Cosa dice la Parola/Gesù
Domenica scorsa il Signore Gesù ci aveva invitati a seguirlo con convinzione, con passione, con gioia. Oggi, proseguendo esattamente dal punto dove ci eravamo lasciati domenica scorsa, il Signore ci ricorda che il compito di annunciare non è riservato a pochi eletti, ma è rivolto a tutti: “In quel tempo Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé…”. Questa universalità alla chiamata e missione spiega la gioia espressa dal profeta Isaia, testo scelto dalla liturgia come prima lettura: “Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate…Sfavillate con essa…sarete allattati e vi sazierete…Ecco, io farò scorrere verso di essa come un fiume, la pace, come un torrente in piena la gloria delle genti…Come una madre consola un figlio, così io vi darò consolazione…”. Questa gioia, questa pace, questa gloria arriva con l’annuncio del vangelo. Il vangelo è pace, gioia, gloria! E tutti possono/devono portarlo, annunciarlo, testimoniarlo: “Acclamate Dio, voi tutti della terra”, recita il versetto del salmo. “Tutti”, non solo alcuni. Tutti.
1-5: “Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”.
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Innanzitutto ciò che emerge è che la missione nasce sempre nel cuore stesso di Dio: “Designò altri settantadue”. Il numero rimanda ai settantadue popoli della terra conosciuti e descritti in Genesi 10, e che la missione giungerà fino ai confini della terra dopo la risurrezione di Gesù (cfr Lc 24,47). Un secondo dato da sottolineare è che all’origine dell’esperienza cristiana e della missione c’è sempre l’incontro con il dolce Volto di Gesù (cfr domenica scorsa: fissare lo sguardo sul Volto di Gesù, per poterlo seguire). Se perdiamo di vista il Volto di Gesù, rischiamo di credere, e anche illuderci che la chiamata e la missione siano una cosa nostra. Ma non è così. Un terzo particolare è il fatto che Gesù invia i discepoli “a due a due”: è l’inizio della possibile fraternità. Non si può parlare di amore, se non si è almeno in due e non ci si ama. Perché la Parola sia creduta, è bene che sia credibile nella vita nostra. Partono a due a due per allenarsi a fare spazio all’altro.
“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate…”.
Lo diceva un tempo Gesù, e quanto vale anche oggi: è «il piccolo gregge» (Lc 12,32), del tempo di Gesù e di ogni tempo. Anche il nostro. Certo, è questione di numeri: oggi pochi sono i figli e pochi saranno gli annunciatori del vangelo. Ma c’è anche un secondo dato da considerare. Parafrasando san Gregorio Magno, possiamo dire che “Il mondo è pieno di sacerdoti, di catechisti, di educatori…tuttavia si trova di rado chi lavora nella messe del Signore…ci si vanta dell’onore di essere discepoli del Signore, ma non si compiono le opere che l’ufficio comporta…Nel chiederci di pregare, il Signore ci fa capire che solo nella preghiera e dalla preghiera potremmo imparare a compiere ciò che con viene, perché la lingua non resti inceppata nell’esortare e il nostro silenzio non condanni presso il giusto giudice noi. Rischiamo infatti di ingolfarci in affari terreni e così mostriamo/offriamo agli altri compiti che non ci sono propri” (cfr san Gregorio Magno, dalle omelie sui vangeli).
E nel mandare, Gesù da’ alcune chiare indicazioni. “Come agnelli in mezzo ai lupi”; l’espressione non è nuova nella Bibbia: la ritroviamo infatti in Isaia. “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello” (Is 11,6). Un modo per dire che ci sarà pace tra tutti e che tutti sono invitati a vivere in pace. “Non portate né borsa…né bisaccia…né sandali”. La borsa serve per mettere i soldi, la bisaccia per il pane e i sandali per il viaggio. Elementi attraverso i quali Gesù fa capire di non inseguire progetti e/o compensazioni personali. Se nel primo punto i discepoli partivano “a due a due”, ora sono chiamati a partire “poveri”, per imparare a fidarsi di Colui che li ha scelti, chiamati e mandati…ma anche di coloro che li accoglieranno: “guardate i gigli del campo…” (cfr Mt 6,26).
Portare il Vangelo è in fondo portare Cristo, e non c’è pane che tenga, non c’è compensazione che tenga: “Non di solo pane vive l’uomo” (cfr Mt 4,4). È Cristo colui che dobbiamo portare con la nostra vita e, se serve, con le nostre parole, com’era solito dire san Francesco d’Assisi. A volte rischiamo di ridurre la proposta cristiana a cose da fare ma non a un’esperienza da vivere: Gesù non fa progetti, non offre strategie, non pianifica il cammino. Lui invita semplicemente a gettare le reti della vita sulla sua Parola; chiede di farsi prossimi (cfr Lc 10,30ss); di condividere con gli altri quanto si ha (moltiplicazione dei pani Mc 6,30-44)…questo e nient’altro insegna con la sua vita, chiede con la sua proposta.
6-12: “Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città”.
I versetti che seguono mostrano il cuore dell’annuncio: la pace. Una pace che si fa dono, offerta…non pretesa. Che lascia anche la libertà di dire “no”. La pace, fa capire Gesù, va sempre data da parte dei discepoli, anche se poi non viene accolta. Va donata. E anche se la pace non viene accolta, il discepolo del Signore deve mantenere la pace, perché la pace non è un’idea ma “Cristo è la nostra pace” (Ef 2,14). La pace dunque è quel Volto che ci ha conquistati, sedotti e che non possiamo-dobbiamo perdere di vista. E che può essere rifiutato.
17-19: “I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: “Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome”. 18Egli disse loro: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non ral legratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
Qui il discorso di Gesù raggiunge il suo culmine. La gioia dei discepoli non è il successo per quanto fanno: che sia lo scacciare i demoni, o camminare sugli scorpioni…tutte scene che impressionano. Se pensiamo all’oggi, la gioia non sta nel riuscire in un progetto pastorale o nell’aver aumentato i fedeli in chiesa o nel gruppo! La gioia più grande è che i nostri nomi sono scritti nei cieli o, con un’altra immagine, sulla palma della mano del Signore. A ribadire che l’orizzonte della vita non sono i risultati umani, ma la gioia che un giorno parteciperemo con il Signore in cielo. Questa certezza ci renderà liberi dalle fatiche, dai fallimenti ma anche dai successi. La gioia vera è sapere che la vita è custodita nelle mani di Dio (cfr Is 49,2.16). Alla fine, come Gesù con la sua vita ha narrato il Padre (cfr Gv 1,18), così ora ciascuno di noi è chiamato a narrare lui con la propria vita (cfr Lc 24,48), a divenire “Lettera vivente…scritta con lo Spirito” (cfr 2Cor 3,1-6).
Dando uno sguardo complessivo a questo testo evangelico, possiamo dire che i “torrenti di gioia”, come preannunziati dal profeta Isaia, sgorgheranno dalla preghiera, “Pregate il padrone della Messe;” dalla disponibilità alla missione, “andate”; dall’essenzialità, “Non portate borsa né sacca”; dallo stile, “dite Pace a questa casa”; dal fine, “rallegratevi perché I vostri nomi sono scritti nei cieli”.
Cosa rispondo io oggi alla Parola/Gesù
Colletta anno C
Dio di consolazione e di pace, che chiami alla comunione con te tutti i viventi, fa’ che la Chiesa annunci la venuta del tuo regno confidando solo nella forza del Vangelo.
Signore Gesù,
Tu insegni che
tutti siamo chiamati a divenire
lettera vivente del tuo amore,
annunciatori del tuo vangelo,
che è gioia e salvezza.
Rendimi consapevole
della fiducia che poni in me
e della missione che mi affidi
non per miei meriti,
ma per tua sola grazia.
Con lo sguardo fisso in Te,
che io possa imparare
ad annunciarTi con la vita e,
se serve,
con qualche parola.
Il commento al Vangelo di domenica 26 giugno 2022 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.