giovedรฌ, Marzo 6, 2025
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don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 2 Marzo 2025

Domenica 2 Marzo 2025 - VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,39-45

Celebriamo oggi lโ€™ultima domenica del Tempo Ordinario prima di introdurci nel โ€œtempo forteโ€ della Quaresima, che avrร  inizio mercoledรฌ 5 marzo con il rito dellโ€™imposizione delle Ceneri. Il testo del Vangelo riprende lรฌ dove lo abbiamo lasciato domenica scorsa, quando Gesรน ha invitato ad amare i nemici.

Il commento continua dopo il video.

Dopo il brano delle Beatitudini (due domeniche fa) e dellโ€™amore dei nemici (domenica scorsa), oggi Gesรน ci mette in guardia dal ritenere che la sua Parola sia sempre rivolta agli altri e mai proprio a noi stessi. E se vuoi capire la coerenza-soliditร  di una persona, falla parlare: รจ un ottimo โ€œbanco di provaโ€, ricorda il Siracide nella prima lettura: โ€œQuando un uomo discute, ne appaiono i difettiโ€ฆ Non lodare nessuno prima che abbia parlatoโ€ฆโ€.

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Quindi, piuttosto che parlarsi addosso o esercitare la professione di โ€œmaestriniโ€ sempre pronti a puntare il dito verso gli altri, forse รจ meglio โ€œrendere grazie al Signore e cantare al suo nomeโ€, come ci fa cantare il salmo.

Perchรฉ, ricorda Gesรน nel Vangelo: “Puรฒ forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?”. Ciechi che conducono altri ciechi: era un detto giร  conosciuto nella cultura greca, ma usato raramente. Chiunque desidera condurre gli altri deve assicurarsi di sapere dove va e come arrivarci.

Ancora: โ€œPerchรฉ guardi la pagliuzza che รจ nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che รจ nel tuo occhio?โ€. Attraverso lโ€™esempio della pagliuzza e della trave, Gesรน invita a interrogare se stessi prima di giudicare e correggere gli altri. Troppo facile puntare il dito verso gli altri perdendosi โ€œin pagliuzzeโ€, quando prima ci sarebbe da togliere la โ€œtraveโ€ dal proprio occhio!

In fondo, basterebbe poco per capirlo: se รจ vero che con il gesto del pugno puoi puntare un dito contro qualcuno, ricorda che le altre dita sono rivolte verso di te (da un detto tibetano).

โ€œOgni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, nรฉ si vendemmia uva da un rovoโ€. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciรฒ che dal cuore sovrabbonda.

In queste immagini contrastanti – buono-cattivo, fichi-spini, uva-rovo – sono custoditi alcuni dettagli. Fichi e Uva rappresentano i frutti con i quali lโ€™Antico Testamento indicava il segno della Terra Promessa (cfr Nm 13,18-23). Spini e rovi, invece, sono il simbolo della conseguenza del peccato (cfr Gn 3,18).

Dal cuore nascono i propositi malvagi, ricorda Gesรน: ecco perchรฉ il Vangelo invita a ritornare in se stessi per verificarsi, prima di puntare il dito sugli altri (cfr Mc 7,21). Un modo per dire che, dato che le parole (e la vita) di un uomo sgorgano dal cuore, questo รจ bene custodirlo ed educarlo perchรฉ produca frutti buoni e abbondanti.

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Riprendendo le immagini proposte da Gesรน โ€“ uva, fichi, rovi, spini โ€“ forse possiamo domandarci: chi mi accosta cosa raccoglie dalla relazione con me? Rovi e spini, quindi conseguenze del mio peccato capaci solo di deludere, ferire, allontanare, offendereโ€ฆ? Oppure uva e fichi, ossia relazione di amore, rispetto, comprensione, misericordia, veritร ?

Ma uva, fichi, rovi, spini non sono solo โ€œfruttiโ€ dovuti alle azioni quotidiane, ma prima ancora alle nostre parole: lโ€™uomo giusto si misura dal suo parlare, diceva il Siracide (cfr Pr 10,6ss).

Domandiamoci allora se il nostro parlare, discorrere con gli altri, anche attraverso i social, รจ un parlare sapiente o insipiente. Domandiamoci se nel nostro discorrere โ€“ anche sui social โ€“ ci perdiamo in pettegolezzi inutili o se invece ci edifichiamo a vicenda con veritร  e caritร , nelle opere buone, nelle cose che riguardano Dioโ€ฆ oppureโ€ฆ (cfr Eb 5,1; Eb 10,24).

Sempre attuale, a proposito, la massima su san Domenico il quale โ€œparlava di Dio o con Dioโ€. E io?

Per far sรฌ che la mia vita sia un sano terreno dove far crescere frutti buoni โ€“ pur consapevole della zizzania che il nemico puntualmente semina nelle pieghe del mio cuore e dei miei pensieri (cfr Mt 13,24-30) โ€“ devo imparare a custodire il terreno della vita nella preghiera, nellโ€™adorazione di Colui che รจ il Solo Maestro, Gesรน.

Devo imparare ad alimentarlo accostandomi ai sacramenti, a nutrirlo di vere amicizie e di sani discorsiโ€ฆ sapendo anche “potare” lรฌ dove intuisco che rischio di deviare dalla retta via.

Allโ€™inizio lโ€™operazione potrร  essere anche faticosa e dolorosa, ma รจ necessaria quando si vuole recuperare quella libertร  interiore che solo una vita di veritร  puรฒ donare: โ€œla veritร  rende liberiโ€, perchรฉ non cโ€™รจ libertร  senza veritร , e non cโ€™รจ veritร  senza libertร .

Cosรฌ, in queste domeniche, il Signore Gesรน, attraverso la cattedra della liturgia, ha delineato il profilo del discepolo, evidenziandone i tratti da acquisire e mettendo in guardia da quel nemico che, come leone ruggente, รจ sempre in agguato per cercare chi divorare (cfr 1Pt 5,8).

Per gentile concessione di don Andrea Vena. Canale YouTube.