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don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 23 Febbraio 2025

Domenica 23 Febbraio 2025 - VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,27-38

Dopo il testo delle beatitudini di domenica scorsa, attraverso il quale il Signore Gesù ci ha “svelato” il sogno  che Lui ha su ciascuno di noi, oggi i testi della liturgia ci fanno sfogliare pagine in cui emerge il modo nuovo  con il quale vivere la vita secondo il vangelo. Il testo del vangelo, come ogni domenica, viene preceduto  dalla prima lettura tratta oggi dal primo libro di Samuele: il brano descrive la misericordia di Davide verso  Saul.

Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e fedeltà” – dice Davide – nel motivare il perché  non ha alzato la spada verso il suo Re. Un gesto che riflette quanto Dio fa con ciascuno di noi. Un fatto così  vero che si fa canto nella preghiera con la quale l’orante – uomo di preghiera – risponde a Dio: “Benedici il  Signore anima mia…Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce le tue infermità… Non ci tratta secondo i nostri  peccati” (salmo 103). 

Il commento continua dopo il video.

don Andrea Vena - Commento al Vangelo di domenica 23 Febbraio 2025

Con questa premessa, entriamo nel testo del Vangelo: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Gesù si sta ancora rivolgendo agli Apostoli, appena scelti sul monte (cfr Lc 6,12-16), e alla folla radunata sulla pianura. Ha appena finito di presentare il Vangelo delle Beatitudini (cfr domenica scorsa, Lc 6,17ss). A questi “ascoltatori” Gesù rivolge un invito ulteriore: amare i nemici, fare loro del bene, benedirli, pregare per loro.

L’invito è quello di non adeguarsi al modo corrente di vivere e comportarsi, a non adeguarsi al male ricevuto, a non seguire l’antica logica dell’“Occhio per occhio, dente per dente” (Es 21,24). L’amore al nemico è un atteggiamento che non svilisce la dignità, anzi, la riconquista perché obbedienti alla parola di Gesù: “la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo”. I discepoli di Gesù sono “figli dell’Altissimo” e tali devono dimostrarsi: “Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da soli…” (cfr Rm 12,18).

Gesù stesso ce ne ha dato l’esempio quando, percosso sulla guancia dalla guardia del sommo sacerdote, ha obiettato: “Se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18,23); oppure in croce, quando ha perdonato i suoi crocifissori (cfr Lc 23,33ss); o quando Pietro lo ha rinnegato e Lui lo ha riaccolto nell’amore senza fargli pesare nulla (cfr Gv 21). Ma non solo: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso…”.

Il metro di misura non è dunque il “ragionare buono” del mondo, ma è Dio: “Come il Padre vostro è misericordioso”… così fate voi. È questo “come” la ragione dell’agire “irragionevole” agli occhi del mondo. Un “come” che non è solo imitazione, ma è dono: di quel “come” Gesù stesso ci ha resi capaci, con il suo Spirito, per amare come Lui.

Prima di tutto è necessario partire dal fatto che Dio ci ha amato per primo, seppur noi non ne eravamo degni, e in secondo luogo perché alla fine saremo giudicati su quanto avremo amato, su quanto saremo stati “come” Lui. Domenica scorsa Gesù ci aveva invitati a cambiare lo sguardo, a coltivare il suo cuore. Oggi sembra che voglia giocare al rialzo, invitandoci ad amare coloro che non ci amano, anzi, il nemico.

Come si fa ad amare il nemico? Come si fa ad accogliere le persone malvage? Come si fa a porgere l’altra guancia? Cosa c’entro io con tutto questo? Eppure, quanto Gesù chiede oggi a me, Lui lo ha già fatto a me: “Mentre noi eravamo ancora peccatori” (cfr Rm 5,6-9). Gesù chiede ciò che solo per grazia è possibile. Quindi amare i nemici potrà anche essere impossibile per gli uomini, ma non per Dio e per quanti vivono in Dio.

E poi, come nasconderlo? Non vorrei anch’io, non vorremmo anche noi, avere accanto, avere per amico qualcuno con cui piangere per i nostri peccati, per le nostre inconsistenze? Non vorrei/non vorremmo anche noi avere accanto un amico capace di accoglierci, perdonarci, ridarci fiducia? Messa così, forse la proposta di Gesù non ci pare più tanto irrazionale.

In secondo luogo, se ogni mio gesto, parola, azione… la misuro con il “bilancino”, se le mie relazioni di amicizia le costruisco solo sul “tanto io ho dato” e ora “tanto io mi attendo”, non rischio di soffocare ogni amore, ogni relazione? Questa è logica devastante, che rende la vita infelice. L’amore vero, quello a senso unico (Agape, do senza attendermi il contraccambio), è l’unica via per una vita fraterna e felice.

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Poiché l’amore comporta sempre anche la dimensione del perdono, della misericordia, perché nessuna relazione, nessuna, è esente dalla necessità della misericordia. Il perdono è parte dell’amore, delle relazioni, della vita. Il cristiano, il discepolo non è colui che è immune dal peccato, ma è colui che quando sbaglia sa di poter sempre contare sulla Misericordia di Dio, che sempre perfeziona il nostro amore.

E come noi necessitiamo dell’amore misericordioso di Dio, così le nostre relazioni di amicizia, di amore necessitano di amore, di pazienza, di perdono, di comprensione, di fiducia. Allora la proposta di Gesù è più umana di quello che noi pensiamo. Non solo umana, è anche umanizzante.

La cosa interessante è che domenica scorsa abbiamo iniziato volgendo lo “sguardo” sui poveri, su chi nella vita è “ultimo” e fa fatica a vivere. E ci pareva una proposta che ci avrebbe portati fuori dai “grandi circuiti” della vita. Ma non è così.

La conclusione odierna, infatti, ci offre la ragione ultima del nostro agire “come Lui”: “Vi sarà dato… una misura colma e traboccante”. Confidiamo e preghiamo, allora, affinché quanti incontriamo lungo il cammino possano dire di ciascuno di noi: “Tale Padre, tale figlio!”. Questa è la differenza cristiana, capace di divenire sale e luce, lievito della terra (cfr Mt 5,13).

Per gentile concessione di don Andrea Vena. Canale YouTube.