Salviamo i Magi che abbiamo in cuore, vi prego, salviamo la loro regalità , l’innocenza sfacciata e puerile di chi si ostina a credere nei messaggi delle stelle, nella bontà dei re e nella presenza visibile e indiscutibile di Dio. Salviamoli tutti, proteggiamoli, proviamo a non sgualcire i loro preziosi vestiti, la regalità del loro incedere, il profumo d’Oriente e i confini sconfinati dei deserti che si portano impressi nelle pupille.
Salviamo i Magi che abbiamo in noi, i loro sogni, i loro pellegrinaggi, le loro inquietudini, salviamo il senso dell’avventura, del mistero, del pericolo; salviamo il momento della scoperta celeste di una cometa, salviamo l’entusiasmo, la cocciutaggine, la loro misteriosa e regale bellezza, salviamo i loro calcoli astrali ma ancor più la loro incalcolabile sete di cammino. Ne va della nostra vita, salviamo in noi la follia di chi ancora vuole provare a cucire le vie celesti con le terrestri, di chi non si vergogna a chiedere “dov’è?”, dov’è il Dio che è nato, perché lo sappiamo che c’è, nessun dubbio, dobbiamo solo trovarlo.
Salviamo i Magi che abbiamo in cuore dall’assalto cinico di Erode e di ogni Gerusalemme potente, salviamoli da quelle strutture che paiono solide per la loro apparente sicurezza, per i loro ordini gridati, per l’arroganza con cui reputano inutili le domande, per la loro fissazione di voler risolvere ogni problema senza nemmeno avere la saggezza di gustare il mistero insito in ogni dubbio.
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Salviamo i Magi che abbiamo in cuore dal fascino del potere che fermo, immobile, pretende sempre che il mondo si muova per lui. Salviamo i Magi dall’arroganza del sapere quando crede che basti decifrare libri per conoscere, e così si dimentica di camminare, di esporsi alle intemperie, di provare le tesi con la vita, quella vera, quella esposta e rischiosa, quella che ama e si perde e si ritrova.
Salviamo i Magi che abbiamo in cuore dalle nostre illusioni di movimento, dall’incapacità di voler cambiare davvero, dalla paura che è poi sempre mancanza di fede nel Dio che si lascia trovare ovunque, sotto ogni cielo, nella polvere di una strada qualsiasi, in ogni attimo di disequilibrio che precede il passo successivo, nello scorrere del tempo che pazientemente esce allo scoperto e si lascia andare tra le braccia dell’Eterno. Un Cristo nomade per amore che ha per orme il cammino di Esodo.
Salviamo i Magi che abbiamo in cuore e salviamo la loro libertà di piegare le ginocchia per una divina adorazione, che piegarsi davanti a una maternità è come voler chiedere, senza parole, con le lacrime agli occhi, che si desidererebbe solo tornare nel grembo della Madre per rinascere a vita nuova.
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Salviamo il coraggio dei Magi, quello di adorare quel bambino, esattamente quello, è dire con sicurezza che da lì in avanti che non si potrà adorerà mai nessun altro, che non si potrà più adorare per interesse, o per paura, o per furbizia, e questo non è altro che l’epigrafe del martirio. Salviamo i Magi, che sanno spezzarsi come tronco abbattuto ai piedi dell’unico re per accettare che lui sia davvero il nostro unico sovrano, il nostro imperatore, il nostro tutto. Non solo il nostro amico, non solo la pausa pacificata di qualche momento di meditazione silenziosa, non solo un compendio di azioni buone e giuste, lui l’unico per cui daremmo la vita. Adesso. Senza opporre resistenza. Schiantati ai piedi di quel bimbo da un Amore Onnipotente.
Salviamo il nostro cuore da quell’Erode che ci abita e che ancora non accetta di credere, non accetta di cedere, salviamoci da quell’Erode che offusca con il suo turbamento il proprio cuore e quello di chi gli sta accanto, un turbamento fatto di una ragionevolezza contabile e miope per cui la felicità corrisponderebbe nell’essere servito e non nel servire, nell’essere obbedito e non nell’obbedire, nell’essere rispettato, per paura, forse, di non essere degno di essere amato.
Salviamo il nostro cuore dall’Erode che ci portiamo dentro, quello che non esita a uccidere, magari con l’arma agra dell’ironia, i tentativi ingenui della vita che nasce, dell’invisibile che cresce, del puro che non ha la malizia sufficiente per scendere a competere con violenza nell’arena del mondo. Salviamo il nostro cuore da quell’Erode che con arroganza ammazza ogni primogenita innocenza solo perché disposta a credere in un Padre, solo perché minerebbe il despota diritto alla tristezza, al calcolo, alla svalutazione cinica del mondo.
Salviamo i Magi che abbiamo in cuore, quelli che credono che le stelle siano state messe in ciel per essere seguite, quelli che si fidano dei sogni ma solo se vengono immediatamente trasfigurati in concretezza, quelli che non hanno paura di cambiare strada pur di non inciampare nella tentazione del potere, quelli che resistono alla tentazione di perdersi tra i labirinti di Gerusalemme per essere qualcuno e preferiscono invece tornare al proprio paese, per essere fedeli alla propria identitĂ profonda, per essere di qualcuno.
Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehò – pagina Facebook
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