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don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 28 Gennaio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1, 21-28

Continua il nostro cammino alla scuola della liturgia: domenica scorsa avevamo ascoltato i versetti 14-20  del primo capitolo di Marco; oggi riprendiamo dal versetto 21, e in questo modo cogliamo come la liturgia ci aiuta,  di domenica in domenica, ad ascoltare – a puntate – un intero vangelo. 

Il testo odierno, così avviene ogni domenica, viene preparato dalla prima lettura, oggi tratta dal libro del  Deuteronomio, al capitolo 18 dal versetto 15 al 20. Vorrei però leggere il versetto 9 perché ci aiuta a capire meglio il  testo: “Non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni” (18,9). In questo versetto Dio invita il popolo a non  seguire gli idoli e, per aiutare il popolo stesso ad assolvere questo comando – qui ci agganciamo al nostro testo -, Dio “susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me” (v. 15), capace di aiutare il popolo a  comprendere la Parola.  

v. 21: “Giunsero a Cafarnao”: l’evangelista contestualizza la scena per aiutarci a creare la “situazione di luogo”, dettagli che suggeriscono che la “scena” non è una favola, ma è un fatto concreto e reale. Si tratta della città di alcuni  suoi discepoli e qui Gesù da avvio alla predicazione.  

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v. 21b: “Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava”: apparentemente non c’è nulla di strano in questo, in  quanto il sabato è il giorno del riposo di Dio (cfr Gn 2,1-3), e ogni pio israelita partecipa al “riposo di Dio”. Gesù, il  Figlio di Dio, si inserisce dentro la storia e la tradizione, ma lo farà in modo nuovo.  

v. 22-23: “Erano stupiti del suo insegnamento”… “Insegnava come uno che ha autorità”: la gente è stupita non  per la presenza di Gesù, quanto per il suo insegnamento, che “non è come quello degli scribi”. Il testo non dice cosa  “insegni”, certo è che i presenti restano colpiti. Gesù parla “come uno che ha autorità”, si rivela convinto e  convincente. Dice una Parola capace di “penetrare”, di incidere (cfr Eb 4,12ss), di portare allo scoperto e quindi di  svelare i cuori. Chi è nella verità si stupisce e gioisce, chi è nell’ombra si vergogna e ha paura.  

La Parola svela, crea vergogna/pentimento e conversione. E’ in questa capacità di smuovere la vita che la gente  avverte la presenza di Dio, la novità qualitativa. L’autorità di Gesù è dettata dal fatto che non dice solo parole, ma  qualcosa che è già “suo”, che gli “appartiene”, che porta nel cuore. Dice quello che è, è quello che dice. Un  insegnamento capace di illuminare, di dilatare i cuori, di allargare le menti. Parole attraverso le quali Egli non intende  solo un aprire le orecchie, ma tutta la persona.  

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v. 23: “Uno spirito impuro”: si tratta di uno spirito non autentico, uno spirito ambiguo. Prima di procedere, è bene  chiarire la parola “puro/impuro”, e inserirla nel suo corretto contesto: “Puro… a causa della parola che vi ho  annunciato” (Gv 15,3). La “purezza”, ci dice l’evangelista Giovanni, risiede nell’orecchio, nell’ascolto obbediente della  Parola. L’impurità alla quale si fa riferimento, quindi, riguarda la mancanza di ascolto e di custodia della Parola (cfr  Mc 4,1-12 parabola dei terreni). E’ esperienza che rientra nella sfera “interiore”: quest’uomo che grida riesce a far  convivere la sua “impurità” con l’ascolto della Parola in sinagoga, in quanto il dire/agire degli scribi e dei farisei è  compromesso (cfr Mt 5,13: “se il sale perdesse il sapore…”; Lc 11,28: beati quelli che ascoltano la Parola…; Mt 7,21ss: saggio chi costruisce  sulla roccia). 

v. 24: Che vuoi?… sei venuto a rovinarci…: Chi si accorge della novità di Gesù è l’uomo posseduto dallo spirito impuro, che si sente minacciato nella sua “tranquilla ambiguità”. “Sei venuto a rovinarci?”: il plurale suggerisce che  “sono molti” i demoni che ci possono invischiare e renderci impuri (cfr Lc 8,26-39, Legione, molti demoni). La “rovina” alla quale si fa riferimento è per quanti hanno progetti contrari al piano di Dio; è la rovina per quanti  imprigionano e rovinano gli uomini: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti… segno di contraddizione perché siano svelati i  pensieri di molti cuori” (cfr Lc 2,34-35). 

“Tu sei il santo di Dio”: è interessante notare che lo spirito impuro riconosce l’identità di Gesù, dice cose giuste,  vere: Gesù è il Figlio di Dio. Il demonio “conosce” Dio e le cose di Dio (cfr Gn3, il serpente). Ed è proprio l’abile  dialettica che permette a lui di stare anche nella sinagoga, a tal punto da neutralizzare i presenti fino a renderli  innocui! “Non sei nè freddo né caldo” (Ap 3,15); “sei insipido” (cfr Mt 5,13ss). Il demone conosce tutto di Dio, come ha  già dimostrato nelle tentazioni nel deserto (cfr Mc 1,12-13), ma gli manca l’aderire a Lui, l’accoglierlo come Signore: gli manca la fede; gli manca la “croce”, la sola che svelerà con tutta verità chi è veramente Gesù: “Davvero quest’uomo  era Figlio di Dio” (Mc 15,39).  

v. 25: “Taci! Esci da lui”: Gesù non accetta il dialogo. Con il demonio il dialogo va subito bloccato, fermato: Eva  cadrà nel tranello del serpente perché si porrà in dialogo con lui, dimenticando che il diavolo è la più astuta di tutte  le creature (Gn 3,1). Gesù, nel deserto, si difenderà dal diavolo solo con la forza della Parola (Mt 4,1ss),  riconoscendola “scudo e baluardo” (Sal 17). La verità zittisce la menzogna.  

v. 26: Straziandolo e gridando forte”: la liberazione non è mai un’esperienza tranquilla, perché il “demonio” non  accetta di farsi sconfiggere, è duro da vincere, e ancor prima è duro da riconoscere. 

v. 27: “Comanda… e gli spiriti impuri gli obbediscono”: l’insegnamento è nuovo perché “autorevole”, perché  “liberante”. Parola e azione sono collegati in Gesù: dicendo fa, e facendo dice (cfr Gn 1: “Dio disse… e fu”). Criterio  al quale ci aveva preparato il Deuteronomio nel cogliere il vero profeta (18,22). Farisei e scribi propongono parole,  un insegnamento “opprimente”, che getta fardelli pesanti sulle spalle mentre loro non li muovono nemmeno con un  dito (cfr Mt 23,4). La proposta di Gesù è “vangelo”, lieta notizia. Una novità talmente bella e gioiosa, che ci porta a  unirsi al canto del salmista: “Ascoltate oggi la voce del Signore!… E’ Lui il nostro Dio, noi il popolo del suo pascolo… non  indurite il cuore…”.  

Ad un’attenta lettura il vangelo sta ponendo una domanda anche a me; mi sta provocando e forse  infastidendo perché intacca quell’equilibrio “impuro” con il quale anche io ho imparato a convivere. Il Vangelo mi  porta così a creare la mia “composizione di luogo” (cfr sant’Ignazio), a prendere atto che Dio entra dentro la mia storia  concreta, non la storia creata dai miei sogni. In quest’uomo impuro descritto nel vangelo posso e possiamo  specchiarci. Il credente che è in me è chiamato ogni giorno a convertirsi, a passare da una “vita religiosa” a una “vita  di fede”.

Quando accetto – come dicevamo domenica scorsa – di mettermi in cammino “dietro a Lui”, devo accettare  di lasciare le mie “sicurezze”. In questo percorso di conversione, ripenso anche alle mie “convinzioni/fissazioni” sulle  quali ho costruito la mia “stabilità”; ma queste rischiano di immobilizzarmi, di trasformarmi in una sorta di “cristiano  da museo” (con annessi riti da museo!), a tal punto da ribellarmi da ogni tentativo di proposta.

Una resistenza diabolica, spesso abilmente vestita dal “buon senso”, da “tradizione”, (“t” minuscola), “dal si è sempre fatto così”… ma che in realtà mi allontana dal mio posto, dallo stare “dietro a Gesù”(cfr Gv 6,68). Il Suo “narrare Dio”, infatti, non  blocca né blinda, ma infiamma i cuori e smuove la vita… (cfr Emmaus, Lc 24,32 “Non ci ardeva forse il cuore mentre  lui conversava con noi?”). Lo stupore della gente sta proprio qui: nel sentirsi infiammare i cuori e nel vedere guarigioni (cfr Dt v. 22; Mc 16,15-18: “questi i segni che accompagneranno quanti credono: scacceranno i demoni) Domenica scorsa dicevo che il nostro cuore è una sorta di “Galilea delle genti”, un campo dove convivono  tante voci, tante dinamiche simili ma contrarie (grano e zizzania, Mt 13,24ss).

Forse anche noi abbiamo voci amiche  ed esperte (secondo il pensiero del mondo!) che ci confondono, ci sviano… O voci che tentano di schiacciarci nei  nostri sensi di colpa, dimenticando che Gesù ci ha salvati, che i suoi chiodi sono per noi “chiavi” per accedere al pozzo  infinito della sua misericordia. Ebbene, forse mi e ci servirebbero le parole di Gesù: “Taci, esci da quell’uomo!”. Parole  che richiedono silenzio per poter essere ascoltate.  

Questo spiega ancor di più perché sono invitato a domandarmi: Cosa anima il mio impegno di credente? Com’è la  mia relazione con il Signore?. Il mio è un cuore unificato o diviso perché ancora incapace di decidere quale padrone  servire (cfr Mt 6,24)?  

Un altro punto reputo importante. Ho o sto imparando da Gesù che con il demonio non si può e non si  deve dialogare? So evitarlo in modo tale da non dargli attenzione, consapevole che lui è la più astuta di tutte le  creature? (cfr Gen 3,6: “Il frutto dell’albero era buono… gradevole… desiderabile”. Il demonio non ti imbroglia  frontalmente, ma ti “seduce”. Solo poi vedi le conseguenze! cfr 1Gv 2,12-17).

Questo dato che emerge dalla pagina  evangelica è chiaro e sicuro: nella vita e nella storia, personale/sociale/ecclesiale, non c’è solo l’azione di Dio, ma  anche l’azione del maligno/del male/del divisore. Non si può e non si deve sottovalutare questo, anche perché  significherebbe cadere nel tranello stesso del diavolo, illusi che non esiste e che tutto vada bene: “Io so infatti che in  me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo… Ora se faccio  quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me” (Rm 7,14ss).

Un esercizio che non sarà mai  facile, sarà “lotta”, perché il demonio che c’è in me non è intenzionato a lasciarmi con tanta facilità, come emerso  nel brano evangelico. Il cammino di “purificazione”/“semplificazione” è e sarà sempre una lotta, a cominciare dal  riconoscerlo presente nel mio cuore e nella mia vita (cfr Mt 13,24, grano e zizzania); non dobbiamo spaventarci o meravigliarci di questo.

Anche a Pietro è capitato, a tal punto che Gesù gli dirà: “…Va dietro a me, satana, tu non  pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8,33). Abbiamo sempre bisogno che la Parola di Gesù porti allo  scoperto la nostra “ambiguità”, la nostra “impurità”; perché ci rimetta al nostro posto nel cammino della vita, “dietro  a Lui”, sapendo che tutto questo è un combattimento, che si potrà affrontare e vincere solo con la forza della Parola,  l’aiuto dei Sacramenti, la gioiosa e sincera compagnia di amici spirituali. Male non fa giocare d’anticipo, magari con  la supplica, guarda caso denominata proprio “preghiera del cuore”: “Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”(cfr  Lc 18,35).  

L’autorità di Gesù sta nella sua coerenza tra il dire e il fare. A tale riguardo papa san Paolo VI diceva: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei  testimoni”. Una testimonianza che chiede di essere vissuta, mostrata dentro la vita quotidiana, nella “mia” Cafarnao,  lì dove vivo, lavoro… capace di svelarsi, ricorda papa Francesco, come “santità della porta accanto”.  

C’è un dato che secondo me emerge con chiarezza: l’uomo “impuro”, a differenza di Gesù, non ha preso  a cuore la Parola perché non ha preso a cuore Dio. Gesù ha preso a cuore la volontà del Padre suo: “Non sono venuto  a fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato” (Gv 6,38). Un’obbedienza – ascolto che si fa adesione  – e che troverà il suo momento culminante quando Gesù si consegnerà e morirà in croce, dove verrà riconosciuto dal  centurione: “Veramente questi era il Figlio di Dio” (Mt 27,54).  

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Per gentile concessione di don Andrea Vena. Canale YouTube.

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