Celebriamo oggi lโultima domenica del Tempo Ordinario prima di introdurci nel โtempo forteโ della Quaresima, che avrร inizio mercoledรฌ 5 marzo con il rito dellโimposizione delle Ceneri. Il testo del Vangelo riprende lรฌ dove lo abbiamo lasciato domenica scorsa, quando Gesรน ha invitato ad amare i nemici.
Il commento continua dopo il video.
Dopo il brano delle Beatitudini (due domeniche fa) e dellโamore dei nemici (domenica scorsa), oggi Gesรน ci mette in guardia dal ritenere che la sua Parola sia sempre rivolta agli altri e mai proprio a noi stessi. E se vuoi capire la coerenza-soliditร di una persona, falla parlare: รจ un ottimo โbanco di provaโ, ricorda il Siracide nella prima lettura: โQuando un uomo discute, ne appaiono i difettiโฆ Non lodare nessuno prima che abbia parlatoโฆโ.
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Quindi, piuttosto che parlarsi addosso o esercitare la professione di โmaestriniโ sempre pronti a puntare il dito verso gli altri, forse รจ meglio โrendere grazie al Signore e cantare al suo nomeโ, come ci fa cantare il salmo.
Perchรฉ, ricorda Gesรน nel Vangelo: “Puรฒ forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?”. Ciechi che conducono altri ciechi: era un detto giร conosciuto nella cultura greca, ma usato raramente. Chiunque desidera condurre gli altri deve assicurarsi di sapere dove va e come arrivarci.
Ancora: โPerchรฉ guardi la pagliuzza che รจ nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che รจ nel tuo occhio?โ. Attraverso lโesempio della pagliuzza e della trave, Gesรน invita a interrogare se stessi prima di giudicare e correggere gli altri. Troppo facile puntare il dito verso gli altri perdendosi โin pagliuzzeโ, quando prima ci sarebbe da togliere la โtraveโ dal proprio occhio!
In fondo, basterebbe poco per capirlo: se รจ vero che con il gesto del pugno puoi puntare un dito contro qualcuno, ricorda che le altre dita sono rivolte verso di te (da un detto tibetano).
โOgni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, nรฉ si vendemmia uva da un rovoโ. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciรฒ che dal cuore sovrabbonda.
In queste immagini contrastanti – buono-cattivo, fichi-spini, uva-rovo – sono custoditi alcuni dettagli. Fichi e Uva rappresentano i frutti con i quali lโAntico Testamento indicava il segno della Terra Promessa (cfr Nm 13,18-23). Spini e rovi, invece, sono il simbolo della conseguenza del peccato (cfr Gn 3,18).
Dal cuore nascono i propositi malvagi, ricorda Gesรน: ecco perchรฉ il Vangelo invita a ritornare in se stessi per verificarsi, prima di puntare il dito sugli altri (cfr Mc 7,21). Un modo per dire che, dato che le parole (e la vita) di un uomo sgorgano dal cuore, questo รจ bene custodirlo ed educarlo perchรฉ produca frutti buoni e abbondanti.
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Riprendendo le immagini proposte da Gesรน โ uva, fichi, rovi, spini โ forse possiamo domandarci: chi mi accosta cosa raccoglie dalla relazione con me? Rovi e spini, quindi conseguenze del mio peccato capaci solo di deludere, ferire, allontanare, offendereโฆ? Oppure uva e fichi, ossia relazione di amore, rispetto, comprensione, misericordia, veritร ?
Ma uva, fichi, rovi, spini non sono solo โfruttiโ dovuti alle azioni quotidiane, ma prima ancora alle nostre parole: lโuomo giusto si misura dal suo parlare, diceva il Siracide (cfr Pr 10,6ss).
Domandiamoci allora se il nostro parlare, discorrere con gli altri, anche attraverso i social, รจ un parlare sapiente o insipiente. Domandiamoci se nel nostro discorrere โ anche sui social โ ci perdiamo in pettegolezzi inutili o se invece ci edifichiamo a vicenda con veritร e caritร , nelle opere buone, nelle cose che riguardano Dioโฆ oppureโฆ (cfr Eb 5,1; Eb 10,24).
Sempre attuale, a proposito, la massima su san Domenico il quale โparlava di Dio o con Dioโ. E io?
Per far sรฌ che la mia vita sia un sano terreno dove far crescere frutti buoni โ pur consapevole della zizzania che il nemico puntualmente semina nelle pieghe del mio cuore e dei miei pensieri (cfr Mt 13,24-30) โ devo imparare a custodire il terreno della vita nella preghiera, nellโadorazione di Colui che รจ il Solo Maestro, Gesรน.
Devo imparare ad alimentarlo accostandomi ai sacramenti, a nutrirlo di vere amicizie e di sani discorsiโฆ sapendo anche “potare” lรฌ dove intuisco che rischio di deviare dalla retta via.
Allโinizio lโoperazione potrร essere anche faticosa e dolorosa, ma รจ necessaria quando si vuole recuperare quella libertร interiore che solo una vita di veritร puรฒ donare: โla veritร rende liberiโ, perchรฉ non cโรจ libertร senza veritร , e non cโรจ veritร senza libertร .
Cosรฌ, in queste domeniche, il Signore Gesรน, attraverso la cattedra della liturgia, ha delineato il profilo del discepolo, evidenziandone i tratti da acquisire e mettendo in guardia da quel nemico che, come leone ruggente, รจ sempre in agguato per cercare chi divorare (cfr 1Pt 5,8).
Per gentile concessione di don Andrea Vena. Canale YouTube.