Continuiamo il nostro cammino alla Cattedra dellโEucaristia domenicale, giorno in cui la Comunitร cristianaย si raduna per stare insieme, per ascoltare la Parola, per nutrirsi del Pane del Cielo. Ricchi di questa esperienzaย di fraternitร e di fede, lungo la settimana siamo invitati a narrare con la vita quanto ascoltato e vissuto. Unย cammino certamente non lineare, come abbiamo visto domenica scorsa anche nellโesperienza di Pietro:ย riconosce Gesรน come โil Cristoโ e subito dopo lo rimprovera perchรฉ prospetta una vita umanamente ingloriosa, ma vincente agli occhi di Dio. E come Pietro, quante volte anche noi!ย
Il testo del vangelo viene preceduto dalla I lettura con un brano tratto dal libro della Sapienza: โTendiamo insidie al giusto che per noi รจ dโincomodo e si oppone alle nostre azioniโฆ Vediamo se le sue parole sono vereโฆ se infatti il giusto รจ figlio di Dio, egli verrร in suo aiuto e lo libererร โฆโ. Sarร proprio Dio a liberare il giusto, perchรฉ โil Signore รจ vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affrantiโฆ ascolta il grido del poveroโ (Sal 34,19). Gesรน โridร โ dignitร a coloro che lโhanno perduta, tanto che il salmo canterร : โIl Signore sostiene la mia vitaโฆ Dio รจ il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vitaโฆ perchรฉ รจ buonoโ. In Gesรน lโattesa รจ finita: Lui si prende cura dei piccoli e dei deboli, capovolgendo la logica umana: โGli ultimi saranno primi e i primi ultimiโ (Mt 20,16).
vv. 30-32: ยซโIn quel tempo, Gesรน e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: โIl Figlio dellโuomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerร โ. Essi perรฒ non capivano queste parole e avevano timore di interrogarloยป.
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Gesรน prosegue il โviaggioโ che lo condurrร verso Gerusalemme. E lungo la via, ai soli suoi discepoli, ribadisce quanto aveva appena confidato, ossia la sua sorte di sofferenza, morte e risurrezione (cfr Mc 8,31). Questo ribadire mira a โpurificareโ la loro errata idea sulla missione che Lui รจ venuto a portare e che loro comprenderanno fino in fondo solo dopo la risurrezione, come si puรฒ anche cogliere dal dialogo con i due discepoli di Emmaus: โNoi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciรฒ, son passati tre giorni da quando queste cose sono accaduteโฆโ (cfr Lc 24,21). Infatti, il testo conclude: โEssi perรฒ non capivano queste parole e avevano timore di interrogarloโ. (cfr Mc 10,35ss: โConcedici di sedere alla tua destraโฆ e gli altri si indignaronoโ: anche in questo caso, seguono Gesรน, ma continuano a usare i loro criteri).
vv. 33-34: ยซGiunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: โDi che cosa stavate discutendo per laย strada?โ. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il piรน grandeยป.ย
Cafarnao รจ la cittร di Pietro, dove Gesรน aveva predicato in Sinagoga e guarito la suocera di Pietro (1,29ss).ย Gesรน sa cosa รจ presente nei loro cuori, ma non li umilia, e ancora una volta educa domandando, coinvolgendo.ย
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vv. 35-37: ยซSedutosi, chiamรฒ i Dodici e disse loro: โSe uno vuole essere il primo, sia lโultimo di tutti e il servitore di tuttiโ. E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: โChi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandatoโยป.
Come un maestro, Gesรน si siede e chiama attorno a sรฉ i discepoli. Al capitolo 3, 13 Gesรน aveva chiamato iย discepoli per farne i Dodici apostoli; al capitolo 6,7 li chiama per inviarli; ora li chiama per spiegare qualeย identitร sono chiamati ad assumere: โSe uno vuol essere primo, sia ultimo di tutti e servo di tuttiโ. Prese poiย un bambino e lo pose in mezzo. Al tempo di Gesรน il bambino non era considerato significativo, in quantoย โimproduttivoโ; il contesto greco poi, lo riteneva ancora โincompiutoโ, in quanto non formato fisicamente,ย dipendente dagli adulti, โvive di donoโ. Andando contro la convinzione comune, Gesรน esprime il suo pensiero: โChi accoglieโฆ nel mio nomeโ, significa: accogliere i piccoli per la loro appartenenza a Gesรน (cfr Mcย 10,14ss: โLasciate che i bambini vengano a meโฆ a chi รจ come loro infatti appartiene il regno di Dioโฆ Chi nonย accoglie il regno… come lo accoglie un bambino, non entrerร in essoโ. Con i suoi gesti, Gesรน obbliga i suoiย discepoli a cambiare prospettiva, a porre la โperiferiaโ al centro dellโattenzione: ora con il bambino, al capitolo 3,3 con lโuomo dalla mano paralizzata.ย ย
Come con i discepoli, cosรฌ Gesรน accompagna i miei e nostri passi verso la โGerusalemme celesteโ. Lungo laย via ci educa alla logica del suo vangelo e ci ricorda il cuore della nostra identitร , della nostra fede: Lui haย sofferto, รจ morto ed รจ risorto per amore. Per me. Per tutti noi. Questo รจ il cuore di tutto! E il Signore cโinvitaย ad entrare in questa logica, a imitare quanto Lui stesso ha fatto nella/della sua vita: un dono per gli altri,ย senza riserve, fino allโultimo. Se da una parte questo mi entusiasma, dallโaltra mโaccorgo di essere come iย discepoli e, pur in cammino verso il Cielo, continuo a coltivare pensieri e ambizioni umane. Cosรฌ anchโio,ย anche noi, alla domanda di Gesรน: โDi cosa stavate discutendo lungo la strada?…โ non rispondiamo. Nonย tanto perchรฉ non abbiamo capito lโinsegnamento di Gesรน, anzi! Lo abbiamo capito fin troppo bene, questoย รจ il punto! Ma non lo sentiamo nostro. Mโaccorgo di preferire una vita cristiana di โfacciataโ, โsuperficialeโโฆ Mi accontento di capire giusto il minimo indispensabile, ma non vado oltre. Preferisco non approfondire laย Parola, la proposta di Gesรน. Evito di diventare adulto nella fede, restando a una bella e ordinata vita di devozione, ma niente di piรน. Dimenticando che solo in Gesรน troverรฒ e troveremo il mio e nostro posto nellaย vita.ย ย
E dal momento che non mi confronto seriamente con Gesรน e la sua proposta, mi limito a โparlare con gliย altriโ, proprio come hanno fatto i discepoli: โPer la strada avevano discusso tra loro su chi fosse il piรน grandeโ,ย come i figli di Zebedeo che desideravano sedersi alla destra del Padre e gli altri a indignarsi, dimostrandoย che la pensavano allo stesso modo! Ecco, nel momento che distolgo/distogliamo lโattenzione dalle cose delย Cielo, ci adeguiamo alla logica della terra: carriera, successo, banalitร โฆ per poi cadere nella gelosia, nellโinvidia, come denuncia oggi san Giacomo nella II lettura: โDove cโรจ gelosia e spirito di contesa, cโรจ disordine eย ogni sorta di cattive azioniโฆ Le guerre e le litiโฆ vengono dalle vostre passioni che fanno guerra in voiโฆโ.โComeย potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio?โ (Gv 5,44).
Quel โparlarsiโ tra loro su chi fosse il piรน grande, esprime la volontร di far leva sulle proprie capacitร . ร unaย visione orizzontale priva di orizzonte di โCieloโ. Parlarsi addosso, senza sguardo verso il cielo, รจ riduttivo.ย A tal proposito scrive don Fabio Rosini: โTante energie nella pastorale giovanile seguono le creativitร del mondo, sono un parlarsiย addosso, dove i progetti e gli eventi non cโentrano niente con la fede, ma sono un susseguirsi di tecniche banali che balbettano la logicaย del mondo, dove oltretutto fanno anche meglio! La chiave della vita nuova รจ lโaccoglienza, รจ essere nelle braccia aperte che accolgonoย la realtร . Vivere la realtร รจ molto piรน creativo che non inventarsi chissร quale stramberia pastoraleโ. La catechesi esperienziale, adย esempio, non รจ fare tante esperienze fantasiose e irreali, che comunque non ripeterai mai fuori da determinati luoghi. Ma รจ accogliere la vita concreta e reale e da essa trarne una catechesi, in essa impegnarsi con il cuore e gli occhi di Gesรน. Questo รจ molto piรนย difficile perchรฉ chiede di lasciare la soglia, di lasciare un certo approccio superficiale, di interrogarsi: โCosa mi vuoi dire Signore attraverso questo evento?โ. E questo chiede ascolto. Allora scopriremo che tutto parla e canta di Dio: โTutto รจ segno per chi credeโ,ย diceva beata Benedetta Bianchi Porro.ย
La realtร ci chiede di accettare di rispondere sul serio alla domanda di Gesรน: โDi cosa stavate discutendo lungo la via?โ. Coltivare sentimenti di ambizione, di gelosia, di successoโฆ รจ non aver compreso la Parola, รจ un essersi lasciati โrubareโ la Parola seminata (cfr Mc 4,1ss, parabola del seminatore). Non basta allora โaccompagnareโ Gesรน, ma รจ necessario accettare di โseguirloโ: โChi vuole venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce, e mi seguaโ (Mc 8,34 โ domenica scorsa). โSeguireโ chiede di accettare di โstare dietro a Luiโ, di lasciare al Signore tracciare la Via. Stare dietro significa accettare che la logica di Gesรน รจ ben diversa dalla nostra: โChi vuole essere il primo, sia lโultimoโฆโ (v. 36). Mettere il bambino al centro significa togliere me/te dal centro dellโattenzione, dal sentirci noi importanti. Significa imparare a vedere cosa/chi รจ importante.
Di fronte allโimbarazzato silenzio dei discepoli โ e oggi mio e nostro โ Gesรน non rimprovera, ma educa, mettendo al centro un bambino. Indifeso, senza diritti, deboleโฆ amato. Se non diventerete come bambiniโฆ Gesรน cโinvita a recuperare il bambino che cโรจ in noi, a lasciare ragionamenti calcolatori e complicati, e imparare a vivere di quanto si riceve da Lui. In fondo il bambino รจ tenerezza, รจ abbraccio, รจ emozioneโฆ non sa nulla di ragionamenti complicati, ma conosce come nessuno la fiducia e si affida. Accogliere i โpiccoliโ indica che non si agisce per avere un contraccambio, ma in gratuitร , cosรฌ come รจ โsenza scopo di lucroโ invitare poveri e storpi (cfr Lc 14,12), o fare elemosina senza suonare le trombe (Mt 6,2), o pregare in camera chiudendo la porta (Mt 6,6). A โcapoโ della Comunitร , quindi, Gesรน non chiama i migliori, i piรน intelligentiโฆ ma chiama chi ha fatto propria questa logica di accoglienza, di servizio, di donoโฆ che รจ portare la Croce. ร accettare di divenire pastori capaci di donare la vita (cfr Gv 10,11). Ma lโesperienza dei Discepoli ci suggerisce che questo cammino รจ piรน lungo di quello che si pensa. Non sono solo i 200 km che separano Cafarnao da Gerusalemme, รจ molto piรน lungo, perchรฉ si tratta di passare dal pensare/progettare/decidere con la mia sola testa alla logica di Gesรน, mio Signore e mio Dio, mio Maestro e Modello di vita. Perchรฉ se qualcosa devo fare, devo farlo con Lui, per Lui, come Lui.
Un ultimo pensiero. Se Gesรน, il Maestro, si รจ ritrovato con discepoli che pensavano e parlavano dโaltroโฆ figuriamoci noi educatori (genitori, catechisti, sacerdotiโฆ)! A noi perรฒ imparare da Gesรน: evitiamo ulteriori parole, predicheโฆ ma โmettiamo il bambino al centroโ, cioรจ mostriamo con la vita il messaggio che desideriamo comunicare. Con la vita, non con le parole, nรฉ tanto meno con le predicheโฆ parole al vento!
Per gentile concessione di don Andrea Vena. Canale YouTube.