don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 5 Marzo 2023

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ArriverĂ  il settimo giorno

II domenica di Quaresima anno A 2023

“Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni…”

Il settimo giorno non avremo più dubbi, il nostro nome sarà cantato solo dal suono del Suo amore, il nostro nome fiorirà e noi con lui, verremo finalmente alla luce, e non ci saranno più ombre. Ci prenderà per mano, ci porterà in disparte, su quel monte alto di cui riconosceremo ogni pietra e ogni profumo, e l’aria fredda e la luce, come di certi giorni di primavera, ma saremo nel settimo giorno, oltre il ripetersi delle stagioni, in quella domenica senza tramonto che tanto inseguiamo. Il settimo giorno non saremo più soli, non saremo più orfani, il terzo giorno non saremo più niente perché saremo Tutto in Lui sarà trasfigurata la nostra storia e sarà finalmente luce, solo luce, saremo alba infinita nel cuore di un sole che non muore, saremo nel Suo grembo, nel Suo cuore, saremo Lui.

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Il settimo giorno sarà l’ultima volta che Lui dovrà risollevare il nostro volto, il settimo giorno lo terrà tra le sue mani calde e profumate e riconosceremo il profumo dell’infanzia, di quando nostro padre ci prendeva in braccio e noi non avevamo paura di nulla. Il settimo giorno noi vedremo una tenda e potremo finalmente stare, solamente stare, perché saremo tornati a casa, sarà la nostra tenda e noi con Lui, saremo casa in Lui.

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Intanto restiamo, ricacciando le lacrime e il desiderio vero di accorciare i tempi, intanto restiamo e resistiamo cercando di accettare che manchi ancora tempo prima di poter entrare nella stessa luce di chi ci ha preceduto, intanto stiamo, senza costruire tende o capanne, stando liberi, stando al vento, stando esposti in un quotidiano esodo. Intanto stiamo e balbettiamo luce, balbettiamo Lui, esposti e fragili e bellissimi.

Il settimo giorno ogni cosa si consacrerà alla propria luminosità, nulla potrà resistere, trasfigurati dal profondo nulla potrà impedire alla luce di venire alla luce, saremo travolti e non ci sarà nessuna paura, nessun peccato, nessun dolore in grado di impedire l’atto finale del travaglio cosmico, tutto nascerà e sarà finalmente e per sempre luminoso. Non ci sarà più bisogno nemmeno di credere, basterà aprire gli occhi e riconoscere. Non serviranno le tende e la capanne, non servirà trattenere niente perché sarà solo luce, luce dappertutto, luce in ogni cosa. Perfino Mosè, perfino la Legge esploderà sprigionando la libertà che non siamo stati capaci di accogliere, perfino la Legge arriverà a essere fedele a quello che da sempre ha cercato di raccontare, non servirà più neppure discutere, ogni trattino della Legge si incendierà come fuoco di un roveto che non si consuma. E la profezia troverà finalmente pace, incendiate le contraddizioni umane, bruciate le paure e sfinito d’amore il male, neppure il potere con il suo carico di morte saprà resistere, sarà tutto trasfigurato, ogni cosa illuminata da dentro. Il lupo e l’agnello, la vittima e il carnefice, la serpe e il bambino, l’ucciso con il suo assassino. Il settimo giorno chiamati per nome saranno anche i morti in mare, loro già così luminosi, già presi per mano, come quel bambino sollevato sopra le onde, ostia consacrata a un Padre in lacrime e trafitto a morte dal dolore. Il settimo giorno ogni corpo sarà invaso dalla fioritura che dalla costa, tenue come una preghiera, sillaba già petali di speranza a un mare incredulo.

Il settimo giorno la luce sarà così accecante da trafiggerci tutti, muti scafisti di una vita che per mancanza d’amore ci pare così vuota e tetra. Il settimo giorno ci sarà solo luce, come quel giorno sul Calvario, dove un cielo squarciato piangeva misericordia e inchiodava a salvezza perfino il traditore.

Il settimo giorno arriverà, possiamo starne certi, già si vedono gli indizi lasciati dalla luce, serve rabdomanzia paziente, bisogna avere la pazienza di stare, come in una nube luminosa che nasconde e insieme svela, bisogna provare a non cedere alla violenza, bisogna tentare di disarmare il potere, ogni tipo di potere, perché non esiste potere buono, e imparare a vivere senza frontiere e a ridere della nozione stessa di nemico. Bisogna scegliere la povertà, il privilegio inarrivabile della povertà, perché sono le ricchezze ad aprire crepacci di morte. Bisogna essere luminosi e felici, per smascherare con misericordia qualsiasi potere, qualsiasi ideologia, qualsiasi fede quando si proclama cieca.

Il settimo giorno arriverà, per ora bisogna trasfigurare soprattutto colui che è sfigurato dall’umiliazione di doversi mostrare felice e vincente quando è solo pedina del sistema. Bisogna avere pena dei potenti e stare dalla parte degli insignificanti. Bisogna saper vedere la luce dove sembra negata, bisogna imparare a incendiare i Calvari su cui veniamo crocifissi con arditi gesti di fede.

Bisogna luminosamente pregare, e luminosamente piangere, bisogna imparare il cuore del Padre.

Bisogna scavare a mani nude in ogni cosa, in ogni brandello di realtà, perfino nel peccato bisogna affondare le unghie perché è nostro dovere raggiungere il nucleo incandescente d’amore, nostro dovere liberarlo, nostro dovere lasciarlo libero di illuminare.

Bisogna pazientemente farsi salvare e poi imparare. Imparare a chiamare per nome, che è già far nascere la vita, e poi prendere per mano le persone, una per una e camminare verso un luogo alto, un monte sicuro, e respirare l’aria luminosa del settimo giorno.

Bisogna far l’amore con la Legge, che sprigioni la libertà che contiene e morire d’amore tra le braccia dei profeti dalle parole di fuoco. Bisogna nel silenzio avvicinarsi a chi ancora ha gli occhi bassi, spinti a terra da una felicità che sembra incredibile, bisogna stare nella nube luminosa, e imparare dal sole che piove la sua luce sui buoni e sui cattivi. Bisogna amare ogni cosa, Abele come Caino, la vittima e l’assassino, bisogna imparare a guardarlo questo cosmo per quello che è, con occhi trasfigurati, con occhi divini.

AUTORE: don Alessandro Dehòpagina Facebook

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