Movimento Apostolico Ciechi
Riflessioni dell’assistente spirituale don Alfonso Giorgio per il Vangelo di domenica 27 Ottobre 2024
Trascrizione, non rivista, del video.
In questa domenica il personaggio che spicca è Bartimeo, Angelico Bartimeo, figlio di Timeo. È cieco. Quest’uomo è cieco dalla nascita e porta nel cuore questa sofferenza di non poter vedere, di non poter incontrare e scrutare con gli occhi della carne.
Però, probabilmente, come spesso diciamo noi nel Movimento Apostolico, anche se ciechi possiamo comunque vedere, e forse in alcuni casi si riesce a vedere meglio, a vedere dentro, a vedere di più, a vedere oltre. Ma questo non per esprimere una consolazione per coloro che non vedono, così per dargli una medaglia di consolazione, ma per dire come effettivamente, davanti a Dio, quello che conta è che noi ci sentiamo liberi, che siamo felici. Lui vuole la nostra felicità.
Il cieco sente parlare di Gesù e gli corre incontro. Grida, non sa dov’è di preciso, proprio perché è cieco. Però grida, e lo vorrebbero bloccare. Il popolo vorrebbe contrastare questo, ma il cieco grida ancora di più.
È interessante questo insistere nella preghiera. Anche noi, forse, dovremmo insistere, forse gridare di più, forse chiedere al Signore con insistenza e avere il coraggio, anzi, in mezzo all’assemblea, senza vergognarci, di elevarci, di metterci in piedi e gridare a Dio, di parlare con Dio.
Molto spesso, ecco, tendiamo a nasconderci come credenti e non riusciamo sempre ad essere coerenti con noi stessi, audaci, e così a metterci in pubblico per quelle che sono le nostre convinzioni, per quelle che sono il nostro credo, le nostre convinzioni spirituali. E questo nasconderci, talvolta, provoca non pochi danni.
Se tutti, se pensiamo a quanti battezzati ci sono nel mondo, esprimessero la propria fede così come fa questo cieco, che grida, che grida aiuto, che grida a Dio e vuole farsi riconoscere, Gesù ascolta la sua preghiera.
Ecco, forse tante volte pensiamo che il Signore non ci ascolti. Ma poi, ecco, può succedere che ci ascolti, come nel caso di Bartimeo. Il cieco gli chiede di riavere la vista, di poter vedere nuovamente, di poter incontrare, di potersi relazionare bene con gli altri. E il Signore glielo concede, perché forse era questo che il Signore voleva per lui, perché poi dobbiamo capire se è quella la volontà di Dio.
Anche la preghiera deve essere un affidarsi al Signore per quello che è giusto per noi, per quello che ha pensato per noi. Ma è interessante come balza in piedi, lascia il mantello, cioè lascia tutta la sua convinzione, come dire, il suo patrimonio. In quel mantello c’era la sua consolazione, e lui abbandona tutto.
C’è un prima e un dopo, potremmo dire. Prima c’è questa chiusura nel mantello, questa protezione avvertita dallo stesso mantello che lo tiene in disparte dagli altri, lo difende. Poi c’è questo slancio verso il Signore, questa capacità di esporsi, di uscire da se stesso. C’è un dopo, potremmo dire, un cammino nuovo, un cammino che passa dalle tenebre, in senso spirituale, dalle tenebre di una vita di peccato alla luce della gloria di Dio.
Beh, diventa anche emblematico per noi questo miracolo, no? Diventa anche simbolico nel senso pieno, nel senso giovanneo, potremmo dire, del termine. Diventa un segno, un segno messianico, che il Signore è venuto in mezzo a noi a portarci una luce, a farci diventare testimoni della sua luce.
L’augurio è che possiamo tutti, con coraggio, gridare al Signore, parlare con Lui, testimoniare la nostra fede anche in pubblico, senza vergognarcene. Come dice San Paolo: “Io non mi vergogno del Vangelo”.
Questa diventa il segno che la Chiesa è attenta ai poveri. Come diceva Antonino Bello, una Chiesa che non si mettesse al servizio dei poveri, che non mettesse i poveri come protagonisti nella stessa evangelizzazione, come nel caso di questo cieco, che è povero a motivo della sua disabilità, ecco, una Chiesa che non valorizzasse i fragili sarebbe poco credibile.
Sono parole che già don Tonino Bello diceva e che Papa Francesco continuamente conferma.
Buona domenica a tutti.