don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 27 Agosto 2023

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La liturgia ci fa continuare la lettura del Vangelo di Matteo. In queste domeniche abbiamo meditato le parabole di Gesù  (il seme gettato nel terreno, Mt 13,1-23, XV domenica; la parabola del grano e della zizzania, Mt 13,24-30, XVI domenica;  la parabola del tesoro e della perla preziosa Mt 13,44-50, XVII domenica), la Trasfigurazione di Gesù (Mt 17,1ss, XVIII  domenica), la tempesta sedata nel lago (Mt 14,22-33, XIX domenica) e domenica scorsa la guarigione della figlia della  donna cananea (Mt 15,21-28, XX domenica). Un crescendo di stimoli per fissare sempre più e sempre meglio l’attenzione sulla Persona di Gesù e sulla sua Proposta; ecco perché è sempre utile e bello far memoria del cammino compiuto: ci permette di tenere il filo del discorso e così comprendere meglio la tappa che si sta per vivere. Il testo del vangelo viene preparato e introdotto da un passo del profeta Isaia: «…sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme… gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà… Sarà un trono di gloria per la casa di suo padre». Parole che appaiono di difficile comprensione ma, con la venuta di Gesù, tutto si fa più chiaro: è  Lui infatti l’atteso delle genti, l’annunciato dai profeti. È Lui che svelerà che Dio è padre e si prende cura di tutti gli  abitanti della terra, è Gesù stesso la gloria del Padre del cielo. 

vv. 13-14: «Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il  Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Di fronte alla domanda di Gesù, i discepoli rispondono più o meno guardando al passato: Elia, Geremia, Giovanni il  Battista. I discepoli attingono dalla loro formazione, dal sentire della gente: Elia era il profeta atteso, il Battista era stato  da poco ucciso da Erode ma forse tornato in vita (cfr Mt 14,1-12); o forse Geremia, che parlava contro il tempio di Gerusalemme (cfr Ger 7), come fa ora Gesù.  

vv. 15-20:Disse loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E  Gesù gli disse: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio  che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non  prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e  tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il  Cristo. 

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Con questa seconda domanda Gesù chiede ai discepoli di esporsi, di mettersi in gioco. Non gli interessa tanto la formula, ma capire chi è Lui per loro. E se prima i discepoli hanno risposto al passato, ora Pietro offre una lettura diversa,  cogliendo la novità di cui Gesù è portatore: «Tu sei il Cristo…». Non lo dice di sua iniziativa, arrivandoci con suoi ragionamenti, ma, come emerge dal testo, lo afferma perché gli è stato rivelato «Il Padre mio che è nei cieli» te lo ha rivelato,  dirà Gesù.  

Non può passare inosservato che il Padre ha svelato questo «tesoro» a Pietro, a colui che ha tentato di proporre di  costruire tre tende sul monte della Trasfigurazione (cfr Mt 17,1ss), o che durante la tempesta ha sfidato Gesù nel voler  camminare anche lui sulle acque per poi dover chiedere aiuto! (cfr Mt 14,22ss). Un Pietro dunque ancora immaturo,  istintivo, incapace di gestirsi, ancora con una fede debole, a differenza della donna cananea (cfr Mt 15,21)… ebbene, a  lui il Padre lo ha rivelato: «Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (cf Mt 11,27).  Al di là del suo ruolo, possiamo vedere in Pietro uno dei piccoli che Dio sceglie per rivelare le cose del Regno (cfr Mt  11,25-27).

Possiamo dire che Pietro si è ritrovato sulle labbra parole più grandi di lui, parole che non vengono dalle sue  capacità naturali: sono parole ispirate (cfr papa Francesco). Questo svelare il nome, però, chiede a Pietro di porsi in un  cammino di rinascita, di passaggio tra il vecchio e il nuovo: da Simone a Pietro. Ed è proprio a lui che Gesù affiderà le  chiavi e il compito di «sciogliere e di legare» (ricordate quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura: il potere di aprire  e chiudere è di Gesù, il quale ora lo condivide con Pietro). Un compito che non nasce e non deve nascere a tavolino, ma  dalla sua stessa esperienza di peccatore perdonato. Perché l’adesione di Pietro a Gesù, così come la nostra adesione  oggi, non dipende dalle conoscenze, ma dall’esperienza che facciamo di Lui.

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«Chi sono io per voi?», domanda Gesù ai discepoli. E oggi continua: «Chi sono io per te?». Gesù non può essere ridotto a  una formula di catechismo, a un prodotto di desideri, a un sogno o a delle proiezioni personali. Come ricorda san Paolo  nella lettera ai Romani, «La fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17): Cristo non è  un’idea né tanto meno un’ideologia. È incontro, è esperienza, è un Avvenimento, è un Fatto. La fede è un Tu che mi  interpella. «All’inizio dell’essere cristiano – scriveva papa Benedetto XVI – non c’è una decisione etica o una grande idea,  bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»  (Deus Caritas est, 1).  

La domanda di Gesù ai discepoli è la domanda decisiva. Lo è stato per loro e lo è per noi oggi: la nostra adesione a Gesù  dipende proprio da come viviamo questo rapporto con Lui e quanto siamo disposti a metterci in gioco per e con Lui. In  Pietro, Gesù costruisce la Chiesa: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa». Di questa costruzione  Pietro è la prima pietra e Gesù sarà quella «Pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio» (1Pt  2,4). Gesù non sceglie Pietro per la sua bravura, per la sua coerenza… che è ancora in divenire, tanto che rinnegherà il  Maestro (cfr Lc 22,54), ma lo sceglie per la fede confessata. Per aver fatto, e ancora farà, esperienza della misericordia  di Dio: «Simone, Simone… ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,32). L’esperienza di Pietro è sostenuta e accompagnata dalla preghiera di Gesù, il quale sa  che Pietro dovrà ancora maturare, rafforzarsi. Solo quando si sarà convertito pienamente a Lui, allora sarà in grado – in  forza anche della sua esperienza – di confermare i fratelli, con lo stesso metro di misura con il quale Gesù ha operato in  lui.  

Sulla salda roccia di Pietro, anche noi veniamo impiegati come pietre vive per la costruzione dell’edificio spirituale che  è la Chiesa (cfr 1Pt 2,4): non saremmo delle rocce, ma piccole e necessarie pietre, perché agli occhi di Dio nessuna pietra  è inutile, nessuna pietra può e deve essere scartata, ma tutte sono preziose e diventano importanti nelle sue mani. E  anche noi, nel nostro piccolo, siamo e saremo chiamati a confermare i nostri fratelli non da chissà quale cattedra, ma a  partire dalla nostra esperienza di peccatori perdonati.  

Il cammino che la Liturgia ci sta aiutando a compiere, ci permette di capire sempre più e sempre meglio chi sono io per  Gesù e chi è Gesù per me. Se non imparo anch’io a rispondere a questa fondamentale domanda – Chi sono io per te? – rischio di ridurre la fede a un insieme di nozioni ma non a un’esperienza di salvezza. E non importa se ancora non ho  raggiunto chissà quali risultati: neanche Pietro è stato scelto quando era già perfetto, ma quando ancora era peccatore,  incapace di stare fermo e zitto.

Pietro non farà in tempo a gustare la gioia e la soddisfazione d’aver risposto bene al suo  Maestro che verrà pubblicamente rimproverato e definito «Satana!» per aver tentato di ostacolare il cammino di Gesù!  (cfr Mt 16,23, vangelo di domenica prossima). A dimostrazione che il cammino di conversione non termina mai, ma che  la mia/nostra fede, pur fragile e debole, sa che potrà sempre contare su Gesù, Signore e Salvatore.  

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Mt 16,13-20 | don Andrea Vena 70 kb 8 downloads

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Il commento al Vangelo di domenica 27 agosto 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.