don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 8 Gennaio 2022

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La festa del Battesimo di Gesù fa da ponte tra il tempo di Natale e il tempo ordinario. Nell’Epifania, Gesù si è manife stato alle genti; col Battesimo – intorno ai trent’anni – si manifesta a Israele, al suo popolo. Resta il lungo silenzio  sull’infanzia. I vangeli non ci parlano di questo tempo durante il quale Gesù è cresciuto in “Età, sapienza e grazia” (cfr  Lc 2,52) e dove ha imparato le Scritture.  

Oggi lo ritroviamo in fila con i peccatori, per ricevere il battesimo nelle acque del Giordano da Giovanni Battista:  v. 13: «Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui».  Lui che è senza peccato si mette in fila con i peccatori (2Cor 5,21: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece  peccato…”; cfr Eb 4,15). E in questa stessa dinamica, sarà considerato peccatore accettando di morire in croce, tra due  malfattori (cfr Mt 27,38).  

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15-15: «Giovanni voleva impedirglielo, dicendo: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni  da me?”. Ma Gesù gli rispose: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Allora egli lo  lasciò fare».  

Giovanni Battista prima reagisce, ma poi obbedisce alle parole di Gesù. C’è una missione da compiere e che né Gio vanni né Gesù si sono dati: “Adempiere ogni giustizia”, ossia compiere la volontà del Padre. Giovanni Battista è con sapevole che lui “deve diminuire e Gesù crescere” (cfr Gv 3,22), e quindi accetta quanto Gesù gli dice. In fondo Gio vanni sa che Gesù è quel “Più forte di me, a cui lui non è degno di slegare i lacci dei sandali” (cfr Lc 3,16). Giovanni  

Battista, l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento: egli è colui del quale disse Isaia: «“Voce di uno che grida nel  deserto: Preparata la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”» (Mt 3,1-12).  

16-17: «Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio  discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: “Questi è il Figlio mio,  l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».  

Scendendo nelle acque del Giordano, Gesù porta con sè il peccato del mondo per affogarlo. Nel risalire, si aprono per  lui i cieli, si riapre quindi la comunicazione, il dialogo, la relazione col Padre del cielo. Scende allora lo Spirito e una  voce risuona. Come In Principio “lo Spirito aleggiava sulle acque” (cfr Gen 1,2), così oggi aleggia sulle acque del Gior dano, inaugurando una nuova creazione.

Il nuovo Adamo, Gesù, – dice la voce – è il Figlio di Dio, l’Amato, colui del  quale il Padre del cielo può dire: “Io mi rallegro di Te, mi compiaccio per come stai vivendo, per quanto stai facendo… secondo la mia volontà”. Queste parole sono rivolte oggi a ciascuno di noi: in Gesù, nel battesimo che abbiamo rice vuto, queste parole continuano a risuonare per noi. Forse a causa del nostro peccato, dubitiamo che queste parole  risuonino proprio per noi. Eppure è così: questa Parola risuona per tutti noi, perché la verità della bellezza della vita,  del nostro essere creati da Lui a sua immagine e somiglianza, nessuno la può cancellare, neanche il peccato!

La bel lezza della nostra vita non dipende dalle nostre opere, ma dalla sua misericordia, dalle sue viscere materne. È a partire  da questa certezza, da questa verità che possiamo guardare anche noi con gioia alla nostra vita e “convertirci” con  ancora più gioia e passione. Basterebbe ripensare a Gesù: è andato nel deserto, presso il Giordano, per mettersi in fila  con i peccatori. Si è fatto Lui stesso peccato, dicevamo, per farsi solidale con noi. Non ha predicato, non ha espresso  giudizi o condanne. Si è fatto solidale. E così farà fino alla fine, morendo in croce per noi. Si è mescolato con la nostra  umanità ferita dal peccato. Certo, come Giovanni Battista forse anche noi restiamo “scandalizzati”, cerchiamo di al lontanarci dal Signore, di dirgli che “non meritiamo questo amore senza misura”. Così in fondo farà inizialmente Si mon Pietro quando non vorrà farsi lavare i piedi da Gesù (cfr Gv 13,6.8).

Ma la logica di Gesù è altra, diversa dalla nostra logica. Gesù è venuto per inaugurare un nuovo mondo, una nuova giustizia: “…Lascia fare per ora, perché  conviene che adempiamo ogni giustizia”, risponde Gesù di fronte alla perplessità del Battista. La giustizia di Gesù è  differente da quella del mondo: “Se la vostra giustizia non supererà quelle degli scribi e dei farisei, non entrerete nel  regno dei cieli” (Mt 5,20). La giustizia che Gesù critica è quella del calcolo, del bilancino. Quella giustizia che appesan tisce la vita, che giudica, che esclude. È una giustizia disumana, che neppure chi la pretende, la vive: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano pesanti fardelli e li impon gono… ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23,1ss). La giustizia degli uomini separa, giudica, clas sifica le genti. Quella di Gesù, invece, abbatte barriere, unisce, elimina ciò che separa. E infatti si “aprirono i cieli”.  Gesù è l’uomo nuovo che appoggia la sua vita non sul potere e l’onore, ma sull’amore del Padre. Gesù è colui che  adempie la volontà del Padre, perché tutti gli uomini siano salvi: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà,  ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di  quanto egli mi ha dato” (Gv 6,37-38). 

Gesù offre e indica la giustizia basata sull’amore misericordioso, perché solo l’amore rende liberi. Solo la fiducia in fonde la gioia e il coraggio di uscire allo scoperto e di vivere con verità. Gesù entra nelle acque del Giordano affinché  ciascuno possa riascoltare in cuor proprio le parole del Padre: “Tu sei mio figlio… sono contento di te”. Solo queste  parole renderanno capaci di vivere da figli di Dio.

Leggi qui la preghiera per domenica prossima.

Il commento al Vangelo di domenica 8 gennaio 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.