Piccoli ladri d’amore
Poi ci sei salito tu sul sicomoro del Calvario,
ti sei aperto tu
e slabbrato, come frutto maturo d’eccessi
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a smarcire sulla folla
una dolcezza malvoluta
a dissanguare polpa sulle membra impaurite e violente
della gente che non riesce,
non riesce proprio,
a farsi amare.
Perché non mi hai lasciato
Cristo!
a Gerico
nella chiusa cittĂ
tra mura ancora intatte
sorde ad ogni miracolo?
Perché non mi hai lasciato piccolo e cieco e ladro
a vivere la mia vita
da mela perennemente acerba
perché hai voluto prendere il posto mio?
Perché ti sei voluto rimpicciolire
e mutilare
e annientare
perché ti sei voluto fare me?
Perché non mi hai chiesto il permesso
di concederti il trono dei peccatori?
Io mi sarei colto da solo
senza farmi vedere da nessuno,
scendere dal retro della vita
e non inciampare in quell’improvvida conversione
di promesse moltiplicate,
io costretto da quel giorno a dover alimentare
lo stupore di chi malediceva me
io costretto a sopportare,
fingendo di non sapere,
le speranze di chi presidiava il varco
dove avrei di nuovo tradito.
Tu fosti la mia condanna
a camminare per dimostrare la tua misericordia.
Mentre tu silenziavi, io subivo
la gogna della testimonianza.
Credo, quel giorno, d’esser stato usato
di aver confuso le acque per te
di aver spostato l’attenzione,
mentre gli altri stupivano dei miei giuramenti
tu salivi al posto mio
sull’albero dove
nascosto
e piccolo
e assediato
frutto di frantumato amore
nel tradimento
avresti sussurrato
per l’eternitĂ
il nome del volto del Dio che amavi.
Ti sei servito di me
io in pasto alla folla
io ostaggio della curiositĂ
io cannibalizzato
reliquia da mostrare
io la vera prova dell’esistenza di Dio
tu l’eclissato
inciso nella scorza del legno del sicomoro
silenzioso e inutile
spremuto nel Getsemani
sbucciata la tua pelle alla colonna
spolpato sulla croce
vomitato infine sul monte Cranio.
Mi hai promesso salvezza
mi hai donato la pena
di dover reggere il peso delle attese
di dover trovare qualcun altro da disarcionare
da dare in pasto alla religiosa bramosia dei segni.
Mi hai promesso salvezza
io mi sono sentito perduto, consegnato
tradito.
Una vita intera
per farmi dimenticare.
Dietro di me il ricordo di un momento
e lo stupido stupore di chi
credeva per la mia sciocca caritĂ e non ancora
per te
per il tuo silenzio
per te che ancora muori
dall’alto di un muto sicomoro
che ti nasconde
a chi non comprende
che io ero già l’amato
ancora prima della conversione.
La mia salvezza fu di tornare
finalmente,
alla fine,
sul sicomoro a forma di croce,
la mia salvezza fu di ritrovarti lì
e inchiodarmi a te:
due piccoli ladri d’amore.
AUTORE: don Alessandro Dehò – pagina Facebook
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