Il testo del vangelo riprende quello che abbiamo ascoltato nella Messa dell’aurora di Natale: l’annuncio degli angeli ai pastori, il loro andare “in fretta” verso la grotta per vedere questo “Avvenimento” e il contemplare quanto gli angeli avevano loro annunciato: “Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia” (versetti 15-20). Il testo odierno, a differenza di quello di Natale, non si ferma al versetto 15, ma aggiunge anche il 16°: «Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, al bambino fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre». In questo versetto troviamo tre spunti importanti per questa giornata.
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a) “Compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione”: come era prescritto dalla Legge (Lv 12,3: “L’ottavo giorno si circonciderà il prepuzio del bambino”, Gesù viene circonciso; era il segno tangibile dell’appartenenza all’«alleanza santa» stipulata da Dio con Abramo (cf. Gen 17,10-11). Con questo “segno” Gesù sarà indicato per sempre come figlio di Abramo. Questa “ferita” dirà per sempre il suo essere ebreo. In questo modo l’evangelista Luca indica l’identità e l’appartenenza di Gesù: è ebreo, e in Gesù si compie la promessa fatta da Dio: “Ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide… come avevo detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo… Si è ricordato della sua santa alleanza” (Lc 1,69-72). Un “segno” che poi Gesù stesso rinnoverà in modo nuovo e diverso, come profetizzato da Geremia: “Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore…” (Ger 4,4). Infatti, ricorda san Paolo: “Siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo… ma di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti” (Col 2,2). Quindi Gesù è “Nato sotto la legge per riscattare quelli che erano sotto la legge” (Gal 4,5, II lettura).
b) “Al bambino fu messo nome Gesù”: il nome che i genitori danno al Bambino in realtà è obbedienza a quando Dio stesso ha loro indicato: “Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (1,31). Jeshu’a, Signore, salva! Questo il significato del nome “Gesù”: Dio salva. In questo nome tutti saranno salvati: “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (At 2,21; Rm 10,13).
c) “Grembo della Madre”. Gesù è “Nato da donna” (Gal 4,4, II lettura). Oggi si celebra Maria, Madre di Dio. Colei che è stata scelta da Dio stesso per divenire, per mezzo dello Spirito Santo, Madre di Dio (cf Lc 1,48). In Maria e grazie al “Si” di Maria, “L’Altissimo si è fatto Bassissimo, l’Infinito si è fatto finito, l’eterno si è fatto temporale, il forte si è fatto debole” (E. Bianchi). Il frutto di questo grembo è la benedizione di Dio per l’umanità tutta: «la terra ha dato il suo frutto e ci ha benedetto Dio, il nostro Dio» (Sal 67,7).Gesù è veramente figlio di Dio ed è veramente Uomo: questa è la verità in cui noi crediamo e che professiamo. Se Gesù fosse solo Dio, allora ogni nostro sforzo sarebbe vano, perché non potremmo mai fare quanto ha fatto Gesù, in quanto Lui è Dio e noi siamo solo uomini. Se Gesù fosse solo Uomo, non varrebbe la pena imitarlo, perché vorrebbe dire che Lui aveva dei superpoteri. Invece Gesù è veramente Figlio di Dio e Uomo. Veramente può aiutarci a divenire uomini migliori fino a divenire perfetti come Lui, figli di Dio. E questo si è reso possibile per il “Si” di Maria. Un “Si” che ha permesso a Dio di entrare nella storia per renderci partecipi della Sua Storia di Salvezza, poiché anche noi possiamo generare vita: “Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti… Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,19-21). Come Maria e con Maria, anche noi possiamo “generare” vita nuova ogni qual volta accogliamo in noi la Parola di Dio e la mettiamo in pratica: nella nostra vita, nelle nostre azioni, nelle nostre parole possiamo “generare” vita nuova; certamente la Vergine Maria intercede per noi per renderci capaci di questo.
Gesù è il nostro Signore, il nostro Salvatore. In Gesù si realizza la profezia del profeta Isaia: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9,5). In questa cornice cogliamo così anche il significato della scelta di papa san Paolo VI quando istituì in questo giorno la Giornata Mondiale della Pace. È un dono la pace, prima che una conquista: “Vi do la mia pace…” (Gv 14,27a). Per noi credenti la pace è un dono da chiedere in ginocchio, prima che sulle piazze. Perché “Non come la dà il mondo io la do a voi” (Gv 14,27b). Perché la pace è accoglienza della bene-dizione di Dio. Bene-dire: nel Natale di Gesù Dio dice bene dell’umanità, di quanto ha creato. Parole che trovano conferma e anima nel testo scelto dalla I lettura tratta dal libro dei numeri: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo sguardo e ti conceda pace”.
Che questo Natale permetta a noi tutti di sentirci in Gesù figli di Dio e tra noi tutti fratelli. Solo così, nel riconoscimento e nel rispetto reciproco, diverremmo strumenti di pace perché testimoni di Gesù, Principe della Pace. Il Natale, ancora una volta, non si offre a noi come semplice festa di luci, ma ci provoca a recuperare la vera identità di ciascuno: come siamo tutti in Cristo Gesù, così ora dobbiamo diventare ciò che siamo: Cristiani. Maria, Madre di Gesù e Madre nostra (Gv 19,25-27: “Donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua Madre”) interceda per noi.
Leggi qui la preghiera per domenica prossima.
Il commento al Vangelo di domenica 1 gennaio 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.