Hanno ragione i suoi, Gesù “è fuori di sé”.
Quello che sta accadendo in quella casa è che se lo stanno mangiando. Non c’è pane perché lui è il pane, predato dal bisogno degli uomini è masticato dal feroce bisogno d’amore della gente.
Gesù è davvero fuori di sé, infatti sembra non opporre resistenza, si lascia azzannare, e in quella bocca a forma di casa egli permette alla folla di triturarlo, di farne banchetto, di cannibalizzare la grazia.
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Gesù è fuori di sé, dice la gente che crede d’amarlo, così rischia di bruciarsi, deve prima pensare alla sua vita, deve proteggersi, così pensano i suoi, così pensiamo noi. Forse per proteggere noi stessi.
Gesù è fuori di sé perché non parla di qualcosa, non espone un contenuto, non disegna una teoria, consegna invece sé stesso, e questo è da matti, e fa male.
Gesù è fuori di sé perché evidentemente non ci sono le condizioni per evangelizzare.
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Gesù è fuori di sé perché se ne infischia delle condizioni.
Gesù è fuori di sé perché si consegna così come è, nella verità più feroce e radicale, senza proteggersi, senza ripararsi, senza finzioni. E questo, lo sanno bene i predicatori, è pericolosissimo.
Gesù è fuori di sé, hanno ragione i suoi, devono andare a prenderlo, devono andare a salvarlo, a riportarlo nei limiti della ragione e della religione, è quello che facciamo, disarmando e addolcendo lo scandalo.
Invece è davvero fuori di sé, e lo sarà sempre, così fuori da uscire perfino dai sepolcri, così fuori da compiere la più grande follia, quella di dare scacco matto alla tirannia della morte.
“E’ fuori di sé”, dicono i suoi, perché vogliono solo salvarlo, ma è lui colui che salva, a modo suo.
“E’ fuori di sé “, i suoi non possono ancora capire che tutta la storia di Gesù sarà un’eccedenza, un uscire da sé, una pasqua incessante.
I suoi avevano ragione.
Gesù non si lascerà mai riportare dentro i canoni del mondo. Ci fa male ammettere che quando l’istituzione chiesa si accoda al pensiero dominante, quando cavalca le mode del tempo, quando non provoca più, quando, per illudersi di contare qualcosa, declina in toni vagamente evangelici diritti e intuizioni d’altri, quando non si percepisce più la scelta evangelica come una follia, come un essere fuori di sé, un azzardo in pura perdita, in quel momento stiamo parlando di tutto ma non di Vangelo.
Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehò – pagina Facebook