Siamo giunti alla IV domenica di Quaresima, detta Laetare (letizia-gioia): una sosta per focalizzare lโorientamento del nostro cammino verso la festa di Pasqua che ci attende, sapendo che questo procedere liturgico รจ simbolo del procedere della vita di ciascuno verso la Pasqua del cielo.
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Nella sosta odierna, possiamo sentirci ristorati dalle parole che Dio rivolge a Giosuรจ nella prima lettura โ โOggi ho allontanato da voi lโinfamia dellโEgittoโ โ accompagnate dalla promessa che il cammino dellโEsodo si conclude attorno a un banchetto nuovo, dove โ dice il testo โ โMangerete i prodotti della terraโ. Unโesperienza che porta il popolo a cantare con le parole del salmo: โGustate e vedete comโรจ buono il Signoreโ.
Questa gioia รจ solo un anticipo della gioia piena che ci porterร Gesรน, rendendoci partecipi della gioia del banchetto del cielo, pregustata giร oggi nel banchetto dellโEucaristia domenicale. Alla luce di questa festa di gioia siamo invitati ad accogliere lโinvito di san Paolo: โVi supplichiamo in nome di Cristo: Lasciatevi riconciliare con Dio!โ (seconda lettura).
Con questa premessa, entriamo nel testo del Vangelo, che pone al centro una festa e un banchetto.
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La parabola della misericordia
vv. 1-3: โSi avvicinarono a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli disse loro questa parabolaโ.
Questi primi versetti inquadrano il contesto nel quale Gesรน sviluppa le parabole della misericordia: la pecora smarrita (vv. 3-7), la dramma perduta (vv. 8-10) e infine quella del padre misericordioso, che รจ quella odierna. Farisei e scribi mormorano contro Gesรน perchรฉ banchetta con pubblicani e peccatori. Gesรน, da parte sua, li critica perchรฉ non sono capaci di unirsi alla loro festa, dimenticando che in cielo si fa festa per un solo peccatore che si converte (v. 7).
Per loro, e per noi oggi, presenta questa terza parabola.
Il figlio minore e il ritorno al Padre
vv. 11-24: โUn uomo aveva due figli. Il piรน giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”โฆ andรฒ in un paese lontanoโฆ lร sperperรฒ il suo patrimonio vivendo in modo dissolutoโฆ ritornรฒ in sรฉ e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerรฒ, andrรฒ da mio padre e gli dirรฒ: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a teโฆ”.
Si alzรฒ e tornรฒ da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettรฒ al collo e lo baciรฒโฆ il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito piรน bello e fateglielo indossare, mettetegli lโanello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perchรฉ questo mio figlio era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovato”. E cominciarono a far festaโ.
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Nella prima parte della parabola ci viene presentata la vicenda del figlio minore, il quale, dopo aver rinnegato il legame con il padre, se ne va lontano.
In questo modo lascia la casa paterna, la casa-villaggio dove ha condiviso la vita con gli altri fino a quel momento. Ma questa condizione di limite si trasforma in opportunitร : il figlio rientra in sรฉ stesso, fa memoria della sua storia e della sua dignitร perduta, e decide di tornare verso casa, ma non per il padre, quanto per i beni del padre.
Ma nel suo tornare avviene qualcosa di inaspettato: il padre lo vide, dice il testo, e gli corse incontro (cfr Os 1,2; 11,8-9). Senza neppure permettere al figlio di concludere il suo discorso, lo abbraccia, lo fa vestire delle vesti piรน belle, gli fa mettere i calzari ai piedi e lโanello al dito: tutti simboli che indicano la dignitร del โcasatoโ. Solo ora, innanzi alla bontร del padre, che prima non coglieva perchรฉ preso dalle cose, comprende di essere figlio amato.
Il figlio maggiore e la resistenza al perdono
vv. 25-32: Il figlio maggiore si trovava nei campiโฆ si indignรฒ, e non voleva entrare. Suo padre allora uscรฌ a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbeditoโฆ tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amiciโฆ”
“Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciรฒ che รจ mio รจ tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perchรฉ questo tuo fratello era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovato”.
Come il padre รจ corso incontro al figlio minore, cosรฌ corre incontro al figlio maggiore che non vuole entrare.
Ciรฒ che emerge dal dialogo con lui รจ che coltivava lo stesso stato dโanimo del fratello minore: al padre non voleva bene, ma voleva i suoi beni! Non riconosce il padre e tanto meno il fratello, come emerge dal dialogo: โFiglio, tu sei sempre con me e tutto ciรฒ che รจ mio รจ tuoโฆ Questo tuo figlioโฆ questo tuo fratelloโฆโ.
La lezione della parabola
Cosรฌ inteso, il cammino della vita โ simboleggiato in miniatura nel cammino quaresimale โ รจ un continuo tornare verso il Padre, perchรฉ dentro ciascuno di noi convivono il figlio minore e il figlio maggiore, come convivono grano e zizzania (cfr Mt 13,24ss).
Il Padre ci lascerร sempre figli liberi. Anche di andarsene e di sbagliare. Una, dueโฆ settanta volte sette: e lui ci accoglierร altrettante settanta volte sette (cfr Mt 18,21). Perchรฉ a muoverlo non รจ il perfezionismo legalistico, ma รจ la misericordia.
In questo andare e tornare, pian piano impariamo a comprendere che non dobbiamo divenire nรฉ il figlio minore nรฉ il figlio maggiore, ma il Padre: โMisericordiosi comโรจ misericordioso il Padre vostro del cieloโ (Lc 6,36).
Lasciamoci riconciliare dallโamore del Padre e partecipiamo con gioia oggi alla Cena dellโAgnello, lโEucaristia, banchetto dei peccatori, non dei perfetti.
Per gentile concessione di don Andrea Vena. Canale YouTube.