don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 26 Marzo 2022

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Siamo giunti alla V domenica di quaresima. Attraversato il grande portale della Domenica delle Palme (domenica prossima) entreremo nella Settimana santa, quella che ci condurrà alla Pasqua di risurrezione di nostro Signore.  

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Il lungo testo del vangelo descrive la risurrezione di Lazzaro, testo che viene preceduto e preparato dal testo  di Ezechiele che ascoltiamo nella prima lettura. Entrambi i brani parlano di speranza, parlano di risurrezione  dei morti: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe… Riconoscerete che io sono il Si gnore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri». Nell’itinerario di fede percorso in que sto periodo abbiamo visto che Gesù viene riconosciuto per i vari gesti di salvezza che compie, gesti che oggi  raggiungono l’apice, il vertice, il punto più alto: «Riconoscerete – dice Ezechiele – che io sono il Signore  quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire…». Ed è quanto farà Gesù con Lazzaro, ma con tempi suoi,  

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talvolta così enigmatici, tanto che prima dice di stare fermi, poi decide di partire quando tutto pare finito.  vv. 3-5 : «”Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. All’udire questo, Gesù dice: “Questa malattia non  porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio…”…Rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse  ai discepoli: “Andiamo”…». Nell’odierno brano del vangelo il termine «amare» ritorna tre volte (ai versetti  3, 5 e 36). Un verbo che fa riferimento al rapporto di amicizia che lega Gesù a Lazzaro e alle sorelle. Un dato  che aiuta a capire ancor di più la drammaticità del momento che anche Gesù sta vivendo, tanto che al versetto 35, di fronte alla tomba: «Gesù scoppiò in pianto».

Amicizia e morte sono dunque i due binari lungo i  quali si sviluppa il testo. In questi pochi versetti emergono due contraddizioni: la prima, il fatto che Gesù non  sia partito subito, ma abbia atteso due giorni, tanto che le sorelle lo rimproverano per questo: «Se tu fossi  stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» (Marta al versetto 21 e Maria al versetto 32). La seconda con tradizione è la pretesa di Gesù di aprire la tomba: «”Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta: “Signore,  manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni”» (v. 39). È difficile capire il disegno di Gesù in questo fran gente: non è corso dall’amico Lazzaro appena saputo che era malato, poi decide di partire di punto in bianco  due giorni dopo, ora chiede che sia tolta la pietra quando ormai tutto è finito e, come nota il vangelo, da ben  quattro giorni, per sottolineare la certezza dell’evento della morte.  

Gesù lascia morire Lazzaro: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi  crediate» (v. 14), dirà Gesù ai suoi nel momento di partire. Parole che fanno capire che Gesù voleva la morte  dell’amico e desiderava che questa morte fosse certa e certificata, e i 4 giorni lo testimoniano. Gesù aveva  già guarito, già aperto gli occhi ai ciechi. Ora vuole dimostrare che Lui è più forte della morte, Lui è il Signore  della vita, come ricorda il profeta Ezechiele: «Riconoscerete che io sono il Signore quando aprirò le vostre  tombe e vi farò uscire».  

Se da una parte è vero che Gesù lascia morire l’amico Lazzaro, dall’altra parte non lo abbandona nella morte.  Gesù raggiunge l’amico lì, nell’esperienza più estrema e ineludibile, quella della morte. Amici e conoscenti  si stringono alle sorelle per consolarle per la morte del fratello, Gesù invece va per «svegliare» l’amico: «Lazzaro, il nostro amico s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo» (v 11). Per chi crede nell’Amicizia del Signore, la morte è come un sonno, e il sonno non è mai per sempre. Gesù visita Lazzaro e le sue sorelle portando loro in dono la sua amicizia, che è vita eterna, vita che non tramonta. L’amicizia di Gesù non viene mai  meno, neppure nel momento più estremo. Gesù non ci lascia soli nella morte, ma ci raggiunge per donare la  vita nuova. Lo ha fatto con l’amico Lazzaro, e lo fa con ciascuno di noi, suoi amici, come ricorda san Paolo  nella II lettura: «Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo  del suo Spirito che abita in voi». 

Certo la risurrezione di Lazzaro sarà solo temporanea, perché torna a vivere come uomo su questa terra. Un  giorno, perciò, morirà di nuovo. Ma questa risurrezione serve a Gesù per preparare i discepoli, e oggi cia scuno di noi, a comprendere che Lui è il Signore anche della morte che vincerà morendo Lui stesso in croce  per la nostra salvezza. La vince dal di dentro, per poi risorgere il terzo giorno. Il Padre del cielo permetterà  che il Figlio amato entri nell’esperienza estrema di abbandono che è la morte, per farlo risorgere proprio  dall’estrema lontananza. 

Siamo così giunti al punto più alto del nostro cammino di fede. In questo tempo di Quaresima la Liturgia ci  ha preso per mano e ci ha condotti lungo un cammino di crescita nella fede.  

La fede in Dio, nostro Padre e creatore (Le Ceneri).  

La fede di Gesù, che nel deserto di affida al Padre (I domenica di quaresima

La fede dei discepoli, che sul monte imparano a vedere il vero volto del Cristo, Messia sofferente (II dome nica

La fede della Samaritana, che riconosce in Gesù Colui che disseta la nostra sete di senso e di vita vera (III  domenica). 

La fede del cieco nato, che riconosce in Gesù come il solo che illumina con verità il cammino della vita (IV  domenica). 

Oggi questo cammino raggiunge il suo culmine, perché siamo invitati a credere in Gesù e nella sua potenza:  «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non  morirà in eterno. Credi questo?», domanda Gesù a Marta (v. 25-26).  

Il nostro cuore è sempre oltre, ma la morte si presenza sempre come un muro che non ci permette di guar dare più in là. Gesù, nella morte dell’amico Lazzaro, ci vuol far capire che è venuto a rompere questo muro,  e lo romperà definitivamente con la sua stessa morte e risurrezione, perché Gesù è il Signore, pienezza di  vita eterna. Per questo la morte non ha avuto potere su di Lui (cfr Rm 6,9) e la risurrezione dell’amico Lazzaro  è stata un segno.  

Come Gesù non abbandona l’amico Lazzaro nel sepolcro, così il Padre non abbandona il Figlio nel buio della  tomba, ma lo visita con una vita che non verrà mai più meno. Ma per capire cosa riesca a vincere la morte, è  necessario recuperare quanto abbiamo accennato all’inizio, lì dove evidenziavamo che in questo brano per  ben tre volte ritorna il termine «amore» (ai versetti 3, 5 e 36). Ciò che vince la morte è l’amore. Nell’amore,  per amore, con amore Gesù vince la morte e vince il peccato.  

È importante questo, perché solo così possiamo comprendere che anche nelle «piccole morti» quotidiane,  dovute al nostro peccato, Gesù ci raggiunge nella sua misericordia, che è “amore viscerale”, per risollevarci  dal peso delle nostre cadute. La morte spirituale, il peccato, il peso della vergogna rischiano spesso di rovi nare la vita. Gesù, Signore della vita, ci raggiunge lì dove siamo, per porgerci la sua mano e aiutarci a rialzarci  per riprendere il cammino.  

Credere non è facile, perché chiede un legame d’amore. È successo – in un altro contesto – che Gesù, di fronte  all’incredulità dei suoi uditori, ebbe a dire: «E’ più facile dire: “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati  e cammina?”. Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Alzati  – disse al paralitico – prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”» (Mt 9,1ss).  

La risurrezione dai morti è il fulcro della nostra fede, è la nostra stessa identità di cristiani. Gesù ha fatto  risorgere l’amico Lazzaro per “dimostrare” la sua potenza d’amore; Gesù è risorto, perché Lui è il Signore  della vita e figlio amato dal Padre. Ora risorgeremo con Lui nell’ultimo giorno, ma ogni giorno poi Gesù ci fa  risorgere dalle nostre fatiche e fragilità. Perché Lui ci ama. Ma oggi Egli domanda a ciascuno: «Credi questo?». Gesù ha già dimostrato di credere in noi, accettando di morire per la nostra salvezza. E noi, crediamo  in Lui e nel suo amore senza misura per ciascuno di noi? 

Leggi qui la preghiera per questa domenica.

Il commento al Vangelo di domenica 26 marzo 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.