superflui… Vorranno la nostra vita fratelli, perché non hanno più la propria. Ingannandoli, il demonio gli ha sottratto la dignità, per questo la cercano disperatamente illudendosi di raggiungerla affermando le proprie concupiscenze e calpestando i diritti degli altri.

Per questo devono trovare degli agnellini miti che non si difendono e si fanno spogliare di tutto e diventare spazzatura del mondo perché in loro risplenda la dignità perduta nella luce del perdono. Allora, di fronte alle voragini che ci attendono per inghiottirci, che faremo? “Occhio per occhio e dente per dente”? Mi hai fatto questo, bene, mi comporterò con te allo stesso modo. E ringrazia che non ti faccio di peggio… No fratelli, se davvero in noi ha cominciato a vivere Cristo diremo: ecco “l’altro occhio”, ecco “l’altra guancia”, ecco la mia vita, è per te; l’ho ricevuta anche io gratuitamente, e non finisce, è eterna, più forte del male. Prendila, perché solo così fratelli, la morte potrà essere “inghiottita dalla vittoria” di Cristo. Non siamo chiamati a fare giustizia secondo il mondo arginando un male che si ripresenta sempre più aggressivo, ma a giustificare i peccatori perché il male sia estirpato dai loro cuori. E’ questa la missione della Chiesa, lasciarsi inghiottire dalle ingiustizie perché il seme della Giustizia di Dio sia deposto nel cuore di ogni uomo.