Siamo giunti alla IV domenica di Pasqua. Nelle prime tre domeniche le letture del Vangelo ci hanno narrato le apparizioni del Risorto: a Maria Maddalena (Pasqua, Gv 20,1-9); ai discepoli e poi anche a Tommaso (Gv 20,19-31); ai due discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35). In questa IV domenica il tema è dedicato al Buon Pastore. A Natale meditavamo su Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi (cfr Is 7,14); con la solennità di Pasqua, scopriamo che il Dio-con-noi muore in croce per vincere la morte e scende agli inferi per portare tutti con sé. Oggi ci viene ricordato che lungo il cammino della nostra vita Egli ci accompagna passo dopo passo, si prende cura di noi come fa il Buon Pastore (cfr Ez 34), pur di far giungere anche noi nel giardino del paradiso.
Lo fa non una volta, ma sempre: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,18). Gesù, Buon Pastore, non ritratterà mai la sua decisione: eventualmente siamo noi che usciamo dalla sua orbita, che, come il figliol prodigo (cfr Lc 15) ten iamo altre strade illusi di trovare libertà e felicità! Ma Gesù c’è sempre, le sue braccia – ci è stato ricordato domenica scorsa nella festa della Divina Misericordia – sono sempre aperte per noi ogni qualvolta decidiamo di tornare.
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Non una o due volte, no, ma settanta volte sette (cfr Mt 18,21). Di più, Lui stesso, Buon Pastore, è sempre pronto a venirci a cercare, pur di riportarci a casa (Lc 15,4-7). Così, mentre noi cerchiamo di tornare a Lui, scopriamo di essere attesi e cercati da Lui, perché «Dio ci ha amati (e ci ama!) per primo» (1Gv 4,19). Convertitevi. Il testo evangelico viene introdotto dalla prima lettura, tratta da libro degli Atti, dove di fronte alla predicazione di Pietro, nella gente emerge uno stato d’animo e una domanda: «si sentirono trafiggere il cuore… che cosa dobbiamo fare?». Lo stato d’animo suggerisce che la gente ha ascoltato le parole di Pietro e si è lasciata mettere in discussione, ha permesso cioè che la Parola scavasse in loro facendo emergere una «sana nostalgia» di Dio.
Gli Apostoli non hanno indicato cose da fare, ma hanno indicato un atteggiamento di fondo da vivere: «Convertitevi», cioè voltatevi, guardate a Lui, consapevoli che senza di Lui non è possibile fare nulla (Gv 15,15). Voltarsi a Lui, convertirsi significa imparare a riconoscere che solo Gesù è «la Porta» attraverso la quale siamo invitati ad entrare. Lui solo ci conosce per nome e ci guida con verità lungo il cammino della vita: tocca a noi però educarci ad ascoltare la sua Voce, per evitare di essere ingannati da altre voci menzognere. La conversione è dunque questo continuo imparare a riconoscere la sua Voce tra le tante voci; è questo accorgersi della Sua presenza amica e discreta nella nostra vita.
Gesù è la Porta, e la chiave per entrarvi è la Croce, ci è stato ricordato qualche domenica fa. La porta è ciò che crea comunicazione tra due luoghi: è dunque simbolo di «passaggio». È luogo di accesso, di ingresso, simbolo di ogni passaggio della vita: poter entrare e uscire dalla porta significa avere libertà, come in casa propria, in famiglia. Il ladro, invece, sfonda, scassina la porta o entra per la finestra. Ma la porta è anche simbolo di sicurezza e protezione, infatti si chiude a chiave per proteggersi. Gesù si serve dell’immagine della «porta» per indicare che Lui è venuto a rendere accessibile ciò che prima era inaccessibile, ossia la comunione con Dio. Gesù è la Porta, cioè è la nuova ed eterna possibilità che Dio ci ha dato per uscire da noi stessi e dalle nostre chiusure aprirci a Dio e agli altri. Entrare per la Porta significa allora imparare a conoscere e amare Gesù sempre di più, affinché la sua volontà diventi sempre più la mia volontà.
Gesù buon pastore. C’è un dato che deve aiutarci a riflettere e che deve incoraggiarci nello scegliere il Signore come nostro Buon Pastore: Lui ha dato la vita per noi. Il mercenario sfrutta, ma poi scappa di fronte al pericolo. Gesù, Buon Pastore, è colui che invece ha affrontato il pericolo, la morte, pur di salvarci. E questa esperienza ogni giorno continua a prolungarsi nell’Eucaristia, nella quale il sacrificio di Gesù sulla croce e la sua risurrezione, si fanno sempre presenti per noi. Fissando lo sguardo in Lui e guardando a quanto Lui stesso ha fatto per noi, siamo chiamati a “convertirci” e fare altrettanto, trasformando la vita in un dono. Gesù ci ha liberati per la libertà!… e non perché questa libertà divenga un pretesto per la carne. Come ci ricorda Pietro nella II lettura, Gesù ci ha la sciato l’esempio, ora spetta a noi imitarlo, sapendo di contare nel suo aiuto.
L’orizzonte che viene posto innanzi è certamente impegnativo, eppure se il Signore Gesù, che ben conosce i nostri cuori e pensieri, ci invita a seguirlo e a imitarlo, vuol dire che in e con Lui che possiamo mettere in pratica quanto ci propone. Qui sta la fatica, e a volte la lotta, nel convertirci. Nell’ascoltare e riconoscere la sua Voce, preferendo a volte seguire altre voci. Ecco perché siamo invitati a crescere nell’amore, a familiarizzare con Lui per riconoscerLo nel nostro cammino. In fondo non c’è vera conoscenza senza amore, senza un rapporto interiore, senza una profonda accettazione dell’altro.
Il mercenario. Il pastore è ben diverso dal mercenario. Mentre il pastore serve il gregge, il mercenario si serve del gregge. È colui che ha ricevuto una «mercede», un pagamento per svolgere un servizio: da qui si comprende che è uno che non gli interessa del gregge, a lui le pecore non appartengono, ma lo fa per puro interesse. Gesù è il Buon Pastore, Colui che entra per la porta attraverso la chiave della croce e si prende cura del gregge sapendo condurre lo smarrito (cfr Ez 34,16), pascolandolo fin sul monte santo (Ez 34,14). Lui conosce e ha dato la vita per ciascuno.
Spetta ora a noi imparare a ri-conoscerlo nell’amore: più si conosce una persona, più la si ri conosce dalla voce: così capita al telefono, o in casa…dove senza vedere la persona, la si ri-conosce dal suo parlare. Familiarizzare con la Parola di Dio, la parola del Buon Pastore, ci permetterà di riconoscere la sua voce dentro il nostro animo e dentro lo scorrere della nostra vita. E il modo più bello e vero di familiarizzare con la Parola, ci ricorda spesso papa Francesco, è tenersi in tasca un piccolo vangelo e leggerne qualche versetto-qualche riga ogni giorno: questo ci aiuterà a fare amicizia con il Signore, ad abituarci alla sua Parola/alla sua Voce, spesso così diversa dalle voci del mondo.
Con questo linguaggio simbolico ed evocativo, comprendiamo che attraverso la porta del Battesimo siamo entrati nel gregge di Dio avendo come pastore lo stesso Figlio, Gesù. Lui ci conosce, ci chiama per nome e, dicevamo, ha dato la vita per noi. A partire da questo siamo quindi invitati a costruire un’autentica relazione con Lui, fatta di presenza e di ascolto, di dialogo e di amore, di cura e di dedizione. Con Lui e quindi con gli altri. La relazione di bellezza che Gesù ha inaugurato con noi chiede oggi di riflettersi nelle nostre relazioni personali…
Leggi qui la preghiera per questa domenica.
Il commento al Vangelo di domenica 30 aprile 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.