Cosa dice la Parola/Gesรน
Continuiamo il nostro cammino alla Scuola della Liturgia in questo tempo di Quaresima. Dopo Abramo (domenica scorsa), oggi nella I lettura ci viene affiancato un altro testimone, Mosรจ. Egli โ dice il testo โ vedendo il roveto non bruciare โ decide di avvicinarsi: โVoglio avvicinarmi ad osservare questo grande spettacoloโ (v 3). Ma la vita non รจ un โgrande fratelloโ, tanto che Dio dal roveto gridรฒ/sgridรฒ a Mosรจ: โTogliti i sandaliโ! Come a dire: non avvicinarti con la superbia di sapere tutto, come se la vita si potesse ridurre a pura curiositร . In quel โtoglierti i sandaliโ non cโรจ solo la richiesta di rispetto di fronte a Dio, ma anche lโinvito a non montarsi la testa, a โrimettere i piedi per terraโ. Di fronte alla vita รจ importante porsi in โascoltoโ, perchรฉ ogni avvenimento della vita ha qualcosa da suggerire al di lร di quello che vedo o capisco. E nellโobbedire, Mosรจ comprende che Dio gli sta affidando il compito di dare una risposta alla sofferenza del popolo: comprende di essere lui stesso la risposta alla sofferenza del suo popolo!
Con questโottica, possiamo allora accostarci al vangelo, dove Gesรน agisce ed educa allo stesso modo: di fronte agli eventi terribili, ingiusti o tragici della vita, non possiamo assistere o giudicare da spettatori, ma invece domandarci sempre: โCosa vuoi dirmi, Signore, attraverso questo evento?โ. La vita non si analizza, ma si accoglie come una domanda che interpella, di fronte alla quale sono invitato a convertirmi, agendo con e come farebbe Dio che canteremo nel salmo โperdona tutte le tue colpeโฆsalva dalla fossa la tua vitaโฆcompie cose giusteโฆmisericordioso e pietoso รจ il Signoreโ. Come Lui, io, noi.
Anche oggi scelgo di unire i primi due punti: mentre cercherรฒ di spiegare โCosa dice la Parolaโ, cercherรฒ anche di offrire alcuni spunti su โCosa dice a me oggi la Parolaโ.
vv. 1-5: ยซIn quel tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesรน disse loro: “Credete che quei Galilei fossero piรน peccatori di tutti i Galilei, per aver subรฌto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollรฒ la torre di Sรฌloe e le uccise, credete che fossero piรน colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Gesรน fa riferimento a un massacro storicamente avvenuto per ordine di Pilato e che aveva particolarmente scosso il popolo. Dai dati si puรฒ capire che ci fu un assalto nel cortile del tempio mentre venivano offerti i sacrifici, e che il sangue dei galilei si mischiรฒ con quello degli agnelli sacrificati. Senza approfondire i dettagli, ciรฒ che interessa รจ la risposta di Gesรน. Infatti, mentre gli uditori pongono i fatti sul piano storico, Gesรน โ come dicevamo nellโintroduzione invita a guardarli con lo sguardo della fede. Ne accennavamo anche domenica scorsa: gli avvenimenti vanno prima di tutto abbracciati col cuore colmo dellโamore di Dio, non con i nostri criteri umani! Quando ci arriva una malattia, quando ci capita un fatto doloroso, subito ci poniamo la domanda: โMa cosa ho fatto di male per meritarmi questo?โ. ร radicata in noi la dinamica ben espressa dal titolo del celebre romanzo di Dostoevskij โDelitto e castigoโ: dove cโรจ il delitto/il peccato, deve giungere il castigo, la pena! Gesรน invece vuol farci capire che i due fatti richiamati โ siano essi una tragedia o un casuale incidente
non sono punizioni personali, ma sono eventi che invitano a ricordarsi che se nella vita รจ possibile fare esperienze di sofferenza e di dolore, ciรฒ che conta รจ imparare dagli eventi e โconvertirsiโ, ossia a tornare a Dio. Ogni evento, cioรจ, รจ sempre evento di grazia, dono di salvezza, opportunitร per cambiare. Certo, se ci si ferma allโapparenza, a una lettura puramente umana degli eventi della vita, non comprenderemo mai cosa il Signore ci stia suggerendo; ma se impariamo a leggere la vita con lo sguardo di Dio, anche ciรฒ che appare banale, puรฒ diventare qualcosa di grande, come il seme di senapaโฆ(cfr Mc 4,30-34), tanto che si fanno attuali le parole del profeta Isaia: โNon ricordate le cose passateโฆ faccio una nuova cosa: non ve ne accorgete?โ (Is 43,16-21)
La realtร , suggerisce Gesรน, รจ intrisa di โmaleโ (cfr il terreno con grano e zizzania, e questa non puรฒ essere estirpata, Mt 13,24-53). Ciascuno di noi รจ responsabile di quanto avviene perchรฉ il male รจ comunque dentro ciascuno di noi e poco o tanto, vi contribuiamo. Importante allora รจ avere uno sguardo diverso sulla vita: ogni vita รจ precaria, รจ ferita dal male, dalla morte. Dietro a tutto questo non dobbiamo vedere il castigo di Dio, ma far memoria che siamo esseri fragili, che รจ inevitabile fare errori, che la vita รจ precaria (cfr mercoledรฌ delle ceneri), che il male esiste, realtร che spesso dimentichiamo. Di fronte alla tentazione di appiattirci alla pura logica umana, si tratta di abbracciare la logica che Gesรน stesso รจ venuto a inaugurare: โConvertitevi credendo e credendo convertiteviโ. Unโespressione che bene sintetizza le prime due domeniche di quaresima!
vv. 6-9: ยซDiceva anche questa parabola: “Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovรฒ. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perchรฉ deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finchรฉ gli avrรฒ zappato attorno e avrรฒ messo il concime. Vedremo se porterร frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”ยป.
Il โTaleโ che aveva piantato la vigna รจ il Padre del cielo; il โficoโ รจ il popolo dโIsraele, e il โvignaioloโ รจ il Figlio Gesรน. A salvare quel โficoโ, che oggi siamo ciascuno di noi, รจ lโintercessione del Figlio, che sa offrire sempre โun anno nuovoโ di speranza, di fiducia.
Andando ancora piรน nel dettaglio, in questa parabola troviamo due verbi allโimperativo: il primo โTaglialo!โ (Lc 13,7), detto dal padrone al vignaiolo; il secondo โlascialoโ (Lc 13,8) detto dal vignaiolo al padrone. Due verbi che esprimono due modi di essere, di agire. Il primo โ โtaglialoโ โ rivolto dal โtaleโ (Padre) al โvignaioloโ (Figlio), seguiva la logica degli uomini del tempo, dove se eri infedele ai propri doveri religiosi, venivi โtagliato fuoriโ dalla Comunitร (Immagine che ritroviamo anche in bocca a Giovanni Battista, per cui ogni albero che non portava frutto, allโarrivo del Messia, sarebbe stato tagliato e gettato al fuoco, Lc 3,9). Il secondo verbo รจ โlascialoโ, accompagnato dalla premura nel โzapparlo, concimarloโโฆ ancora questโanno: รจ lo stile di Dio. A differenza dei farisei, sempre pronti a giudicare e โtagliare fuori dalla Comunitร โ, lo stile di Dio รจ una continua possibilitร , unโofferta dโamore. Sembra quasi un gioco di complicitร tra il Padre e il Figlio: un gioco per portare a galla la differenza tra il nostro stile โ quello di essere impazienti e sempre pronti a tagliare rapporti โ e quello di Dio, paziente e misericordioso. In fondo, fin dallโinizio della Creazione Dio รจ venuto incontro a noi, รจ venuto in cerca di noi: โAdamo, dove sei?โ Ma purtroppo Dio non trova lโuomo dove lo aveva lasciato! (cfr Gn 3,9; E sarร sempre cosรฌ, cfr Osea cap 11). Lโordine di tagliare lโalbero indica che la pazienza รจ finita, ma il fatto di accettare di lasciarlo per โun altro annoโ, suggerisce che cโรจ sempre uno spazio nuovo di attesa, di pazienza, di misericordia. Gesรน stesso รจ venuto a inaugurare questo โAnno di graziaโ: โLo Spirito del Signore รจ sopra di meโฆmi ha mandatoโฆa proclamare lโanno di grazia del Signoreโ (cfr Lc 4,18). In questo modo nella prima parte del vangelo รจ presentato lโinvito urgente alla conversione, mentre nella seconda parte viene presentata la misericordia di Dio.
Da questi primi passi del cammino quaresimale, simbolo della nostra vita, possiamo giร cogliere alcune coordinate, a partire dal fatto il cammino di conversione ci vede impegnati dal passare dallโessere persone โnon pensantiโ a persone โpensantiโ; da persone โsuperficialiโ a persone โdi spessoreโ, che vanno โin profonditร โ.
- Saremo anche solo โcenereโ e quindi strutturalmente fragili e inclini al male (cfr 1Gv, la concupiscenza) eppure siamo e restiamo creature pazzamente amate da Dio. Se รจ vero che lโinclinazione al male ci porta a sbiadire il nostro essere fatti โa somiglianza di Dio, รจ altrettanto vero che nessuno puรฒ toglierci il fatto che siamo fatti โa sua immagineโ (cfr Gn 1) ed รจ quanto basta per ritrovare la forza per rimetterci in piedi e andare Qui sta la nostra dignitร : nel Figlio di Dio, figli di Dio (Gn 1). (merc. ceneri)
- ร vero, istinto e impazienza ci influenzano, ma lasciarci vincere da essi porta solo a scelte o giudizi frettolosi e Mentre il Signore sa che possiamo dare di piรน, essere di piรน: e se ce lo chiede, vuol dire che possiamo. A noi allora evitare di essere governati dalla fretta che รจ una cattiva consigliera (e infatti piace al diavolo!), capace spesso di portare a compensare ogni tipo di โappetitoโ temendo che altrimenti tutto svanisce, dimenticando che la vita รจ piรน grande di ogni โattimoโ. Importante รจ sempre โmemoriaโ di quanto giร Dio ha fatto per noi e di quanto puรฒ ancora fare con noi (I domenica di quaresima: I lettura la memoria del popolo dโIsraele, il suo credo; vangelo: le tentazioni).
- Questa capacitร sapienziale chiede di essere nutrita da una fede retta, unโamicizia con Dio bella e avvincente, convinti piรน che mai โ come lo รจ Dio che cโรจ in noi un capolavoro che attende di essere Accettare questo โesodoโ da una vita superficiale a una vita di spessore porta a una vita trasfigurata. Cosรฌ, se il mercoledรฌ delle ceneri ci ha ricordato la nostra dignitร , questa II domenica di quaresima ci indica il nostro destino: essere โtrasfiguratiโ (II domenica: I lettura la fede di Abramo, vangelo: la trasfigurazione).
- Questa esperienza di vita non chiede chissร quali miracoli, ma la capacitร di sapersi mettere in ascolto degli eventi della vita: a noi โtoglierci i sandaliโ dellโillusione di sapere giร tutto della vita, e ascoltare il fuoco di Dio che cโรจ in noi e attorno a noi, certi che in ogni evento/attimo cโรจ un fuoco che brucia per noi, cโรจ una proposta che chiede di essere abbracciata e vissuta. Questo รจ divenire discepoli secondo il vangelo, sapendo accostarci e ascoltare ogni evento non con morbosa curiositร , ma con fede, perchรจ tutto parla di Lui se imparo a capire che tutto รจ fatto per me: โSignore, cosa vuoi dirmi attraverso lโesperienza che sto vivendo? Ti ascoltoโ. (oggi, III domenica).
Ritengo utile, a riguardo, recuperare lโesperienza di Edith Stein, Santa Teresa Benedetta, della Croce.
Nella sua autobiografia lei stessa riporta tre eventi che lโhanno interrogata profondamente e aiutata a fare la sua scelta. Scrive: โEntrammo per qualche minuto nel duomo e mentre eravamo lรฌ in rispettoso silenzio, entrรฒ una donna con il suo cesto della spesa e si inginocchiรฒ in un banco per una breve preghiera. Per me era una cosa del tutto nuova. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti che avevo visitato ci si recava solo per la funzione religiosa. Quei invece qualcuno era entratoโฆcome per andare a un colloquio confidenziale. Non ho mai potuto dimenticarloโฆRicordo di aver poi visitato una chiesa interconfessionale separata nel mezzo da una parete e veniva utilizzata da una parte per le funzioni cattoliche e dallโaltra per quelle protestanti. Infine, mi colpรฌ la serenitร della vedova di Reinach: una donna, pur nel lutto, in pace. Serena nella fede in Gesรน risorto: non sapevo che si erano anche loro da poco convertiti al cristianesimoโ. In questi โfenomeniโ, โeventiโ Edith trova le risposte alle sue domande.
Cosa rispondo io oggi alla Parola/Gesรน
Colletta anno C
O Dio dei nostri padri, che ascolti il grido degli oppressi, concedi ai tuoi fedeli di riconoscere nelle vicende della storia il tuo invito a conversione, per aderire sempre piรน saldamente a Cristo, roccia della nostra sal- vezza.
Parla. Ti ascolto.
Dio della vita,
nulla avviene in me che sia al di fuori di Te.
Faโ che io comprenda che ogni attimo di questa vita benedetta
non รจ mai pura coincidenza, ma un tuo appello
per me.
Un attimo fuggente che attende di essere
colto, ascoltato e compreso. Dio della vita,
aiutami ad abbracciarTi
in ogni istante della mia esistenza, anche dove e quando pare impossibile, per imparare a dirTi:
Parla.
Ti ascolto.
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Il commento al Vangelo di domenica 13 marzo 2022 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.